Un campo lunghissimo apre la scena su una Napoli notturna circondata dal chiarore delle luci di periferia, con quel groviglio di vicoli e palazzi dove i meno abbienti vivono la propria quotidianità costellata di relazioni spesso complicate.
Il Sindaco Del Rione Sanità di Mario Martone, presentato in concorso alla 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (il film uscirà in sala per tre giorni dal 30 settembre al 2 ottobre grazie a Nexo Digital), porta sul grande schermo la commedia di Eduardo De Filippo scritta nel 1960 e messa in scena in varie produzioni teatrali, tra cui quella dello stesso Martone, rappresentata nella stagione 2017-2018.
MARIO MARTONE PORTA AL LIDO L’ATTUALITÀ DELLA COMMEDIA DI EDUARDO
Dal progetto teatrale il regista, in concorso anche lo scorso con Capri-Revolution, trae la sua versione cinematografica con la stessa ispirazione contemporanea confermando il protagonista Francesco Di Leva, attore partenopeo coinvolto nel progetto del NEST (gruppo teatrale del quartiere di San Giovanni a Tedino, che lavora nello stesso ambiente sociale descritto nella commedia di Eduardo).
Il confronto con l’opera originale è inevitabile ma emerge chiaramente lo scopo del regista di voler plasmare il linguaggio di Eduardo al giorno d’oggi, iniziando dal protagonista che qui vediamo nelle vesti di un giovane padre di famiglia impegnato a risolvere i dissidi del quartiere per evitare che si ricorra all’aiuto della criminalità organizzata. Ben girato ed egregiamente interpretato, Il Sindaco del Rione Sanità è il primo dei tre film italiani presentati in concorso e mette in scena una significativa sintesi tra cinema e teatro.
La storia è ben nota, seppur Martone e Ippolita di Majo abbiano adattato la sceneggiatura apportando numerosi cambiamenti che riguardano soprattutto la scenografia, i costumi e la colonna sonora, scritta ed eseguita dal percussionista Ralph P. (già coinvolto nel progetto teatrale).
UN PROTAGONISTA IN BILICO TRA VALORI TRADIZIONALI ED OSTENTATA MODERNITÀ
Antonio Barracano (Francesco Di Leva) è un uomo rispettato da tutto il rione Sanità, tanto da essere chiamato sindaco; con l’aiuto del suo amico Dott. Fabio Della Ragione (Roberto De Francesco), del factotum Catiello (Adriano Pantaleo) e con il supporto della famiglia lavora costantemente alla risoluzione dei dissapori tra gli abitanti del quartiere. Don Antonio utilizza criteri del tutto personali, non sempre dettati dal buonsenso, per sanare i dissidi tra gli “ignoranti”, che crede di saper tutelare al di fuori della legge.
Di professione mobiliere, tra una sparatoria per futili motivi e un tentativo di estorsione, si trova impelagato in un caso di difficile risoluzione: Rafiluccio Santaniello (Salvatore Presutto) è deciso ad uccidere il padre Arturo (Massimiliano Gallo), fornaio di quartiere dalle grandi ambizioni.
Quando Don Antonio decide di aiutare il giovane, che si trova in gravi difficoltà economiche ed è in attesa del primo figlio dalla sua compagna, ritrova nel ragazzo se stesso e i suoi impulsi di vendetta che aveva provato alla sua età. Nonostante le insidie emotive che si nascondono dietro il caso Santaniello, il “sindaco” interviene per sanare il rapporto padre-figlio ma gli eventi prendono una piega inattesa.
FRANCESCO DI LEVA È UN CONCENTRATO DI EMOZIONI, CHE DOMINA SAPIENTEMENTE IN SCENA
Mario Martone porta al Lido una storia che indaga nel cuore e nell’anima della periferia partenopea, concentrandosi sui primissimi piani che rivelano ogni particella emozionale dei protagonisti. Il regista mostra i denti, gli occhi e persino il sudore di Don Antonio, come a voler riprodurre le sensazioni uniche che si provano a teatro cercando un contatto reale con lo spettatore. Un transfert che avviene senza forzature, di ammirevole esecuzione. L’occhio del cineasta indaga sulla vita di Don Antonio, che non parla quasi mai di se stesso direttamente ma lo fa attraverso gli oggetti, le persone di cui si circonda, l’abbigliamento e una marcata gestualità. Francesco Di Leva è perfettamente in ruolo e dimostra di essere un attore più che valido come anche Roberto De Francesco e Massimiliano Gallo, noti attori teatrali.
Martone offre una visione della Napoli dei piccoli lavoratori, tra chi cerca di sbarcare il lunario lavorando al porto e chi, invece, ha come unica ambizione il potere ed il denaro. Una Napoli che non vuole arrendersi, che va avanti nonostante la vita ponga numerosi ostacoli spesso considerati insormontabili. Gli unici appunti da fare riguardano la prima parte del film, che pecca di alcune imperfezioni; l’ambientazione esterna, stereotipata e vicina alla rappresentazione visiva degli ambienti camorristici, stona con lo spirito della commedia eduardiana, presente nelle scene girate in interno.
Il regista de Il Giovane Favoloso, con Il Sindaco Del Rione Sanità, crea un’opera poetica, coordinando sguardi e gesti del suo gruppo di attori in un’unica composizione scenica, che trova sul grande schermo una chiave di lettura unica nel suo genere.