Sulla carta, 5 è il numero perfetto si presenta come una versione nostrana di Sin City. Il film di Igort (tratto dall’omonima graphic novel del fumettista sardo) è un noir ambientato di notte, nell’oscurità di una angusta Napoli degli anni ’70 abitata da prostitute, assassini, rivenditori di armi e maghi impostori.
IN 5 È IL NUMERO PERFETTO UNA NAPOLI CARTOONESCA E NOIR
L’opera – presentata nella sezione Giornate degli Autori del Festival di Venezia – si presenta inizialmente bene: titoli di testo cartooneschi, un campo largo su Peppino Lo Cicero (interpretato da Toni Servillo) e un voice over dell’ex “guappo” – ovvero un assassino per conto della camorra – che racconta la sua vita, di come non abbia mai lasciato Napoli e sia profondamente radicato nella cultura e nella tradizione della città. Il figlio di Peppino verrà ammazzato quella stessa notte, scatenando l’ira di Lo Cicero che non si fermerà davanti a nulla pur di vendicare “Nino”, cercando e trovando rinforzi in due vecchie conoscenze della sua “vita precedente”: Rita (Valeria Golino) e Totò ‘O Macellaio (Carlo Buccirosso).
La cosa interessante di 5 è il numero perfetto sta nei modelli ai quali il regista si è ispirato: siamo nel territorio di Sin City da una parte e di Dick Tracy dall’altra. Il film di Igort è perennemente sospeso fra il serioso e oscuro e il lieve, nella misura in cui i protagonisti sono criminali pericolosi, dal grilletto facile e spietati – nel film non manca certamente il sangue – ma dall’altra parte non negano mai una battuta, una gag o una burla al figlio. In 5 è il numero perfetto ,infatti, si parla di pistole e di parmigiana di melanzane con lo stesso tono, come se fossero due cose quantomeno simili. Proprio qui sta la nota più positiva del film di Igort: nel suo discostarsi da Gomorra e dal crime italiano. In 5 è il numero perfetto non c’è traccia di camera a mano e neppure la lingua è “criminale”. Come detto, siamo più nel territorio di Dick Tracy.
IL DEBUTTO CINEMATOGRAGICO DI IGORT SOFFRE DI DIALOGHI VERBOSI E DI UNA REGIA NAÏF
Come detto, 5 è il numero perfetto comincia bene, cercando di presentarsi subito come qualcosa di diverso dal crime italiano che negli ultimi anni ha avuto così tanto successo. Il problema semmai sta nel fatto che Igort non ha una vera e propria alternativa valida al mondo di Gomorra – La serie , e così il film diventa presto un insieme noioso e sfilacciato di battute e controbattute più o meno afferenti alla cultura partenopea, raramente inframezzate da scene d’azione a rallenti che faticano a coinvolgere chi guarda.
Per certi versi, il film sembra una brutta opera teatrale con protagonista Toni Servillo. Metà della pellicola, infatti, è costituita da scene in cui vediamo Peppino che parla con qualcuno, attorno a un tavolo o in macchina, ripetendo sempre le stesse cose e raccontando episodi del passato. Come se non bastasse, due fuoriclasse come Valeria Golino e Carlo Buccirosso vengono confinati in due ruoli da “macchiette” che lasciano il tempo che trovano.
A pesare come un macigno sul ritmo del film è anche la scarsa capacità registica di IgorT, il quale fatica a scandire i tempi comici, mette male in posizione i personaggi in scena e spesso risponde più alle esigenze del fumetto che a quelle del cinema – da qui le varie inquadrature ‘ingessate’ che somigliano più a delle tavole che a delle scene. Il film si spinge in qualche modo verso il finale, rovinato da un plot-twist con poco senso e decisamente mal contestualizzato. Con un cast del genere e una splendida graphic novel alle spalle, 5 è il numero perfetto lascia addosso parecchia frustrazione. Siamo certi che a Igort non mancherà l’opportunità di acquisire maggiore naturalezza col mezzo. Al cinema dal 29 agosto.