Il campo lungo della macchina da presa inquadra un’auto che percorre le strade tortuose e deserte della periferia di Tiblisi. L’auto si ferma, escono delle persone e una di loro spara dei colpi di pistola in testa a un uomo che viaggiava nell’auto. Giorgi Meskhi, un giovane ingegnere che lavora in una fabbrica nelle vicinanze è involontariamente l’unico testimone dell’omicidio, senza che i killer lo vedano. Vittima dell’esecuzione è il portiere della nazionale di calcio georgiana. Un omicidio eccellente che da una parte mette in moto il tambureggiamento del circo mediatico e dall’altra la ricerca di Giorgi della sua parte peggiore e con essa, di istinti omicidi e delle pulsioni più bestiali dell’essere umano.
IL CRIMINALE E UN PERCORSO VERSO IL LATO PIÙ OSCURO DELL’UOMO
Sin dall’inizio Il Criminale (titolo originale Borotmokmedi), presentato nella sezione Orizzonti della 76. Mostra del Cinema di Venezia e disponibile in streaming su Festival Scope, non lascia spazio a fronzoli, siano essi cinematografici o filosofici, né tantomeno a riflessioni sul perché, come o quando l’essere umano si veda attratto, senza esserne “costretto”, dalla sua parte più oscura. La tesi pessimista del regista Dmitri Mamuliya fa apparire quella del giovane ingegnere di Tiblisi come una scelta da annoverarsi quasi con naturalezza tra quelle possibili. Una scelta, quella di diventare a sua volta un killer, che dura letteralmente 135 minuti, un tempo forse un po’ lungo per un film ma infinitesimale per un essere umano.
Giorgi inizia a costruire la sua nuova identità partendo dalla famiglia del calciatore ucciso, accompagnando la moglie e la figlia sul luogo dell’omicidio e descrivendo gli spazi, i tempi e gli ultimi momenti del loro congiunto. Ma quello che sembrerebbe un gesto civico dettato dalla pietà, per l’uomo è il primo passo per compiere la scalata all’aspetto più aberrante del potere, quello di vita o di morte. Le news martellanti dei media non gli creano alcun imbarazzo. Essere al centro delle attenzioni non gli procura compiacimento, come ci ha insegnato tanta della letteratura sui serial killer. Per Giorgi non conta quello che dicono di lui ma ciò che lui stesso vuole essere, la sua costruzione, o magari la scoperta, di una parte malefica della sua personalità che pian piano lo porta ad una conclusione chiara e terribile: vuole essere un killer e vuole uccidere.
BOROTMOKMEDI: GLI UOMINI COME PREDATORI
Mamuliya durante la pellicola presenterà personaggi maschili e femminili che descrivono l’humus sociale dentro il quale si colloca la storia, fino al punto che alla domanda fatta ad una donna se una volta saputo che suo marito è un assassino lo ama ugualmente, lei risponde che proprio per questo lo ama di più. Ma il pessimismo del regista e la sua visione cupa degli esseri umani trova il suo culmine nella scelta di Giorgi per la sua vittima, una prostituta emarginata che si guadagna da vivere svendendo il suo corpo nelle bettole di periferia a chi è ultimo ancora più di lei. Né sono di consolazione o lasciano un barlume di speranza le immagini di uccelli predatori o di altri animali selvatici che vengono tenuti in gabbia o a catena, forse per non nuocere.
Ne Il Criminale la macchina da presa del regista ha uno sguardo lungo e ampio, le sue scene non contemplano né indugiano su primi piani introspettivi ma invitano lo spettatore a vedere lo “spettacolo” come se fosse in un’arena a guardare il tutto che accade sotto i suoi occhi. Gli interpreti: Giorgi Petriashvili, Madona Chachkhiani, Nukri Revishvili, Vasilisa Zemskova e Anna Talakvadze.