Confrontarsi con un personaggio enorme, controverso e culturalmente imprescindibile come Pier Paolo Pasolini è sempre un’impresa titanica. Reduci dal deludente film di Abel Ferrara con un emaciato Willem Dafoe, ci troviamo al cospetto della messa in scena del regista italiano David Grieco, di cui si erano perse le tracce dal 2004, allorché realizzò l’interessante Evilenko. Nei panni dell’intellettuale troviamo un Massimo Ranieri in stato di grazia che vince con estrema scioltezza il derby con il caro Dafoe, creando un personaggio di assoluto spessore, che naviga saldamente al timone delle sue umane turbolenze in una Roma oscura, splendida, enigmatica e inconoscibile. L’idea del film di rileggere gli ultimi giorni di vita di Pasolini attraverso una macchinazione ordita dai poteri forti, puntando decisamente sugli sconquassamenti che la stesura del libro Petrolio stava generando nei piani alti dei malaffari politici ed economici italiani, è assolutamente credibile, ponendo lo spettatore in un virtuoso meccanismo filmico tra l’inchiesta e la classica narrazione da giallo. I problemi della pellicola non sono ascrivibili alla sua sceneggiatura ma alla resa qualitativa della sua produzione. Un montaggio discutibile e l’approssimazione non sopportabile delle performance attoriali della maggior parte del cast, fanno scivolare il lungometraggio in una sorta di limbo qualitativo dal quale è destinato a non risollevarsi. La Macchinazione appare come una grande occasione mancata di mettere in scena le ultime ore di vita del gigante Pasolini; si ha l’impressione che Grieco fosse riuscito a mettere perfettamente a fuoco la giusta angolazione per raccontare questa tragedia italiana ma che nel corso della produzione qualcosa sia sfuggito rendendo vano il suo ottimo proposito. Un film per certi versi didascalico delle grandi difficoltà delle produzioni nostrane, attanagliate da problemi atavici dai quali non riescono a liberarsi. Riconosciamo comunque al regista l’onore delle armi, con la speranza che il suo film possa servire ad avvicinare i suoi fruitori alle opere eterne di uno dei più grandi intellettuali dello scorso secolo.
“Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano.”
La Macchinazione: Pasolini a orologeria
Un eccellente Massimo Ranieri incarna perfettamente Pier Paolo Pasolini in una pellicola incerta e a tratti mediocre.