La Grande Abbuffata è senza dubbio uno dei titoli più famosi della cinematografia italiana, conosciuto anche da chi non ha neanche mai visto effettivamente il film. Questo perché Marco Ferreri, autore di questo capolavoro con Michel Piccoli, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Philippe Noiret ora disponibile in blu-ray CG Entertainment, è probabilmente il regista più dimenticato dal nostro pubblico, e consapevolmente lasciato ai margini dalla nostra critica. Ferreri già negli anni Settanta e Ottanta, periodo in cui si concentrò la maggior parte dei suoi lavori, era un regista che divideva critica e intellettuali dell’epoca. Merito del suo stile anticonformista, politicamente scorretto e che non cedeva mai alcun passo in direzione di una riconciliazione con il pubblico.
LA GRANDE ABBUFFATA E IL CINEMA SCOMODO DI MARCO FERRERI
Erano gli anni della commedia all’Italiana, dove il lieto fine e la facile risata la facevano da padroni nei soggetti e nelle sceneggiature dei film portati in sala. Marco Ferreri, seppur si possa definire un autore a suo modo comico, costruiva le sue opere impietose e spesso offensive sull’ironia e sulla forte polemica contro quello stesso pubblico medio borghese che affollava i cinema di allora. Risultava quindi difficile un’empatia tra lo spettatore e il film, ma lo scontro e il contraddittorio erano in realtà tutto quello che i suoi film dovevano suscitare. Marco Ferreri non voleva creare un pensiero vero e proprio, laddove, tramite i suoi personaggi, tutti relitti e umiliati, si dichiarava sconfitto in partenza da un sistema di valori che non contemplava più l’individuo.
Quello degli anni Settanta era un mondo che si andava definendo verso il consumismo sfrenato, la globalizzazione, la produzione di massa. Con lungimirante sensibilità e straordinaria capacità di analisi, le opere di Marco Ferreri divennero manifesto di una negazione della cultura del suo tempo. È in questo senso che La Grande Abbuffata diviene la sua opera perfetta.
SE LA VITA NON DÀ PIACERE, TANTO VALE AMMAZZARSI DI PIACERE
Uscito nelle nostre sale nel 1973 dopo esser stato presentato anche al Festival di Cannes lo stesso anno, La Grande Abbuffata mette al centro sin dal titolo la pantagruelica mangiata organizzata da quattro amici alle porte di Parigi. Ugo (Ugo Tognazzi), Marcello (Marcello Mastroianni), Philippe (Philippe Noiret) e Michel (Michel Piccoli) hanno tutti un lavoro di discreto successo, ma per un motivo o per l’altro sono profondamente insoddisfatti della propria vita.
I quattro – che rientrano perfettamente nella lunga lista dei “diversi” di Marco Ferreri – decidono allora di salutare questo mondo lasciando che un eccesso di cibo, sesso e defecazione li porti alla morte. I bisogni primari, i piaceri della vita, che in un delirio di inappagabile ingordigia diventano un modo paradossale e sfrontato per suicidarsi. Si uniscono a questo inquietante gruppo di amici tre prostitute, che però fuggiranno appena presa coscienza dell’autodistruzione a cui stanno andando incontro, e Andréa (Andréa Ferréol), una maestra passata lì per caso con una scolaresca la mattina stessa. Quest’ultima in particolare accetterà di buon grado la parte di guida e di assistente verso la fine.
IL GUSTO DELLA PROVOCAZIONE CHE METTE A DISAGIO I BENPENSANTI
La Grande Abbuffata è il film in cui Marco Ferreri non si cura di avere filtri. Fortemente criticato, distrutto dalla censura, fischiato a Cannes durante la proiezione, l’opera di Ferreri è un continuo susseguirsi di scene al limite del socialmente accettabile. Il carattere intellettuale e dichiaratamente anticonformista del film, le scene di sesso e una certa dose di volgarità, riuscirono da una parte a creare un’atmosfera di scandalo con conseguente curiosità da parte del pubblico. Per questo nonostante tutte le critiche, La Grande Abbuffata registrò un discreto successo di botteghino, mentre la parte degli intellettuali che appoggiò Ferreri fu quella che ne comprese il carattere antiborghese e ribelle.
Probabilmente è però nel rivederlo oggi che si possono trovare non le risposte – che non aveva Ferreri e certo non abbiamo noi– ma gli strumenti di critica nei confronti di quel mondo che al tempo si stava delineando e che oggi si è del tutto realizzato. Tutto quello che Marco Ferreri aveva predetto con sconvolgente sensibilità culturale possiamo toccarlo con mano nella contemporaneità. Questa società dei consumi e del benessere borghese è oggi messa in dubbio dal duro periodo storico che stiamo vivendo, ma Marco Ferreri attraverso la sua opera ancora ci parla, e ora che il Coronavirus ci ha costretti a una economica globale e ha portato la morte ad aleggiare nelle nostre vite, ci invita a riflettere su cosa siano il bisogno, la vita, il desiderio, la scelta e l’impotenza. Nonostante le reazioni avverse suscitate al momento della sua uscita, è infatti stato il tempo ad avere la meglio su queste e a decretare per La Grande Abbuffata lo status di capolavoro del cinema mondiale.