Nell’estate del 2013 una fiorente comunità di devoti al diavolo annunciò un rito in un cimitero del Missisipi davanti alla tomba della madre di Fred Phelps Jr, fondatore della Chiesa Battista di Westboro (conosciuta per le sue ideologie estreme, specialmente quelle contro gli omosessuali). La “messa rosa”, così fu chiamata, avrebbe trasformato lo spirito eterosessuale della madre del reverendo in uno spirito omosessuale. Il rito si tenne davvero: con tanto di baci gay proprio sopra la lapide di Catherine Idalette Johnston. “Ora la sua anima è ufficialmente lesbica” decretarono i devoti al diavolo, convinti di aver reso lo spirito della madre di uno dei più famosi omofobi d’america potenziale bersaglio delle proteste ideate proprio dal figlio.
Hail Satan? e i satanisti progressisti
Questa è stata solo una delle tante trovate del Satanic Temple, setta satanista nata in Florida da un manipolo di persone che con il tempo è diventata un’organizzazione globale, con più i 50mila iscritti: centinaia di divisioni sataniste sparse in tutto il mondo che si battono per i diritti LGBT, delle donne e delle minoranze escluse dall’omologazione cristiana della società. Perry Lane racconta l’ascesa mediatica dei “satanisti progressisti” attraverso episodi clamorosi: dalla già citata “conversione” post-mortem della madre di Fred Phelps Jr, alla battaglia per installare una statua alta due metri del luciferino Bafometto sullo stesso suolo pubblico dove un monumento omaggiava i dieci comandamenti di Mosè. Attraverso una serie di interviste ai principali adepti e al portavoce ufficiale del Satanic Temple Lucien Greaves, Hail Satan?, acclamatissimo all’ultimo Sundance Festival e presentato in anteprima al ToHorror Film Fest di Torino prova ad indagare le radici sociali, culturali e politiche di uno dei movimenti religiosi più folli e creativi di sempre.
Un contro-mito per il laicismo
In questa racconto preciso ed accurato, in cui Perry Lane ha seguito per ben tre anni le vicende del Satanic Temple, emerge in tutta la sua grandezza l’intuizione spiazzante alla base del movimento: costruire una narrazione di Satana come “contro-mito” per svelare la costante tendenza delle istituzioni americane a rappresentare gli Stati Uniti come “nazione cristiana”. Così, sfruttando le possibilità offerte dal primo emendamento, i satanisti invadono gli spazi pubblici per riaffermare la laicità della Costituzione americana: i corsi doposcuola sono diretti solo da organizzazioni cristiane? Ecco allora che spunta l’idea di un doposcuola di sano stampo satanista. Nei consigli comunali vengono ostentati raccoglimenti e preghiere esclusivamente di stampo cristiano? Ecco che i satanisti chiedono che nello stesso luogo si tenga un sabba di ode a Satana. Le amministrazioni locali consentono la costruzione di lapidi con impressi i dieci comandamenti sul suolo pubblico? Beh, allora serve che qualcuno proponga una statua per adorare un demone. E così via. E mentre il Satanic Temple trolla la scioccata e bigotta provincia americana, i circuito dei Media di destra (con Foxnews in testa) cavalca l’allarme del satanismo imperante e del “male” che si imperversa nella società.
Dare cittadinanza alle diversità
Ma l’altro aspetto interessante del situazionismo prorompente e a tratti esilarante del Satanic Temple è il tentativo di ridefinire il satanismo, i suoi riti e le sue iconografie come uno status sociale, includendo una serie di comandamenti positivi che orientano il proprio agire quotidiano. I satanisti rivendicano così una propria identità senza dover essere a loro volta etichettati come seguaci del male, disarticolando ogni vecchio schema del passato. Non è un caso che Perry Lane si soffermi molto sull’isteria collettiva che investì gli States alla fine degli anni ‘80 e nei primi anni ‘90 durante la quale i mass-media e istituzioni accusarono di satanismo abitudini culturali dell’epoca, come il giocare a Dungeons & Dragons o ascoltare heavy metal; fino a una vera e propria caccia alle streghe che perseguitò, anche penalmente, centinaia di persone poi risultate innocenti. Ecco allora che il contro-mito del Satanic Temple, con la sua sede nazionale a Salem in una casa tutta verniciata di nero, assume anche i contorni di una blasfemia necessaria per dare cittadinanza alle diversità, qualunque esse siano. Anche quelle che si salutano gridando “Ave Satana!”
Come già con Nuts! e Our Nixon, Perry Lane con Hail Satan? si conferma insomma uno dei registi di documentari più impavidi ed imprevedibili di sempre, dimostrando una capacità unica nel trovare il giusto equilibrio tra serio e faceto, tra i temi sociali ed assurdismo, tra la storia pubblica del movimento e quelle private dei suoi adepti. Uno squarcio al tempo stesso sarcastico e politico che sa proiettarsi nell’attualità di un paese che, come dimostrano le recenti leggi sull’aborto in Alabama, è ancora alle prese con un pericoloso tradizionalismo religioso. Ma Lane sembra avvertirci: Satana è ancora vivo e vegeto. Grazie a Dio.