Considerato uno dei registi più interessanti del panorama italiano, Pietro Marcello fa il suo esordio in concorso a Venezia 76 con l’ambizioso Martin Eden, liberamente tratto dall’omonimo romanzo scritto da Jack London nel 1909 e nelle nostre sale dal 4 settembre con 01 Distribution. Secondo film italiano in lizza per il Leone d’Oro dopo Il sindaco del Rione Sanità, è una trasposizione liberissima al punto che la storia è ambientata a Napoli in un indefinito Novecento: dopo aver salvato il giovane Arturo (Giustiniano Alpi) da un pestaggio, Martin Eden (Luca Marinelli) viene ricevuto nella casa della famiglia del ragazzo, rampollo della borghesia industriale. L’incontro con la bellissima Elena (Jessica Cressy) smuove qualcosa in lui: un’ossessione amorosa ma anche il punto di riferimento dello status sociale cui il giovane aspira a elevarsi. Un colpo di fulmine sia per lei che per la cultura: non senza fatica, Martin inizia a studiare ed a leggere coltivando il sogno di diventare uno scrittore di successo. La voglia di riscatto e la voglia di costruire un futuro con Elena – nonostante le resistenze della sua famiglia – devono fare i conti con numerosi ostacoli: supportato dal vecchio intellettuale Russ Brissenden (Carlo Cecchi), Martin si avvicina ai circoli socialisti e questo innescherà uno scontro con la sua amata Elena e il suo mondo borghese.
MARTIN EDEN, LUCA MARINELLI PROTAGONISTA DI UNA STORIA UNIVERSALE
Un ragazzo che diventa uomo e che si emancipa attraverso la cultura, che si mette alle spalle un passato da vagabondo e abbraccia il mondo della lettura e della conoscenza. La storia di tante persone e di tanti autodidatti, a partire dallo stesso Jack London; soprattutto di quelli che dopo aver creduto nell’educazione come strumento di emancipazione ne restano delusi in qualche modo. Il ritratto di un artista che, una volta raggiunto il successo dopo mille sofferenze, perde il senso della propria arte.
Martin Eden è un avventuriero, vuole viaggiare e conoscere la vita: ha uno sguardo aperto sulla realtà che lo circonda ed è pronto a scalare la montagna per raggiungere il suo obiettivo. Purtroppo, una volta arrivato in cima trova qualcosa che non lo soddisfa e che lo segna in maniera profonda. Patire mille sofferenze e mille delusioni per raggiungere uno scopo per poi venirne travolti. Ma la storia di Martin non racconta solo questo: in lui sono riflessi i tormenti del Novecento, basti pensare al rapporto tra individuo e società, il ruolo della cultura di massa e la lotta di classe. La cultura dovrebbe dare alle persone gli strumenti critici per capire la realtà, ma qualcosa non torna. E continua a non tornare.
TANTO PIETRO MARCELLO IN MARTIN EDEN
Come dicevamo, Pietro Marcello ha deciso di ‘trasferire’ Martin Eden dalla California a Napoli, una città portuale simbolo dell’accoglienza e della tolleranza. Il giovane marinaio attraversa il Novecento, nessuna coordinata temporale, e lo fa con un punto di riferimento: Herbert Spencer, la stessa guida di Jack London. Il romanzo racconta i rischi dell’individualismo, la sua possibile evoluzione in un neo-liberismo sfrenato senza però dimenticare l’annullamento della persona previsto dallo stalinismo. E c’è un’interessante riflessione anche sul presente, basti pensare allo scontro di classe e ai contrasti economici tra ricchi e poveri che continuano a segnare la nostra società. C’è tanto Pietro Marcello: in Martin Eden troviamo molto dell’ottimo La bocca del lupo, ma anche di Bella e perduta. Il regista casertano ha fatto ricorso a molti materiali di archivio con un montaggio contrappuntistico – alcuni realizzati dallo stesso Marcello – Una scelta fatta per raccontare la grande storia, per raccontare il Novecento tra pregi e difetti.
Dall’apertura con Errico Malatesta, tra i principali teorici del movimento anarchico, ai parallelismi con poeti rivoluzionari come Vladimir Majakovskij e Stig Dagerman: Pietro Marcello segue una strada ben precisa per raccontare il personaggio e tutto ciò che gli sta intorno. Esemplare in tal senso il ruolo di Carlo Cecchi con il suo Russ Brissenden, un semi-anarchico cinico e disperato: è lui il principale interlocutore di Martin Eden ed è lui a spingerlo verso il socialismo. Poi lo spaesamento e il nichilismo individualista, l’infelicità come unico stato d’essere. Degno di nota il lavoro dei due montatori Aline Hervé e Fabrizio Federico, come del resto la grande varietà del commento sonoro a cura di Marco Messina e Sacha Ricci. Pietro Marcello si conferma uno dei cineasti più originali in circolazione: una regia variegata ed un racconto personale, fuori da ogni schema.
Il film della maturità, un’opera poetica che entra dentro lo spettatore e lo conquista anche grazie ad un Luca Marinelli in stato di grazia. Da non perdere.