La metafora dell’uomo e della scimmia in una chiave dove vicendevolmente, a seconda dei punti di vista, si osservano e l’uno mostra all’altra il modo di relazionarsi nel gruppo non è nuova. La stessa filmografia nel corso degli anni ha preso a pretesto i due mondi per proiettarsi in un futuro (spesso catastrofico) in cui gli istinti bestiali della specie umana tutti tesi a violentare l’ecosistema del pianeta, scatenano gli altrettanto violenti istinti degli animali dando così luogo ad una guerra dove le differenze tra la bestia e l’homo sapiens si assottigliano, si annullano, si invertono, si confondono e perfino (i più illuminati) si alleano per non soccombere tutti insieme e cercare salvare il mondo.
In questo filone si inserisce, seppur con una sua personalità ben precisa e molto spiccata, The Prince’s Voyage, il film d’animazione di Jean-Francois Laguionie (Le Stagioni di Louise) e Xavier Picard, presentato fuori concorso al Festival di Locarno 2019 e disponibile in streaming gratuito su Festival Scope.
Un vecchio principe naufraga sua una spiaggia sconosciuta. Viene soccorso dal piccolo Tom che lo porta a casa e se ne prende cura. Il bambino vive insieme a due donne, Nelly ed Elizabeth, e al professor Abervrach, un anziano scenziato e intellettuale che cerca riscatto nel mondo accademico. Il naufrago e Tom sono due scimmie. Tom è diffidente perché nella sua città, Niouko, la convivenza tra uomini e scimmie non è facile. È una città, si direbbe, “interrazziale” dove tutti contribuiscono a mandare avanti gli ingranaggi della comunità ma dove le regole sono stabilite dall’uomo che ha decretato il primato per se stesso. Il naufrago e Tom, dopo una fase di conoscenza, nella quale il bambino apprenderà che la vecchia scimmia è il principe Laurent, re dei Laankos, iniziano a fidarsi l’uno dell’altro. La saggezza del principe permetterà inoltre a Tom di riappropriarsi delle sue origini, dei suoi istinti, della sua voglia di conoscere mondi nuovi e uno spirito diverso di approcciare la vita. Nel frattempo anche il professor Abervrach ultima il suo rapporto sul naufrago da presentare all’assemblea dei saggi. Sarà un’apertura a guardarsi intorno, a scoprire cosa c’è oltre il loro mare e oltre la foresta che pian piano si sta inghiottendo il territorio. Ma non sarà facile convincere gli umani di una città il cui primo comandamento è “obsolescenza pianificata” e a cui è concesso divertirsi solo di notte al Festival della Paura, una spazio “attrezzato” in cui tutto, o quasi, è concesso. Al vecchio Abervrach non resta che arrendersi: “hanno usato ancora la paura del nuovo. Era prevedibile ma è il momento di rinunciare a capire la politica in questo paese”. Per il principe Laurent e Tom sarà tempo invece tempo di fuggire per non subire una condanna ingiusta e nel loro esodo troveranno la comunità Poa, scimmie che hanno deciso di rintanarsi nella foresta scegliendo di dare valore alla libertà e fondando la loro vita sull’equilibrio con la natura. I Poa hanno lasciato Niokus quindici anni prima. “Una volta che si saranno evoluti – dicono – ci ricongiungeremo”.
Jean-Francois Laguionie e Xavier Picard mettono in scena un ritratto dell’Europa di questi anni. Non ci sono significati reconditi o complessi, forse perché la realtà stessa che portano sul grande schermo è già di per sé molto complessa, ancorché preoccupante. La scelta di usare un film d’animazione non è solo un linguaggio per essere comprensibile ai bambini, che pure con The Prince’s Voyage avranno l’occasione di vedere una bella favola, ma forse anche uno strumento per spiegare che un cambiamento filosofico di vita, di prospettiva e di pensiero su ecologia, consumismo e scontro tra diverse culture è molto più facile da comprendere, e probabilmente urgente, di dotte, approfondite e autorevoli analisi. Dal punto di vista cinematografico, è un film spettacolare, molto ben costruito, l’animazione è tecnicamente accattivante e i colori pastello lasciano una porta aperta alla leggerezza sebbene su temi così scottanti.