A distanza di oltre sette anni dal suo debutto alla regia con Palo Alto, film ispirato alla raccolta di racconti omonima scritta da James Franco ed esponente di quel filone young adult esploso nell’ultimo decennio, Gia Coppola (nipote di Francis Ford Coppola) ritorna dietro la macchina da presa con Mainstream, presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2020 (Palo Alto aveva invece debuttato in Orizzonti).
Mainstream: il nuovo film di Gia Coppola con Andrew Garfield e Maya Hawke
Mainstream è ancora una volta una storia radicata a fondo nella cultura adolescenziale, della quale e alla quale parla concentrandosi sullo showbusiness del nuovo millennio. Lo fa con una sceneggiatura scritta a quattro mani assieme a Tom Stuart, affidata alle interpretazioni di Maya Hawke (la figlia di Uma Thurman e Ethan Hawke vista in Stranger Things e C’Era Una Volta a Hollywood…) e Andrew Garfield. Proprio quest’ultimo è il vero mattatore del film, al quale i temi di Mainstream offrono il perfetto banco di prova per un’esibizione attoriale di altissimo livello in grado di monopolizzare su di sé le attenzioni e fare terra bruciata tutto intorno per distacco narrativo e di potenza recitativa.
Furba è la coppola a maneggiare sin dai primi minuti di girato la tematica delle ibridazioni mediali nell’era dell’informatizzazione a tutti i costi, con i media diventati una rete sociale globale; creature multiformi e subdole intrecciate sempre più alla quotidianità di una vita a portata di mano e di adolescente. Ma il ‘rischio’ di rigetto incontrollato di quel flusso ininterrotto di informazioni, emoticon e immagini da tutto il mondo è sempre dietro l’angolo, e infatti Frankie, il personaggio di una brava Hawke, li vomiterà via davanti a noi.
Mainstream parla di tutto questo calandosi nel tessuto profondo del XXI secolo, l’immagine ripresa e riflessa, presentandoci la costruzione pezzo per pezzo del personaggio No One Special (Garfield), macchietta il cui nome d’arte la dice già lunga e appartenente alla categoria dei veri spostatori di masse del nuovo millennio, quegli influencer calibrati al millimetro nella presentazione del loro personaggio pubblico dietro ai quali si celano interi plotoni di manager (tra i quali Jason Schwartzman, cugino della Coppola) e ingenti movimenti di capitali.
Tra young adult e nuovo showbiz, una storia lineare ma efficace
Il ragionamento che la Coppola porta avanti è estremamente lineare nel tessere le fila di un’ascesa e di una corruzione da parte di quel mondo dello showbusiness così tempestato di luci, attrazioni visive e stimoli sensoriali aridi di contenuto, non interessato al qualitativo ma al raggiungimento della visualizzazione da monetizzare a tutti i costi. Carino è anche il modo in cui lo show YouTube di No One Special lavori in decostruzione sul ruolo dello smartphone per giungere ad un quantomeno dichiarato risveglio delle coscienze degli utilizzatori, nel cortocircuito del rifiuto del mezzo che conduce al successo sul mezzo stesso.
Il peccato maggiore di Mainstream è che, nel seguire le allucinazioni dietro alle quali si celano le insidie nascoste all’ombra dei nuovi format e talent web, la Coppola finisca per perdersi un po’ per strada l’approfondimento drammatico sul quale pone la premessa del suo impianto, depotenziando in un angolo il carattere più umano della pellicola seppur non vanificando affatto il portato di una discussione orientata a parlare in particolar modo a un pubblico di più giovani comunicando attraverso i loro stessi mezzi e linguaggi.