Non è consueto che qualcuno sia tentato di fare il remake di un film uscito appena sei anni prima, ma se il materiale di partenza è un’iconica pellicola svedese che ha vinto il Premio della Giuria Un Certain Regard a Cannes e una trentina di altri premi, non c’è da stupirsi che venga ripresa per il pubblico anglofono in uno spazio temporale così breve. È quanto successo con Downhill, remake del pluripremiato Forza Maggiore dello svedese Robert Östlund – peraltro Palma d’Oro a Cannes con lo straordinario e caustico The Square. Il film, che è stato presentato al Sundance Film Festival 2020 e vede Östlund nel ruolo di produttore, è scritto da Jesse Armstrong (nominato all’Oscar per lo script di In The Loop), Nat Faxon (noto attore caratterista) e Jim Rash (l’indimenticato Preside Pelton di Community). Il consolidato tandem composto da Faxon e Rash, che pur essendo noti per i ruoli comici sono in realtà vincitori del Premio Oscar per la sceneggiatura di Paradiso Amaro, firma anche la regia di Downhill, confezionando un film privo della forza visiva dell’originale ma sicuramente degno di considerazione tanto per le interpretazioni quanto per i dialoghi.
DOWNHILL: WILL FERRELL TRAVOLTO DALLA VALANGA DELLA DISISTIMA
La narrazione vede al centro una coppia di coniugi, Billie (la Julia Louis-Dreyfus di Seinfeld e Veep) e Pete (Will Ferrell senza il resto del Frat Pack), in settimana bianca insieme ai loro due bambini. Una famiglia felice che aveva desiderato tanto quella vacanza per spezzare la vita lavorativa e lasciarsi alle spalle lo stress quotidiano. Ma mentre Pete stacca completamente la classica spina, la moglie Billie si trova ben presto a fare i conti con la cura dei figli che, anche in quella situazione, hanno le loro esigenze di assistenza e supporto. Così mentre il marito si gode tutto ciò che offre la montagna e, si direbbe, lo “spirito vacanziero”, lei ha sempre un piede nella routine. Tuttavia il tempo scorre più o meno piacevolmente per tutta la famiglia, quasi che la suddivisione dei ruoli fosse una cosa scontata e naturale.
Dopo qualche giorno, in una splendida mattinata di sole, mentre stanno facendo colazione sulla terrazza dell’albergo insieme agli altri ospiti, sentono dei boati provenienti dalla montagna e una quantità indistinta di neve che sta scivolando a valle. La cosa lascia tutti perplessi ma vengono rassicurati dai gestori dell’albergo perché – dicono- si tratta solo di piccole valanghe controllate di cui non c’è da preoccuparsi. Qualcosa però va storto e dopo pochi minuti la neve arriva fino alla terrazza costringendo i clienti, impreparati al possibile pericolo, ad un fuggi fuggi generale. La paura è stata tanta ma tutti restano illesi anche perché fortunatamente solo una piccola parte di neve ha raggiunto l’albergo. Il giorno successivo però nella testa di Billie, che evidentemente, come tutti gli altri, aveva rielaborato e rivissuto mentalmente migliaia di volte quegli attimi drammatici, si insinua un tarlo: il marito nel momento del bisogno invece di occuparsi anche di lei e soprattutto dei figli, li ha abbandonati ed è fuggito da solo disinteressandosi completamente della sua famiglia. La rabbia, l’astio e il risentimento di Billie verso Pete salgono così tanto da provocare una profonda crisi nella coppia.
DOWNHILL, IL REMAKE SI DISTANZIA DA FORZA MAGGIORE E PUNTA IN MODO SORPRENDENTE SUI DUE COMICI DEL SNL
Il film dei registi statunitensi merita senz’altro una visione, ma la merita ancora di più se poi, o magari prima, si guarda anche Forza Maggiore. Si scoprirà che tra i due lavori, pur nel rispetto e nella riuscita realizzazione di entrambi, ci sarà una elaborazione – o forse proprio una concezione – diversa di cinema, tale da giustificare i crediti completamente diversi alla sceneggiatura. Da una parte il regista svedese che punta prevalentemente sull’immagine, sulle inquadrature, sui tempi e sulle atmosfere. Dall’altra i due americani che esplicitano tutto con i dialoghi che supportano ogni fotogramma.
Il colpo di originalità di Nat Faxon e Jim Rash è stato quello di prendere come protagonisti due comici, Julia Louis-Dreyfus e Will Ferrell, che offrono una grandissima performance, anche perché, come hanno dimostrato tanto nelle loro carriere cinematografiche quanto negli sketch del Saturday Night Live, hanno grande padronanza dei tempi che servono per dialoghi serrati. Eppure il film non ha nulla a che fare con le spassose commedie demenziali cui i due ci hanno spesso abituato, perché i sentimenti controversi che animano il lavoro originale rimangono tutti, a favore di una pellicola ricca di sfumature e ammarezza.
Detto delle differenze principali tra i due film, va però aggiunto che la potenza visiva di Forza Maggiore resta ineguagliabile, soprattutto nell’epilogo dove nell’aria si avverte un qualcosa perfino di pirandelliano, senza voler con questo fare paragoni impropri e irriverenti ma solo per sottolineare il meccanismo mentale di un dettaglio che misteriosamente può cambiarci la vita. E così un incidente più ipotetico che reale allo stesso modo del fischio di un treno possono abbattere certezze, innescare un processo di cambiamento e guidarci nella consapevolezza vera o presunta di un mondo nuovo e diverso.
Downhill è uscito in sala negli USA ma, complice la pandemia di Coronavirus, è ancora senza una release ufficiale in Italia.