In Tutto Il Mio Folle Amore (Volare) – liberamente tratto dal romanzo Se ti abbraccio non avere paura di Fulvio Ervas – Gabriele Salvatores si cimenta nuovamente – a trent’anni di distanza da Marrakech Express – con il cinema on the road, attingendo a piene mani dal cinema hollywoodiano che ‘funziona’: quello dei buoni sentimenti, della prevedibilità e del cambiamento interiore dei protagonisti.
Il film racconta di Willy (Claudio Santamaria), un cantante di piazza soprannominato “Il Modugno della Dalmazia” che una sera, decide di andare a conoscere il figlio che aveva abbandonato sedici anni prima. Vincent (Giulio Pranno), è un ragazzo autistico che vive insieme alla madre biologica Elena (Valeria Golino) e al suo compagno, l’affettuoso e paziente Mario (Diego Abatantuono). Quella sera Vincent si nasconde nella macchina di Willy, il quale deve partire per la Croazia per alcuni importanti concerti e pertanto non può riportare il figlio a casa. Queste coincidenze porteranno il “Modugno della Dalmazia” a passare per prima volta del tempo col figlio.
Tutto Il Mio Folle Amore (Volare) comincia con un disclaimer piuttosto significativo. Nei titoli di testa, poco prima della scena iniziale del film, si legge la scritta: “Questo film non ha alcuna pretesa scientifica”. È una favola, il film di Salvatores: il regista lo dichiara subito e pertanto bisogna prenderne atto. Nonostante il film sia su un adolescente autistico, dobbiamo aspettarci di poter essere sorpresi dal suo comportamento e dalle cose che accadranno.
Vi bastano questi pochi dati per capire quale tipo di film sia quello girato da Gabriele Salvatores. Intendiamoci: l’idea va benissimo e molte volte, quando a girarlo sono gli americani, questo tipo di film funziona meravigliosamente e può essere tanto tragicomico quanto commovente. Forrest Gump – pur con le dovute distinzioni – è il racconto di un ragazzino coraggioso che supera le avversità o persino Rain Man racconta di un rapporto fra un uomo in carriera e il fratello affetto da autismo. Citiamo infine il bel Non Ci Resta Che Vincere , stupenda commedia su una squadra di pallacanestro formata da giovani affetti dalla sindrome di Down.
Tutti questi film vantano una realizzazione originale, delle idee e soprattutto una chiave di lettura – o quantomeno un punto di vista – sulla condizione delle persone affette da disabilità mentale. Tutto Il Mio Folle Amore (Volare) – il cui copione è stato scritto da uno sceneggiatore del calibro di Umberto Contarello, insieme a Sara Mosetti – non affronta la malattia in senso pratico, piuttosto la “sfoggia”, quasi si compiace di parlarne. L’idea alla base del film è che attraverso il viaggio e il rapporto con persone diverse si possa migliorare e ritrovare se stessi; un’idea già vista, ma non per questo debole.
Infatti in certe sequenze fra Claudio Santamaria e l’esordiente Giulio Pranno – davvero buona la sua intepretazione – il film funziona. Willy è rude, maleducato, impreca contro il figlio – apostrofandolo con insulti pesanti e volgari come farebbe con altre persone. Tuttavia, i personaggi della Golino e di Abatantuono sono piatti e insopportabili e anche il “viaggio” fra Willy e il figlio presto si trova a corto di idee e prosegue per luoghi comuni, momenti fuori luogo rispetto al contesto – come la parentesi sui migranti – trascinandosi lentamente fino alla fine.
Tutto Il Mio Folle Amore (Volare) vuole essere un film hollywoodiano, una commedia in cui delle persone risolvono i propri problemi personali grazie al rapporto con gli altri – specialmente con il “diverso”. Il copione segue pedissequamente lo schema, regalando poche sorprese e mostrando anzi diversi buchi di sceneggiatura. Viene da chiedersi che film sarebbe stato se gli autori avessero lavorato soltanto sui personaggi di Willy e Vincent, estromettendo il resto. Tutto Il Mio Folle Amore (Volare) sarà nelle nostre sale dal 24 ottobre con 01 Distribution.