Negli ultimi anni il cyberbullismo è diventato un fenomeno in allarmante crescita nel mondo: secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, in Italia ha colpito, se consideriamo il totale delle vittime di bullismo (ovvero più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni), il 22% del campione considerato. Il film HBO Share, prodotto da A24 e diretto dalla statunitense Pippa Bianco, prende di petto questa tematica molto sensibile; presentato in anteprima alla 14. Festa del Cinema di Roma e andato in onda su Sky Cinema 2 (il film è disponibile in streaming sulle piattaforme on demand di Sky), il lavoro della giovane regista analizza con efficacia le terribili conseguenze di uno dei più subdoli mali dei nostri giorni.
L’ODISSEA DI UNA RAGAZZA PROTAGONISTA, A SUA INSAPUTA, DI UN VIDEO-SHOCK
Share racconta la storia di Mandy (Rhianne Barreto), una ragazza di 16 anni dalla vita apparentemente normale; un giorno però si sveglia misteriosamente sul prato di fronte la sua casa e non si ricorda nulla di ciò che è successo la sera prima. La verità che viene alla luce è tremenda: comincia a girare sui telefonini dei compagni di liceo un suo video-shock. Mandy, spinta dai genitori, denuncia l’accaduto alla polizia ma la reazione della comunità è ben diversa da quella che si aspettava.
SHARE È UN FILM CHE TRATTA UNA TEMATICA COSÌ DELICATA SENZA PRENDERE SCORCIATOIE
La pellicola di Pippa Bianco, che ha fatto il giro dei festival di mezzo mondo (il film è stato presentato al Sundance ma anche al Festival di Cannes), è una lucida e spietata rappresentazione di una piaga sociale difficile da contrastare. La Bianco, attraverso un approccio indie (la camera a mano qui è predominante) e l’utilizzo di una fotografia scura, ci trascina nell’inferno di una liceale vittima di un atto estremamente odioso.
Una delle caratteristiche più interessanti di Share è che la regista non svela allo spettatore i colpevoli del fattaccio e, soprattutto, non sappiamo se Mandy sia stata effettivamente violentata; il vero obiettivo dell’opera è quello di mostrare le ipocrisie di una società, rappresentata da un sobborgo americano (ma potrebbe essere una qualsiasi cittadina occidentale), che solo a parole stigmatizza il fenomeno del cyberbullismo. La nostra protagonista infatti (interpretata da una convincente Rhianne Barreto), dopo la denuncia e il conseguente richiamo mediatico del suo caso, viene vista dalla comunità come se fosse un’appestata, costringendola alla solitudine; perfino i suoi genitori, ovvero coloro che l’hanno spinta a farsi avanti per far valere le sue ragioni, arrivano al punto di considerare questa mossa un errore. Il film non lascia mai intravedere una luce di speranza sul futuro di Mandy per amplificare il messaggio che vuole lanciare e, lasciando da parte la retorica spicciola, offre un affresco realistico capace di sensibilizzare il pubblico.
Al netto di un taglio più televisivo che cinematografico (nonostante un comparto produttivo di alto livello), gli intenti didattici di un lungometraggio come Share, che vuole parlare ai più giovani, sono evidenti e proprio per questo motivo l’opera di Pippa Bianco merita un’attenta visione.