«Persecutori si diventa» è l’affermazione all’insegna della quale si apre Final Account, il documentario di Luke Holland presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2020 che pone il suo racconto dalla parte degli aguzzini nel delineare il quadro di una delle pagine più oscure della Storia dell’umanità, quella dei crimini compiuti dalla Germania nazista di Adolf Hitler.
Luke Holland firma un documentario che lascia parlare i nazisti
Meglio ancora, non è il porsi dal lato di chi della macchina nazista ha fatto parte l’operazione che Holland porta su schermo, bensì il considerare le testimonianze dirette raccolte in interviste nel più classico dei lavori di stampo documentaristico come un rovesciamento del punto focale con il quale sezionare l’ipocrisia e la “banalità del male” radicato a fondo in un sistema metodico di odio e violenze.
In Final Account, la cui genesi produttiva inizia con l’acquisizione di materiale a partire dal 2008, emergono tutte le sfumature di un’umanità frammentata, a distanza di decenni, tra orgoglio, negazione e pentimento, dove a chi afferma la profonda vergogna di essere stato complice anche passivo di una macchina orripilante, si pone come contraltare chi di quel Terzo Reich va ancora fiero e sfoggia con la disarmante convinzione della senilità un passato vissuto tra i ranghi delle SS. Non è affatto semplice lo sforzo che Holland, nipote di chi negli anni della Seconda Guerra Mondiale è stato perseguitato e ha perduto la vita, porta avanti tramite una costruzione essenziale e che in questa essenzialità lascia che a parlare siano i racconti di chi c’era e, forse, non si rendeva nemmeno conto del portato catastrofico di un’euforia trascinante di popolo.
In Final Account emerge la contraddittorietà di un sistema di odio radicato
L’importante è che si continui a raccogliere materiale fin quando ce n’è ancora modo, perché «ciò che non è documentato non esiste» e il rischio di incorrere nel dimenticare è minaccia concreta in un mondo dove ancora c’è chi fa del negazionismo una propria stoica e vergognosa bandiera. Per questo Final Account percorre la vita di chi ha visto con i propri occhi la realtà, dai primi passi formativi della gioventù fino ai racconti delle mansioni compiute all’interno o a ridosso dei più tristemente celebri campi di concentramento dove hanno perso la vita centinaia di migliaia di persone, che si pongono come l’anello di congiunzione tra le varie testimonianze portate avanti nel documentario.
Holland concatena queste voci perché entrino in conflitto a manifestare la propria contraddittorietà in un’azione di affermazioni e smentite all’interno delle stesse fila di esercito e corpi militari nazisti, passando per i civili e sviscerando la natura più attorcigliata attorno a un pezzo di Storia con la quale molti, nel più rovente periodo di rigurgito di sentimenti estremisti di destra, sembra debbano essere ancora chiamati ad un conto finale.