Guardando Nancy non si può non pensare che se c’è un’attrice incredibilmente sottovalutata nel Cinema contemporaneo, questa è Andrea Riseborough (ZeroZeroZero, Mandy, La Battaglia dei Sessi, Black Mirror, Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro, Animali Notturni, Birdman, Oblivion); camaleontica interprete di una galleria di personaggi che non potrebbe essere più eterogenea e che proprio per la sua capacità di cambiare continuamente aspetto e approccio interpretativo non ha mai goduto della fama che meriterebbe.
Ora che la regista e sceneggiatrice Christina Choe l’ha scelta per dare il volto al title character del suo lungometraggio di esordio, gli spettatori hanno finalmente modo di capire quanto quegli sguardi sfuggenti, quei tic impercettibili e quel totale controllo della prossemica sappiano reggere anche da soli un film tanto emozionante quanto consapevolmente scarno e minimalista.
NANCY: IL RITORNO A CASA DI UNA FIGLIA RAPITA 30 ANNI PRIMA?
La storia di Nancy sembra porre le premesse per un thriller come tanti e prende le mosse da una ragazza solitaria e problematica che, dopo aver saputo di due genitori che cercano da trent’anni la propria bambina scomparsa, si riconosce nella ricostruzione forense dell’aspetto della figlia da adulta e si presenta alla loro porta affermando – non si sa quanto sinceramente – di ritenerli i suoi veri genitori. In realtà la sceneggiatura, pur tra le righe, offre spunti ben più complicati che non vogliamo certo anticiparvi, e per come è scritta instrada la vicenda su un binario originale e significativo, nel quale le emozioni dei protagonisti e la natura contraddittoria dei sentimenti in gioco regalano sviluppi ben più gratificanti di quelli inizialmente previsti, incasellando l’opera nel genere del dramma psicologico.
STEVE BUSCEMI E UN CAST DALLE MIGLIORI SERIE TV PER INTERPRETAZIONI INCREDIBILI
Nancy infatti non è tanto un film sull’amore familiare, sulla fiducia o sulla sospetta menzogna, ma è sostanzialmente una riflessione originalissima sul dolore e sul compromesso, e proprio in questa dimensione sorprende per come riesce ad esser potente pur evitando sempre la drammaturgia più plateale e una ben più facile dinamica del confronto diretto. Indispensabili per reggere una struttura narrativa incentrata sull’interiorità dei personaggi sono le superlative interpretazioni di Steve Buscemi (Pulp Fiction, Fargo, Il Grande Lebowski, Boardwalk Empire) e J Cameron-Smith (Succession, Rectify), ma anche dell’immensa caratterista Ann Dowd (The Handmaid’s Tale, The Leftovers) e di un sempre più bravo John Leguizamo (Bloodline, When They See Us); tutti attori che ci hanno regalato alcune delle più emozionanti pagine della serialità televisiva contemporanea e che qui, nonostante uno screen time ridotto all’osso, riescono comunque a brillare.
NANCY RACCONTA ANCHE L’ESSENZA DEL NOSTRO TEMPO
Grazie a una visione chiara e al coraggio di scelte non ovvie, la Choe imbastisce miracolosamente una sorta di noir sentimentale in cui nichilismo e speranza si controbilanciano al pari di verità e menzogna, fino a un finale che è la quintessenza di un titolo tutto sapientemente giocato sulla sottrazione. Non stupisce quindi che Nancy sia stato premiato per il migliore script al Sundance, tanto più perché parallelamente al suddetto percorso riesce anche a proporre in filigrana una denuncia – profondamente anticonformista nella forma – della societé du spectacle di debordiana memoria, nella quale tutti siamo versioni artefatte di noi stessi e individui soli in continua ricerca di approvazione e comprensione. Ciò senza mai ricorrere al consunto espediente della condanna retorica del selfie e del like su Facebook, ma facendo completo affidamento sulla sensibilità dello spettatore.
Nancy, che essendo frutto di un team all’80% femminile merita ulteriore supporto anche come felice eccezione al fallocentrismo Hollywoodiano, sarà al cinema dal 12 dicembre con Mariposa Cinematografica e 30 Holding e non possiamo che consigliarvene molto caldamente un’attenta visione. Di film così asciutti, intelligenti e fuori dagli schemi purtroppo se ne vedono decisamente pochi.