Il premio Oscar Judi Dench, ottantaquattrenne dalla straordinaria carriera e nota al grande pubblico soprattutto per il personaggio di M della saga di James Bond, torna in sala in Red Joan nei panni di una donna che nel 2000 venne arrestata dall’MI5 con l’accusa di spionaggio e tradimento per fatti accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale.
La pellicola, diretta dall’affermato regista teatrale e televisivo sir Trevor Nunn, è l’adattamento del romanzo La Ragazza del KGB – a sua volta ispirato alla figura realmente esistita di Melita Norwood – e racconta la storia dell’agente Lotto, una spia che informò i Russi di alcuni segreti nucleari al fine di evitare la distruzione mondiale.
A interpretare la protagonista da giovane troviamo Sophie Cookson e al suo fianco Tom Hughes (Leo Galich), Tereza Srbova (Sonya), Laurence Spellman (Patrick Adams), Robin Soans (Clement Attlee), Kevin Fuller, Ciarán Owens e Simon Ludders.
L’AFFERMAZIONE FEMMINILE TRA POLITICA, SCIENZA E AMORE
Red Joan propone una storia diversa del solito e costruita su personaggi reali, nella quale una giovane studentessa di fisica a Cambridge si innamora di un agitatore comunista, ebreo di ottima famiglia, che la coinvolge nei movimenti socialisti dell’epoca. La ragazza non si fida del socialismo e nemmeno della vita poco chiara dell’amato, così rinuncia alla lotta politica e riesce a farsi assumere in un centro di ricerca nucleare inglese, dove molti studiosi sono impegnati in una corsa contro il tempo per arrivare primi sulla scoperta della bomba atomica.
Nonostante la sua riservatezza e il contesto patriarcale nel quale difficilmente una donna può ambire ad essere più di una segretaria, grazie al suo talento Joan si dimostrerà professionalmente all’altezza del suo professore, a capo del progetto, e arriverà addirittura a conquistarne il cuore. La nuova relazione rivelerà però presto implicazioni rischiose e la donna sarà costretta a fare scelte importanti e dolorose.
RED JOAN: UN GRANDE POTENZIALE PER UN FILM CHE NON CONVINCE
Nonostante la storia potenzialmente appassionante, Red Joan soffre della mancanza di guizzi narrativi, tanto per via di uno script piatto e incapace di creare vera tensione emotiva quanto per il tono incerto del racconto.
Non stupisce certo la solida performance di Judi Dench, che con maestria interpreta una donna dimessa e stanca, desiderosa di far comprendere la sua posizione per niente facile, mentre la sua controparte Sophie Cookson non riesce a trasmettere quei sentimenti di forte impatto sui quali vorrebbe reggersi la sceneggiatura di Lindsay Shapero – al suo primo lavoro ‘importante’.
Trevor Nunn (La Dodicesima Notte, Lady Jane), pur essendo abituato a misurarsi con i grandi del teatro e a spaziare da Shakespeare a Ibsen anche negli adattamenti cinematografici, non riesce a trovare la stessa forza dei suoi maestri e anzi ripiega su un cinema di maniera, in cui la convenzionalità della rappresentazione prende il sopravvento su quella che avrebbe dovuto essere la forza biografica del progetto.
Così la storia appassionante di una donna per bene che, pur avendo resistito al tradimento d’amore e politico, dopo Hiroshima e Nagasaki si ritrova a cospirare contro il proprio paese solo per garantire la pace e l’equilibrio tra le superpotenze, rimane una pellicola dai grandi spunti ma piuttosto scialba.