Nessun settore è stato risparmiato dall’impatto devastante del Covid-19. Non fa eccezione lo sport: dal rinvio degli Europei e delle Olimpiadi al prossimo anno fino ad arrivare alla momentanea sospensione delle competizioni sportive europee e non (NBA e Champions League su tutte, oltre ai vari campionati) tutte le discipline sono state pesantemente condizionate dall’emergenza che sta mettendo a dura prova i governi di tutto il mondo.
Anche la Formula 1, nonostante le esitazioni iniziali, ha dovuto alzare bandiera bianca: alla partenza del primo Gran Premio della stagione in Australia la positività di un membro del team della McLaren ha causato lo stop del circus automobilistico più amato, non senza feroci polemiche (alcuni piloti, tra cui il sei volte campione del mondo Lewis Hamilton, si sono lamentati della sottovalutazione del pericolo Coronavirus).
Chi sente la mancanze delle gare o, semplicemente, ha voglia di scoprire un mondo estremamente complesso ma affascinante non può perdere lo show Netflix Formula 1: Drive To Survive; la docu-serie, che vede tra i produttori esecutivi James Gay-Rees (Senna, Amy, Maradona), mostra senza filtri il dietro le quinte di una competizione che muove miliardi di dollari ogni anno.
FORMULA 1: DRIVE TO SURVIVE CI MOSTRA IL CIRCUS COME NON L’ABBIAMO MAI VISTO
Il prodotto della piattaforma streaming di Los Gatos mette in scena le ultime due stagioni della Formula 1 non focalizzandosi sulla mera cronistoria del campionato ma spostando l’attenzione su tutti gli uomini che animano il Circus, in particolari i piloti e i dirigenti delle scuderie. Il merito maggiore della serie è quella di presentarci il lato umano delle personalità che ruotano attorno alla categoria regina dell’automobilismo: siamo abituati ad idealizzare i conducenti delle macchine più desiderate al mondo come automi in grado di affrontare il rischio senza battere ciglio ma in realtà si tratta perlopiù di ragazzi, seppur privilegiati, che hanno le nostre stesse paure.
Se escludiamo campioni come Hamilton o il pilota della Ferrari Sebastian Vettel, gran parte degli uomini della Formula 1 non sono molto conosciuti presso il pubblico mainstream, soprattutto quelli appartenenti alle scuderie minori; lo show preferisce puntare i riflettori su di loro, in costante pressione per i motivi più disparati (chi per mantenere il proprio posto, chi invece per dimostrare di essere competitivo), ma anche sul cinismo e sul pragmatismo dei team.
Il segreto del successo di Formula 1: Drive To Survive, oltre alle immagini adrenaliniche dei Gran Premi, sta nella forza quasi cinematografica dei suoi protagonisti: dal percorso di giovani talenti come Pierre Gasly e Alexander Albon alla rivalità (sportiva e generazionale) all’interno della Ferrari tra il pluricampione del mondo Vettel e il predestinato Charles Leclerc, passando per il ruolo delle donne in Formula 1 (come Claire Williams, dirigente del team Williams ereditato dal padre), molti sono i punti di interesse dello show Netflix. Una menzione particolare bisogna però farla nei confronti del personaggio che più di tutti ruba la scena nella serie: il responsabile della scuderia Haas Günther Steiner; il team manager altoatesino, con il suo carattere schietto e pittoresco, è una vera e propria calamita per le telecamere nonché il vero idolo degli spettatori.
Per gli appassionati delle corse Formula 1: Drive To Survive è un prodotto assolutamente imperdibile ma anche coloro che non si sono mai avvicinati all’automobilismo potranno apprezzare l’epica di una disciplina sportiva che da settant’anni coinvolge milioni di tifosi di tutto il mondo.