Subito dopo l’annuncio dei vincitori del Festival di Venezia 2020 è successo qualcosa di estremamente spiacevole: Rai Cinema, nella persona del suo amministratore delegato Paolo Del Brocco, ha attaccato apertamente la giuria di Venezia77 e di conseguenza – indirettamente – il direttore artistico Alberto Barbera.
A rendere più grave l’inequivocabile ‘mozione di sfiducia’, accompagnata da una premessa fatta di ringraziamenti e complimenti che preparano il terreno per una stoccata tanto dura quanto di cattivo gusto, è il fatto che non sia estrapolata da una dichiarazione a caldo trapelata per vie ufficiose, ma che sia affidata a un comunicato stampa ufficiale diffuso appena dopo la premiazione, alle ore 20:27.
IL GRAVISSIMO ATTACCO DI PAOLO DEL BROCCO AL FESTIVAL DI VENEZIA 2020
Evidentemente non soddisfatto per il magro bottino di Rai Cinema, che ha chiuso il bilancio della Mostra con il solo Premio alla Miglior Sceneggiatura nella sezione Orizzonti con I Predatori di Pietro Castellitto, l’AD si scaglia contro il Festival perché i tre film di Rai Cinema presenti nel concorso principale del Festival di Venezia 2020, e cioè Miss Marx, Le Sorelle Macaluso e Notturno, se ne tornano a casa a mani vuote. Niente che non abbiano fatto anche alcuni suoi predecessori in occasioni simili, ma cionondimeno un episodio estremamente grave.
Non potendo andare all’attacco frontale contro il Direttore Barbera, con cui si è appena complimentato per aver chiuso con successo la prima grande kermesse dell’era Covid (e ci mancherebbe non lo facesse, aggiungiamo noi), la prende larga e, tra formule dubitative e di cortesia, accusa apertamente la giuria presieduta da Cate Blanchett. A ben vedere, però, criticandone senza troppo senso «la composizione (che) probabilmente non includeva tutte le diverse forma del cinema», indirizza la sua evitabilissima reprimenda proprio ai vertici di quello che si è dimostrato il più forte e coraggioso festival del 2020 (e degli ultimi anni).
RAI CINEMA VUOLE DELEGITTIMARE UNA GIURIA ‘NON GRADITA’
Siamo ben felici che Paolo Del Brocco, che pur vanta grandi successi tanto come dirigente quanto come produttore, creda di avere da solo una voce più autorevole della due volte premio Oscar Cate Blanchett e dell’intera giuria da lei presieduta, composta da Ludivine Sagnier (premiata a Cannes e Berlino), Joanna Hogg (premiata al Sundance), Veronika Franz (vincitrice al Sitges), Christian Petzold (coronato a Berlino), Matt Dillon (nominato agli Oscar) e non ultimo Nicola Lagioia (vincitore del Premio Strega e direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino). Così però, speriamo per lui involontariamente, lascia passare l’assurdo messaggio che debba essere il CEO di RaiCinema a legittimare o delegittimare la giuria del festival e che, sostanzialmente, chi i film li crea ne capisce meno di chi nei film ‘ci mette i soldi’.
Del Brocco, molto poco sportivamente e con una scelta mediatica a dir poco autolesionista, ci mette la faccia per delle critiche che arrivano ovviamente solo dopo un risultato a lui sgradito. La giuria andava bene prima del verdetto, e ora che Rai Cinema ‘ha perso’, sembra proprio di rivedere l’archetipo favolistico della volpe e l’uva. Sulla stessa linea dalle colonne del Corriere della Sera, tre ore dopo, il celebre critico Paolo Mereghetti che, senza nominare Del Brocco né Rai Cinema, con un articoletto da 330 parole arriva a titolare su «un’edizione macchiata dal verdetto di Blanchett». In sostanza quel titolo, chiunque l’abbia scritto, se la prende con una donna (e non con tutta la giuria) che sta plasmando la storia del Cinema e che dell’esistenza di quei due paragrafetti non si cura nemmeno, mentre il testo dell’articolo la tratta come se fosse un’incapace. Nel pezzo Mereghetti invita a «privilegiare il glamour al posto delle competenze», ma risulta difficile credere che la Blanchett sia un’incompetente, anche se è una meravigliosa donna di grande popolarità (nonché un’attrice, una produttrice e da poco pure una sceneggiatrice).
BARBERA È A FINE MANDATO: DEL BROCCO VUOLE ‘TIRARE LA GIACCHETTA’ ALLA BIENNALE?
