Ci sono film che, anche solo con la forza di un’immagine, sono capaci di segnare la storia del Cinema. È proprio a questa categoria che appartiene Scanners, straordinario lavoro di David Cronenberg datato 1981 che arriva per la prima volta in alta definizione su blu-ray grazie a Raro Video e CG Entertainment. Nonostante la moltitudine di idee e stimoli presenti nella pellicola, c’è infatti una scena in particolare che si è tanto sedimentata nell’immaginario cinefilo e gore da diventare iconica, ed è quella decisamente grafica dell’esplosione di una testa umana. Una scena che nasconde più di quanto non mostri; cosa che d’altronde vale per l’intero film.
IN SCANNERS SI INCONTRANO POTERI MENTALI, SCIENZA E COSPIRAZIONE
Gli Scanners del titolo sono degli individui apparentemente comuni, ma che nascondono poteri psichici (telepatia, telecinesi, pirocinesi) di varia natura e potenza. Mentre la ConSec, una company dai misteriosi interessi, tiene una presentazione pubblica per dimostrare come tali capacità possano essere sfruttate nel campo militare e della sicurezza, un volontario del pubblico, tale Darryl Revok (Michael Ironside), si dimostra un potentissimo telepate che decide di far esplodere con la propria mente il cervello dello Scanner della ConSec. Da quel momento Revok si rivelerà una scheggia impazzita, e il responsabile del programma di ricerca della ConSec (il grandissimo Patrick McGoohan di The Prisoner) diventerà il mentore di uno Scanner allo sbando (Stephen Lack), senza fissa dimora e turbato dall’incapacità di controllare i propri poteri, e lo convincerà a dare la caccia e fermare i suoi pericolosissimi simili. La pellicola non mancherà di riservare allo spettatore altri numerosi colpi di scena, che ne cambieranno la prospettiva sui poteri e l’origine dei telepati nonché sulla natura della ConSec.
DAVID CRONENBERG E LA SUA GRANDE FORZA VISIONARIA
Come accennato in apertura, la scena dell’esplosione della testa è passata alla storia per il suo crudo realismo, dovuto anche al dettaglio morboso della sua esecuzione tecnica (dopo diversi malfunzionamenti del sistema di innesco, il responsabile degli effetti speciali si accucciò dietro il manichino e gli fece saltare il cranio con un vero colpo di fucile). Al di là della mera componente splatter, quel momento ha però una straordinaria forza cinematografica, perché quando ancora sembra che il regista si stia dedicando alla tranquilla creazione di un contesto, aggredisce lo spettatore trascinandolo nel cuore della storia, rivelando improvvisamente la minaccia costituita dall’antagonista principale e accelerando di colpo lo svolgersi degli eventi.
Potrebbe sembrare che dietro una soluzione narrativa così d’impatto ci sia una grande consapevolezza autoriale, ma in realtà il genio di Cronenberg è sempre stato quasi istintivo, e infatti come lui stesso racconta si ritrovava spesso a scrivere la sceneggiatura anche solo un paio d’ore prima di iniziare a girare.
SCANNERS È UN COMPENDIO DI TUTTA LA POETICA DI CRONENBERG
Scanners, tanto più col senno di poi, ricopre un ruolo fondamentale nella filmografia del regista canadese perché racchiude in sé tutte le tematiche che hanno definito la sua poetica, sussumendo i temi dei primi film, segnando un punto di svolta creativa e anticipando ciò che sarebbe venuto in seguito. Muovendosi secondo il tipico canovaccio cronenberghiano, che parte da un problema manifestatosi a livello collettivo per poi proiettarlo nel privato del protagonista, Scanners propone come le opere precedenti il tema della pericolosità sociale e della scienza che modifica i corpi (rileggendo in chiave horror il celebre scandalo del Talidomide), ma al contempo trasporta il tutto in una dimensione più psicologica, e anticipa le tematiche dell’ibridazione uomo-macchina, della cospirazione e della ribellione che caratterizzeranno molti dei suoi lavori del decennio successivo. Non manca nemmeno l’elemento del body horror, che anzi caratterizza il celebre scontro finale in cui i corpi dei protagonisti vengono trasfigurati da gigantesche varici.
Visti oggi, alcuni momenti – come quello in cui i poteri psichici vengono applicati ai ‘cervelloni’ dei computer, o come quando gli attori si producono in improbabili smorfie di sforzo per dimostrare il proprio uso della telepatia – non possono non far sorridere, ma ciò non toglie nulla alla visionarietà di un capolavoro del cinema di genere, che inquadra con efficacia un momento storico in cui l’immaginario di Stephen King influenzava prepotentemente il cinema e dal cui humus nascevano i talenti che avrebbero a loro volta influenzato una generazione.