Profondo rosso di Dario Argento, ora disponibile per la prima volta in blu-ray grazie a Mustang e CG Entertainment, esce nelle sale italiane nel 1975 e ottiene subito un successo clamoroso al botteghino – a fine anno sarà il decimo incasso della stagione cinematografica. La critica, al contrario del pubblico, lo sottovaluta e tende a giudicarlo un’opera ordinaria che poco aggiunge al cinema di Dario Argento. Il regista romano, nei quattro anni precedenti al suo primo grande capolavoro, aveva girato diversi interessanti thriller – L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Il gatto a nove code (1971) e Quattro mosche di velluto grigio (1971) – e Le cinque giornate (1973), commedia con Adriano Celentano che resta un unicum nella carriera di Argento in quanto unico film non appartenente alla categoria horror o thriller.
Profondo rosso è il primo vero salto di qualità di Argento, il film che ne segna la fama internazionale e che è considerato il primo vero horror del maestro del brivido. Come protagonista viene scelto quel David Hemmings che una decina di anni prima aveva esordito con Blow-Up di Antonioni e per la sceneggiatura Argento sceglie come collaboratore Bernardino Zapponi, grande amico e collaboratore di Fellini e Risi, nonché storica penna del Marc’Aurelio.
Oggi, a 45 anni di distanza, Profondo rosso non è soltanto un cult: è un simbolo del nostro cinema, una fonte di inspirazione per tutti i registi e una delle opere italiane più iconiche di sempre.
LA COLONNA SONORA DI PROFONDO ROSSO AVREBBE POTUTO ESSER SCRITTA DAI PINK FLOYD
Dario Argento inizialmente voleva proporre ai Pink Floyd di realizzare la colonna sonora per Profondo Rosso. In quel periodo la band di Gilmour era però impegnata nell’ideazione e registrazione di Wish You Were Here e dovette declinare l’offerta di Argento, costringendo quest’ultimo a cercare un gruppo che potesse sorreggere e accompagnare la tensione e la suspense che attraversa tutto il film. Fu così che Argento affidò prima il lavoro a Giorgio Gaslini – che si allontanò dal progetto per divergenze con il regista – e solo alla fine agli Olivier, un giovane gruppo italiano esordiente che per l’occasione trasformò il proprio nome in Goblin. La storica colonna sonora del gruppo di Claudio Simonetti scalò le classifiche e contribuì al grande successo del film.
PROFONDO ROSSO O SUSPIRIA 2? IL CASO GIAPPONESE.
Un caso emblematico di un mondo non ancora globalizzato e iper-connesso è quello di una strana scelta distributiva che portò a cambiare il titolo con cui Profondo rosso fu presentato in Giappone diversi anni dopo l’uscita italiana. Nella paese nipponico Suspiria, arrivato nel 1977 in contemporanea con le altre release internazionali, aveva avuto un successo tale daspingere i distributori a recuperare Profondo Rosso, che nonostante risalisse a due anni prima era ancora inedito sul mercato del Sol Levante, e a distribuirlo promuovendolo come il sequel dell’opera firmata da Argento due anni più tardi, cambiandone il titolo. Fu così che il film con Hemmings uscì in Giappone solo il 23 settembre 1978 e con il titolo di Suspiria 2.
EPPURE IL FILM DOVEVA AVERE UN ALTRO TITOLO, PIÙ ‘ANIMALESCO’
Per quanto riguarda il titolo del film, va anche detto che inizialmente doveva essere completamente diverso. Durante la produzione della pellicola Dario Argento aveva infatti raccontato alla stampa che il film si sarebbe chiamato La tigre con i denti a sciabola – per proseguire il filone dei titoli “animaleschi” dei primi tre film – e solo successivamente, durante un viaggio in macchina, decise che Profondo Rosso sarebbe stato il titolo perfetto. I produttori del film si opposero, dicendo che avrebbero accettato come titolo solo Rosso Profondo, ma fortunatamente Dario Argento si impose e convinse la Cineritz a cambiare idea.
LO SPOILER INIZIALE NELLO SPECCHIO E LO STRATAGEMMA DELLE MANI PER INGANNARE LO SPETTATORE
(da qui in poi seguono spoiler) Profondo Rosso è pieno di dettagli di grande importanza, ma quello che fa veramente la differenza e rende il film unico è il fatto che il regista giochi con lo spettatore depistandolo e al contempo rivelando l’assassino sin dall’inizio. In una delle prime scene, infatti, il protagonista Marc attraversa un corridoio pieno di dipinti e intravede nello specchio la faccia del killer, scambiandola inizialmente per un quadro. Lo spettatore più attento però noterà subito il volto di Marta in quella manciata di fotogrammi.
Cionnonostante nella pellicola, quando Argento mostrerà le mani dell’omicida che, coperte da guanti neri, commettono gli efferati omicidi, cercherà di deviare i sospetti con uno stratagemma intelligente. Pur non dando grandi informazioni allo spettatore, quelle mani lo disorienteranno per via della loro conformazione maschile: sono infatti le mani di Dario Argento in persona, che non voleva rivelare troppo chiaramente (nonostante l’indizio iniziale) che la colpevole fosse una donna.
LA META-NARRAZIONE DI PROFONDO ROSSO: CLARA CALAMAI
Clara Calamai, prima di divenire famosa con un nuovo pubblico nel 1977, è stata una grande attrice italiana, nati nei primi del ‘900 e divenuta celebre negli anni ’30 grazie ad alcune partecipazioni nei film di Blasetti, Matarazzo e soprattutto in Ossessione di Luchino Visconti. Quando Argento cominciò a lavorare su Profondo rosso , l’attrice toscana si era già ritirata dal set da quasi dieci anni e decise di tornare solo per interpretare una svampita attrice a fine carriera. L’ultimo ruolo della sua filmografia fu proprio quello di Marta, che le regalò una rinnovata popolarità e ne segnò la reputazione artistica fino alla morte avvenuta nel 1998.
IL “BLUE BAR” E L’OMAGGIO A NIGHTHAWKS DI EDWARD HOPPER
In una scena girata a piazza C.L.N. (acronimo di Comitato di Liberazione Nazionale) a Torino compare il Blue Bar, un locale fittizio che omaggia il famoso dipinto I Nottambuli (Nighthawks) del pittore statunitense Edward Hopper. Persino i personaggi posizionati all’interno del bar sono praticamente immobili, come se facessero effettivamente parte di un dipinto.