Cosa ancora più grave, è che l’intervento a gamba tesa di Del Brocco sembra avere il sapore di una forte intromissione nelle dinamiche della Biennale di Venezia, giacché arriva proprio alla scadenza del mandato di Barbera – che confidiamo verrà rinnovato a occhi chiusi, vista l’insuperabile lungimiranza con la quale questi ha saputo guidare e far crescere la kermesse.
Nonostante Alberto Barbera abbia fin qui portato la Mostra del Cinema di Venezia alla sua massima espressione e influenza (‘gemellandola’ con Hollywood e gli Oscar, facendone una roccaforte per alcuni dei più importanti autori da tutto il mondo e intercettando come nessun altro i cambiamenti operati da Netflix & co. sull’Industria), pare che agli occhi di Del Brocco quasi dovrebbe fare mea culpa per non aver saputo presentare una giuria all’altezza. Tutto ciò nonostante Barbera abbia sfiorato il miracolo proponendo per il Festival di Venezia 2020, nel pieno delle restrizioni agli spostamenti imposte dalla pandemia, una giuria con una forte componente femminile, composta da creatori e interpreti, ed espressione tanto del cinema Hollywoodiano quanto di quello d’autore e di quello di genere.
DEL BROCCO SI INTESTA IL SUCCESSO DEL FESTIVAL E «ACCETTA CON SERENITÀ» LA SCONFITTA. POI PERÒ…
Non pago di aver messo nero su bianco una reazione tanto scomposta, Del Brocco inoltre si intesta meriti non suoi e rivendica un ruolo di primo piano di Rai Cinema nel successo della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica («siamo soddisfatti di aver contribuito in maniera considerevole al suo successo, grazie alla quantità – ben diciotto film– e alla qualità dei nostri film»), dimenticandosi però che molti dei trascurabili film presentati sembrano essere piazzati nelle varie sezioni più per fare un piacere a Rai Cinema che viceversa. In questo rinfacciare il peso della presenza della sua azienda al Lido, qualcuno potrebbe rintracciare una sorta di pretesa: io ti porto quasi una ventina di titoli e tu allora devi darmi dei premi importanti, o la prossima volta magari ci guardiamo intorno. Ma qui vogliamo riconoscere a Del Brocco la buona fede di aver semplicemente voluto celebrare – con un po’ troppa autoreferenzialità – gli sforzi di Rai Cinema, rifiutandoci di leggere alcun tipo di aut aut tra le righe.
Il punto però è che, sorvolando su alcuni titoli minori decisamente tutt’altro che memorabili che pure hanno trovato spazio nel Festival di Venezia 2020, i film che lui vorrebbe premiati, pur detto con il dovuto rispetto del nobile lavoro di chi li ha realizzati, non sono i capolavori che vorrebbe farci credere. Miss Marx di Susanna Nicchiarelli e Le Sorelle Macaluso di Emma Dante sono certo migliori di altri titoli in concorso, ma in compenso hanno goduto della fortuna di accedere alla sezione principale pur non avendo lo spessore di altre opere ben più interessanti che si son viste relegate a un inedito ripensamento della sezione Orizzonti. Ma si sa: come è giusto che sia, al Lido il terzetto in ‘quota tricolore’ non ce lo leva nessuno, nonostante in tanti anni (non in questo, va riconosciuto) abbia rappresentato il peggio del concorso.
Vi è poi la questione Gianfranco Rosi. Il regista Leone d’Oro per Sacro Gra e Orso d’Oro per Fuocoammare (film coprodotto da Del Brocco proprio come il nuovo film Notturno) era uno dei nomi forti del Festival di Venezia 2020. È sul presunto ‘trattamento’ ricevuto dalla sua ultima fatica che si concentra la riprovazione del CEO di Rai Cinema. Rai Cinema si aspettava che il film vincesse qualche Leone, appare chiaro, nonostante la pellicola – con una buona media nelle tabelle dei daily al Lido – abbia ricevuto anche sonore stroncature, per via di un formalismo esasperato e totalmente incapace di empatia, uno ‘zoosafari fotografico’ in un medioriente esotico e non meglio identificato, tra vittime senza volto e senza nome cui la spasmodica ricerca di un’inquadratura bella da parte di Rosi non riconosce dignità. Legittimamente, la giuria di Venezia77 non ha ritenuto Notturno meritevole di alcun premio (differentemente da quanto magari accadrà in futuro in altri festival), ottenendo come risultato questa specie di accusa di lesa maestà.
