“Un grido di battaglia e una lettera d’amore alla comunità nera”: nel suo videomessaggio di saluto alla platea del Torino Film Festival dove la pellicola è stata presentata in anteprima Italiana, la sceneggiatrice Lena Waithe non ha usato mezzi termini per descrivere Queen & Slim. Il film diretto da Melina Matsoukas, che nel frattempo è stato premiato dalla National Board of Review come miglior esordio dell’anno, negli States è diventato un vero caso cinematografico, scatenando polemiche e dibattiti a causa soprattutto della sua dimensione vigorosamente politica.
Angela ed Ernest, alias Queen & Slim
Diversamente non poteva essere per un film che già nei primi venti minuti ci scaraventa senza nessuna prudenza dentro un fatto di cronaca tanto inventato quanto molto riconoscibile ed attuale. Due giovani di colore dell’Ohio – l’avvocato Angela (Jodie Turner-Smith) ed il cassiere di un supermercato Ernest (Daniel Kaluuya) dopo un primo appuntamento via Tinder un po’ deludente, sono fermati lungo una strada deserta di Cleveland per una banale infrazione stradale. Il poliziotto che li ferma abusa della sua autorità e arresta Ernest, Angela esce dalla vettura, l’agente spara e la ferisce. Segue una colluttazione in cui Ernest lo abbatte involontariamente. Malgrado la legittima difesa, il panico ha il sopravvento mentre il video dell’accaduto viene rilasciato sui social e diventa virale. Nell’America di Trump, che non fa sconti agli afroamericani, la fuga è l’unico orizzonte possibile: Angela ed Ernest allora diventeranno rispettivamente Queen e Slim, icone della ribellione e dell’orgoglio afroamericano, in una latitanza fra l’Ohio e la Florida in cui impareranno a nascondersi, conoscersi ed amarsi.
Non solo una versione “black” di qualcosa già visto
La storia scritta da Lena Waithe e messa in scena dalla Matsoukas tende quindi a quell’immaginario ribellistico e sovversivo a metà fra il dramma politico e il romance che potrebbe rimandare a film come Bonnie & Clyde e Thelma & Lousie, con i quali Queen & Slim condivide un eco anche nel titolo. In realtà ogni tentativo della critica statunitense di etichettare il film come una versione “black” delle storie di fuga ed amore è stato rispedito al mittente dalla stessa Matsoukas. L’ambizione di Queen & Slim è infatti quella di ritagliarsi una sua dimensione indipendente ed autonomia dai film “bianchi” dello stesso genere piuttosto che ribaltare i territori cinematografici mainstream a favore della propria causa. La polemica investe tutta una serie di film che negli ultimi anni hanno riprodotto le tensioni razziali prendendo in prestito generi originariamente lontani dalla comunità afroamericana: dall’horror (Get Out) all’universo supereroistico (Black Panther), dal western (Django) fino al buddy movie (Green Book).
Un film che riflette sugli Afroamericani
Insomma Queen & Slim non solo vuole raccontare una storia “nera” ma contro ogni assimilazione del proprio linguaggio cinematografico vuole anche costruire un suo immaginario, una sua direttrice, una sua egemonia culturale. Ecco perché ha bisogno non solo di una narrazione dentro la comunità afroamericana ma anche di generare un modello originario, un archetipo del conflitto razziale che parla prima di tutto all’America di colore. E a ben vedere le polemiche alimentate dal film non riguardano solo l’incipit politicamente scomodo del poliziotto bianco ucciso durante un controllo, ma è tutto quello che avviene dopo che “sovverte” i codici narrativi del film sui fuorilegge che scappano. Queen e Slim riescono infatti ad attraversare interi stati grazie unicamente alla solidarietà della comunità nera che decide di stare dalla loro parte, di coprire la loro fuga e di diventare a tutti gli effetti complici di un reato. Il road-movie della Matsoukas si trasforma allora in un viaggio soprattutto culturale, una ricerca di un’identità profonda e dimenticata, un modo per rialzare la posta in gioco oltre la retorica dell’integrazione.
La nascita del mito
La Matsoukas che è al suo primo lungometraggio (dopo aver diretto diversi video musicali per Rihanna, Jennifer Lopez, Lady Gaga e un paio di episodi della seconda stagione di Master of None) plasma l’estetica di Queen&Slim con i codici del B-movie, affondando lo sguardo in un’atmosfera calda (grazie anche alla fotografia di Tat Radcliffe) e rendendo il road-movie carrellata non solo di luoghi ma anche e soprattutto di persone e personaggi (con in testa due bravissimi protagonisti). La fisicità grottesca di alcuni caratteri, l’eco del lascito culturale afroamericano (ad esempio durante un concerto blues), virtù e difetti di una comunità lasciata ai margini dell’America diventano gli ingredienti per una nuova consapevolezza, una coscienza politica e sociale che contamina la carne con lo spirito, i corpi con l’idealismo, il passato con il futuro.
Fine alle scene finali in cui il film restituisce a tutti gli effetti quell’epicità necessaria per ribadire il suo ineluttabile carattere di scintilla militante: non una fine ma un nuovo inizio, arricchito da vere e proprie icone scolpite nella cronaca e disegnate sui muri. La nascita del mito insomma, come punto di riferimento necessario per continuare a scrivere la propria storia in un tempo in cui i miti non esistono più. Distribuito da Universal Pictures, Queen & Slim uscirà in Italia giovedì 16 aprile 2020.