Benedetta Barzini la conosciamo tutti, forse il suo nome non irrompe come un fulmine, ma a scuotere è il suo profilo iconico di donna, modella, attivista fuori dagli schemi. Bella senza fronzoli, poco più che ventenne viene scoperta per le strade di Roma e catapultata sulle più importanti passerelle del mondo. È esattamente quella che si dice “una bomba”. Negli anni Sessanta vive a New York da protagonista, è amica di Andy Worhol, musa di Richard Avedon, Irving Penn e Salvador Dalí.
È lei che nel 1964 buca la copertina del primo numero di Vogue Italia coi suoi occhi neri, è lei la SuperTop che detta tendenza, lei che negli anni ’70, all’apice del successo, molla tutto e si dedica alla lotta per i diritti delle donne al fianco dell’estrema sinistra italiana. La sua missione è annientare il conformismo.
Oggi a 75 anni, Benedetta Barzini vuole scomparire, è stanca dei ruoli che la vita le ha imposto, vuole lasciare tutto e tutti, fuggire anche dalle immagini; ma la determinazione del figlio Beniamino Barrese ci regala “La scomparsa di mia madre” (The Disappearance Of My Mother) un ritratto cinematografico che confeziona la testimonianza personale e politica di una donna costantemente in rivolta, severa, decisa a condannare la mercificazione del corpo femminile, a tal punto da disapprovare anche lo sguardo ‘intrusivo’ del figlio.
La scomparsa di mia madre è una produzione Nanof con Rai Cinema (Italia), in associazione con Ryot Films (USA), prodotto da Filippo Macelloni con il sostegno del Mibac/Direzione Cinema, Sensi Contemporanei/Toscana Film Commission, Filmitalia e Rai Teche.
Unico film italiano presentato al “Sundance Film Festival”, ha debuttato a fine marzo sul mercato europeo al festival “CPH:DOX” a Copenhagen, ha vinto il “CineDOC-Tbilisi” in Georgia, è in corsa al DocAviv e ora aspettiamo La scomparsa di mia madre nel circuito nazionale.