Se c’è un classico intramontabile, antesignano della letteratura “young adult” è sicuramente Piccole Donne. Scritto nel 1868 da Louisa May Alcott racconta delle esperienze giovanili delle sorelle March, durante la guerra di secessione americana, approfondendo argomenti come l’amicizia, l’amore, la povertà ma soprattutto l’indipendenza delle donne, portata avanti dall’eroina Jo, protagonista della saga e alter ego della scrittrice. A oltre un secolo di distanza e dopo varie trasposizioni cinematografiche stavolta è l’autrice e regista Greta Gerwig a portare sul grande schermo il classico della Alcott, rielaborandone scrittura e intenzioni in un’interpretazione realmente contemporanea. In sala dal 9 gennaio Piccole Donne ha incassato il plauso della critica statunitense ottenendo la candidatura per due Golden Globe, migliore attrice Saoirse Ronan e colonna sonora di Alexandre Desplat.
Timothée Chalamet e Saoirse Ronan interpretano un classico della letteratura americana
La trama è ben nota ma si discosta dalle altre trasposizioni cinematografiche per l’adattamento in fase di scrittura, che vuole un sincretismo tra i primi due volumi pubblicati dall’autrice, Piccole Donne e Piccole Donne Crescono. Greta Gerwig sceglie di utilizzare una narrazione cinematografica non lineare, che si snoda tra entrambi i libri, lasciando aperta la possibilità di orientarsi nel tempo e nello spazio attraverso espedienti come i flashback e gli slittamenti temporali. Questa scelta ha permesso alla regista di lavorare non tanto sui particolari quanto sulle emozioni dei protagonisti, enfatizzate dai dialoghi serrati e dai movimenti del corpo.
Greta Gerwig infonde una buona dose di contemporaneità alle sorelle March
Jo March è la secondogenita di quattro sorelle, Meg (Emma Watson), Amy (Florence Pugh) e Beth (Eliza Scanlen), pur essendo benestanti vivono in un momento di ristrettezze economiche a causa della guerra di secessione, che vede impegnato il padre (Bob Odenkirk) come volontario dalla parte dei repubblicani. Le ragazze insieme alla madre Marmee (Laura Dern) sono sempre pronte ad aiutare i più bisognosi e le più grandi Meg e Jo provvedono con lavori saltuari al benessere della famiglia. Jo, in particolare, ha velleità da giornalista e scrittrice e sogna di poter raggiungere i suoi obiettivi sociali e lavorativi, al pari dei suoi coetanei di sesso maschile. La ragazza è impegnata nella scrittura di un racconto, che, nel corso di un anno, narra le vicende delle quattro sorelle e dell’ambiente che le circonda, dell’amicizia con il vicino di casa Laurie (Timotheé Chalamet), la compagnia dell’anziana zia March (Maryl Streep), gli amori con gli intellettuali Friedrich Bhaer (Louis Garrel) e John Brooke (James Norton). Tra gioie e dolori le sorelle March vivono le loro differenti età mettendo al primo posto i propri sogni, nella società di metà ottocento che inizia a sviluppare i primi segnali progressisti.
Le emozioni e i sentimenti dei protagonisti giocano un ruolo importante nell’adattamento del romanzo della Alcott
Forte di un bel lavoro di adattamento Piccole Donne incarna sul grande schermo le peculiarità delle protagoniste dei libri, investendo ognuna di una particolare aura. La regista si concentra sulla doppia anima di Jo (interpretata da Saoirse Ronan, che con questo lavoro raggiunge la maturità artistica) narratrice onnisciente, protagonista e alter ego, stavolta della stessa Gerwig. La regista utilizza con eleganza e intelligenza le parole di un romanzo di formazione per ribadire il ruolo delle donne in questo mondo, una rivendicazione di libertà, intraprendenza, passione che la Gerwig fa proprie rivendicando le peculiarità dell’essere donna in ogni secolo e contesto, senza mai sottolinearlo esplicitamente, ma utilizzando il movimento del corpo, liberandolo da corsetti e arriciacapelli, giocando con i piedi della protagonista che spesso si mostrano senza calzature, liberi di muoversi nell’esplorazione del suolo che calpestano. La Gerwig filma i suoi protagonisti liberi dagli impedimenti dell’età adulta, tranne che per la più grande Meg, presa dalle responsabilità della vita coniugale. Come in una danza, l’inossidabile coppia di amici Jo e Laurie, vivono le loro esperienze giocando sul significato delle regole imposte dalla società. La coppia Ronan-Chalamet, già vista nel precedente lavoro della Gerwig Ladybird, funziona come poche, lasciando nello spettatore una rara sensazione di naturalezza. Il resto del cast è ben equilibrato e rende la narrazione armonica e ben eseguita, ciò nonostante Emma Watson risulta leggermente sottotono rispetto alle sue capacità, complice probabilmente il ruolo interpretato, che non le offre particolari dettagli su cui lavorare. Florence Pugh è la vera rivelazione di questo adattamento. Mentre la Ronan conferma le sue incredibili capacità, l’attrice, vista recentemente in Midsommar – Il Villaggio dei Dananti, dà vita ad una Beth molto realistica, differente dalle descrizioni della stessa Alcott, più moderna e interessante.
La trasposizione di Greta Gerwig può sicuramente dirsi riuscita e dimostra come i classici della letteratura possano essere plasmati sulle note della contemporaneità, mantenendone intatti valori e significati.