Dopo aver ottenuto il plauso della critica per il bellissimo The Rider (2017), la regista cinese, ma trapiantata negli USA, Chloé Zhao torna alla direzione di un lungometraggio con Nomadland, adattamento cinematografico dell’omonimo libro d’inchiesta scritto da Jessica Bruder, presentato in concorso al Festival di Venezia 2020 (dove è stato premiato con il Leone d’Oro per il Miglior Film di Venezia77) e trionfatore agli Oscar 2021 con le statuette per Miglior Film, Miglior Regia e Migliore Attrice Protagonista.
NOMADLAND DI CHLOÉ ZHAO, UN RACCONTO DOLOROSO PREMIATO CON IL LEONE D’ORO AL FESTIVAL DI VENEZIA 2020
Nomadland è un racconto doloroso che segue le vicende di una donna costretta ad intraprendere una vita da nomade del XXI secolo in seguito al progressivo spopolamento della città dove viveva, divenuta un abbandonato conglomerato urbano dai toni spettrali e post-apocalittici dopo che l’azienda mineraria locale si trova a chiudere i battenti. Una non-scelta di vita che negli anni successivi alla crisi economica mondiale del 2008 ha colpito sempre più statunitensi, che tra la perdita dei risparmi e l’oppressione dei debiti vedono nell’intraprendere un viaggio senza meta l’unica opportunità di poter tornare a sentirsi liberi dalla morsa di quella che nel film qualcuno definirà come “tirannide del dollaro” e della massificazione produttiva capitalista.
Per questo il furgoncino decorato da scompartimenti di spazio riciclato e ripiani fatti a mano dove Fern vive (una stratosferica Frances McDormand che non scopriamo di certo ora ma che conferma un talento sconfinato) da “van” diventa “vanguard”, avanguardia, in un gioco di parole che cela sotto la sua superficie l’unico orizzonte al quale poter ancora assegnare il potere salvifico di un impulso all’andare oltre, al non rimanere nella freddezza di una staticità divenuta aliena anche nel momento in cui c’è ad accogliere un letto caldo sotto il tetto di una casa.
Perché Fern non si considera una “homeless”, bensì una “houseless”, privata della stabilità degli affetti più stretti venuti a mancare e per questa ragione divenuta incapace di tornare a considerare la stabilità fisica come un’opzione in cui la vita possa continuare ad alimentarsi e ardere anche nella freddezza del cuore della notte. La McDormand è il perfetto terminale di contatto umano dell’operazione che la Zhao aveva già portato su schermo di una commistione di stampo quasi neorealistico nei suoi due precedenti film, dove sono attori non professionisti a calcare la scena e che in particolare in The Rider si ponevano come protagonisti di un racconto a cavallo tra la loro reale esperienza di vita e l’amalgama con il testo della fiction.
CON L’AIUTO DI UNA STRAORDINARIA FRANCES MCDORMAND, CHLOÉ ZHAO CONSACRA IL SUO CINEMA
Infatti anche in Nomadland è la sola McDormand, assieme a David Strathairn, l’unico polo di professionismo attoriale che lavora in decostruzione nell’avvicinarsi agli incredibili interpreti reali del racconto, con l’ausilio della regia della Zhao che si approccia ai volti narranti donando la costruzione della drammatizzazione cinematografica solo nei momenti in cui è l’attrice premio Oscar al centro dell’inquadratura, mentre conserva il più possibile la purezza dell’impronta naturalistica della ripresa quando tocca ai non-attori calarsi nella parte di, semplicemente, loro stessi.
Ma quello che colpisce ancor di più della maturità registica della Zhao è la libertà di abbandonarsi a uno sguardo totalmente innamorato che poggia a sconfinare nella profondità dei paesaggi statunitensi selvaggi e indomiti, pennellati da un’infatuazione totale e incantata (la fotografia di Joshua James Richards fa la sua parte) in grado di porre la bellezza della perenne scoperta a sufficiente motivazione per andare avanti nel mezzo di un continuo ciclo di ricerca tra un lavoro stagionale e l’altro.
Nomadland è un film di rara delicatezza, capace di non abusare mai delle corde di un’emotività con le quali danza anche attraverso il commovente accompagnamento musicale di un azzeccatissimo Ludovico Einaudi, conferma e consacrazione della bravura di una delle migliori registe della sua generazione.
Nomadland sarà in sala dal 29 aprile e disponibile su Disney+ nella sezione Star a partire dal 30 aprile.