A distanza di diciassette anni dalla presentazione alla 55ª edizione del Festival di Cannes, Arca Russa di Aleksandr Sokurov è arrivato finalmente nel nostro paese in blu-ray; l’edizione, realizzata da CG Entertainment, non può che essere fonte di grande gioia per tutti gli amanti del cinema, considerando che il film mancava dal mercato home video ormai da diversi anni. Oltre al restauro tecnico, il blu-ray offre diversi contenuti extra, tra cui il commento del noto critico cinematografico Enrico Ghezzi, il documentario In One Breath: Aleksandr Sokurov’s Russian Ark e il trailer originale.
UN VIAGGIO ICONICO AI TEMPI DEGLI ZAR
Un ignoto personaggio, del quale sentiamo soltanto la voce, si ritrova improvvisamente catapultato tra le stanze dell’Ermitage di San Pietroburgo, la sfarzosa residenza che per ben duecento anni accolse gli zar della dinastia Romanov. Comincia un viaggio temporale alla scoperta degli ultimi tre secoli della storia russa, in cui si ammirano le bellissime opere d’arte contenute all’interno delle numerose stanze del palazzo e si entra in contatto con giganti del passato come l’imperatrice Caterina II e Pietro il Grande. Il cammino viene condiviso con un diplomatico francese dell’Ottocento che, a poco a poco, si mostra in tutta la sua ironia. Le meravigliose stanze dell’Ermitage in Arca Russa rappresentano contenitori atti a raccogliere e mostrare l’arte nelle sue diverse manifestazioni: ci si ritrova ad assistere alla preparazione di spettacoli teatrali, per poi accedere alle aree destinate alla pittura, alla musica e alla scultura.
Fondamentale qui è il ruolo giocato dal cinema, ultima delle arti in ordine di discendenza (ma non d’importanza) che cattura e testimonia per immagini la bellezza artistica in tutte le sue espressioni: la Settima Arte è lo strumento che permette allo spettatore la contemplazione delle opere di Canova, van Dyck, Tintoretto e Rembrandt. Ma per Sokurov il cinema è anche un mezzo per rivivere gli accadimenti storici e decodificarli attraverso la loro rappresentazione. Tuttavia, la sua utilità non si esaurisce nella semplice testimonianza: grazie ad uno stile registico virtuoso e sperimentale, accompagnato da una grande attenzione per la messa in scena (scenografie, costumi e luci sono frutto di un’attenzione maniacale per i dettagli), il cinema stesso diventa bellezza artistica, armonia visiva al pari di un dipinto o di una scultura ottocentesca.
UN’OPERA TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE
Il 2002 è l’anno in cui Aleksandr Sokurov realizza un film estremamente intimo, all’insegna delle sue più grandi passioni. Infatti, in Arca Russa, riversa tutto il suo passato da studente di storia, l’amore per la filosofia e per la storia dell’arte. Se da una parte è il suo lungometraggio più sperimentale, dall’altro è anche quello più attaccato alla tradizione sovietica, tanto che, attraverso un’architettura priva di stacchi, rievoca il cinema di S.M. Ejzentšejn e Dziga Vertov, maestri indiscussi del montaggio. I richiami sono necessari perché sostanzialmente Sokurov condivide la visione dei caposcuola sovietici ovvero il cinema come occhio che cattura e testimonia gli eventi, duttile forma di linguaggio dove poter riversare l’energia sperimentale e creativa dell’autore.
Nonostante l’opera sia composta da un unico piano-sequenza in soggettiva della durata di 95 minuti, il sapiente sfruttamento dello spazio permette al regista di lavorare con efficienza, eliminando la necessità, almeno sul piano tematico, di ricorrere al montaggio: ogni volta che si passa da una stanza all’altra, si registra un puntuale passaggio scenico con nuovi personaggi e sfondi storici. In Arca Russa si ritrova la grande attenzione per gli elementi storiografici – in pieno stile documentaristico – e il ricorso agli espedienti tipici della fiction ma anche un’idea di cinema come sistema corale: alla realizzazione del film infatti hanno lavorato più di 4500 persone. Oltre all’utilizzo degli spazi, nell’opera del cineasta russo è la dimensione temporale a predominare: i due personaggi principali provengono da epoche diverse. La loro interazione fa nascere la possibilità di un confronto (che evolve in satira) storico, politico e sociale tra presente e passato. Ma è un tempo i cui confini sono soltanto apparenti, destinati a scomparire nel mare dell’eternità.