Paradossalmente poi, è proprio Rai Cinema ad aver prodotto e presentato in Orizzonti a Venezia77 il bellissimo documentario Guerra e Pace di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (che forse avrebbe meritato il concorso), nel quale i registi riflettono sul linguaggio nella rappresentazione cinematografica della guerra, offrendo spunti che potrebbero tornare utili proprio a Rosi.
IL FESTIVAL DI VENEZIA 2020 È STATO UN TRIONFO E ALBERTO BARBERA, COL SORRISO, ZITTISCE TUTTI
L’uscita con la quale Paolo Del Brocco per conto di Rai Cinema si è molto poco ritualmente avventurato nel mettere in discussione la validità di una giuria internazionale che non ha premiato i suoi film è un fallo da stress – vogliamo giustificarlo così. Ma il fatto che sia avvenuta attraverso un comunicato stampa letto, riletto e approvato, comprova con quanta consapevolezza l’amministratore delegato romano abbia ufficialmente ricercato lo scontro diretto. Pretesa assurda e pericolosa che vuole minare l’autonomia del Festival di Venezia, un vero tesoro della cultura italiana. O meglio «una polemica inutile, ingiusta, inefficace» per citare le parole di Barbera nella conferenza stampa di chiusura, cui aggiunge: «Quando Paolo Del Brocco comporrà lui la giuria, staremo a vedere».
Anche le giurie migliori sono fallibili, certo, e chiunque ha la libertà di dare pareri sul loro operato. Il gruppo presieduto dalla Blanchett non avrà fatto scelte inattaccabili (si pensi al premio a Wife of a Spy), ma i vincitori gioiscono e i perdenti mandano giù il boccone amaro, sorridono e accettano il risultato: tra i comuni mortali il mondo funziona così. A suggellare il tutto, un geniale tweet del Direttore del Festival di Venezia 2020, che con una sagace ironia zittisce ogni ulteriore mal di pancia.
Canzone del giorno: “Bisogna saper perdere”, The Rocks, 1967. https://t.co/zn79xN0kly
— Alberto Barbera (@AlbertoBarbera2) September 13, 2020
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Segue il testo integrale del comunicato stampa di Paolo Del Brocco per Rai Cinema in merito al Festival di Venezia 2020. Ovviamente saremo felici di dar voce agli interessati con un’intervista qualora volessero replicare.
77. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2020
DICHIARAZIONE DI PAOLO DEL BROCCO AMMINISTRATORE DELEGATO DI RAI CINEMA
“Grazie al Festival, al presidente della Biennale Roberto Cicutto e al direttore Alberto Barbera per aver sfidato le paure, in questo anno davvero singolare, e aver portato a compimento con un’organizzazione puntuale e in totale sicurezza un evento complesso come un festival internazionale. Questa edizione della Mostra rimarrà un esempio positivo in tutto il mondo e siamo soddisfatti di aver contribuito in maniera considerevole al suo successo – grazie alla quantità (ben diciotto titoli) e alla qualità dei nostri film – per mandare un segnale forte di fiducia per la ripartenza di tutto il cinema.
Siamo contenti per il premio al film “I predatori” di Pietro Castellitto, un riconoscimento importante per un giovane regista alla prima prova che lo incoraggia a proseguire sulla sua strada. Un premio che spinge anche Rai Cinema a continuare a investire energie e risorse a sostegno del nuovo cinema italiano.
Per contro, pur consapevoli che i verdetti delle giurie vanno accettati con serenità, non possiamo non essere dispiaciuti e un po’ delusi perché i tre film coprodotti da Rai Cinema presenti nel Concorso ufficiale – “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli, “Notturno” di Gianfranco Rosi e “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante – non sono stati considerati come forse meritavano. Tre opere molto diverse tra loro, ognuna con uno stile e un’identità ben definite e una propria voce forte, originale e autentica, come è stato ampiamente riconosciuto dalla critica italiana e internazionale.
In particolare, dispiace che l’opera di Gianfranco Rosi, unica invitata eccezionalmente a partecipare ai maggiori festival internazionali – da Toronto a New York e Telluride, al London Film Festival, a quello di Tokio e Busan – accolta dal pubblico con 10 minuti di applausi, e quasi l’unanimità di consensi della critica e della stampa delle più prestigiose testate internazionali e italiane, non sia riuscita ad arrivare al cuore di questa giuria la cui composizione probabilmente non includeva tutte le diverse forme del cinema.
Le nostre congratulazioni infine a Pierfrancesco Favino, un attore straordinario che è da sempre nei nostri cuori”.