Tra i film che annunciavano grandi aspettative della 15° edizione della Festa del Cinema di Roma c’è Supernova, opera seconda di Harry MacQueen. Classe 1984, il regista britannico sceglie Colin Firth e Stanley Tucci per dare vita ai protagonisti della storia Sam e Tusker. Il lavoro di MacQueen è molto vicino al teatro e prende spunto da storie di conoscenti che hanno dovuto affrontare una tra le più terribili malattie neurodegenerative, la demenza precoce. Le aspettative iniziali risultano, alla fine dei conti, parzialmente deluse a causa di una narrazione che privilegia l’essenzialità della scena, mettendo da parte quell’enfatizzazione, tanto cara ai cugini francesi, che può non piacere ma che rende il dramma ancora più vero.
Supernova, un elogio dell’amore nello stile britannico
Sobrio, non urlato e delicatamente immerso in un’atmosfera radical chic, Supernova è un vero e proprio film in stile britannico, che lascia spazio alla sottile ironia anche nei momenti più drammatici. Harry MacQueen dirige un vero e proprio elogio dell’amore, mettendo al centro di tutte le scene i due protagonisti Tusker (Tucci) e Sam (Firth). Simili ma allo stesso tempo diversissimi tra loro, i due coniugi decidono di trascorrere del tempo lontani da casa e viaggiare su un camper per le campagne britanniche. Non sappiamo molto di loro perchè le storie di entrambi si scoprono lentamente, nel corso della scena. Tusker è affetto da demenza precoce e Sam ha deciso di prendersi cura del marito nonostante le difficoltà cognitive e motorie che si aggravano di giorno in giorno. Il vero amore trova la sua natura anche nelle avversità e la sofferenza diventa un male necessario, per dimostrare all’altro quanto non ci sia nulla di più bello che condividere una vita insieme.
Un viaggio on the road dove lo spettatore è un mero osservatore
Il viaggio di Tusker e Sam prevede qualche fermata da amici e conoscenti che si trasformano in occasioni per condividere riflessioni e sentimenti. In questo contesto Tucker, appassionato di astronomia, spiegherà il significato dell’esistenza terrena alla sua figlioccia, in una sorta di passaggio di competenze e sapere alle generazioni del futuro. Supernova è un film molto ragionato, ricchissimo di spunti e di metafore ma ha un problema che non è possibile ignorare: non riesce a stabilire un contatto con il pubblico. Lo spettatore è infatti un mero osservatore della scena e non è chiamato ad entrare nel vivo della relazione e delle sofferenze dei protagonisti. Il film manca dell’empatia necessaria a stabilire un contatto con il pubblico di riferimento. I film drammatici possono essere un vero e proprio colpo al cuore, ma i sentimenti hanno bisogno di un’immagine, un oggetto, una persona per oltrepassare la barriera dello schermo. Purtroppo MacQueen non trova la chiave giusta ed è un vero peccato, perchè il film aveva tutte le carte in regola per un gran risultato finale.
Colin Firth e Stanley Tucci, le colonne portanti del film
Quando si scelgono due grandi interpreti come Colin Firth e Stanley Tucci e la sceneggiatura si concentra soltanto sulla loro relazione è inevitabile che diventino le vere e proprie colonne portanti del film. Supernova offre ai due attori la possibilità di mettere in scena una storia intima e profonda, prestando il volto ai due protagonisti. MacQueen enfatizza la recitazione dei due pluripremiati attori insistendo sui close-up e non concedendo molto spazio ai coprotagonisti. L’insieme degli elementi fa di Supernova un film sicuramente interessante e ben realizzato, da vedere per le magistrali interpretazioni dei protagonisti. MacQueen è soltanto al suo secondo lungometraggio, visto come interprete nel film di Richard Linklater Me and Orson Welles, ha debuttato alla regia nel 2015 con Hinterland. Le premesse ci sono tutte, vedremo se il regista britannico confermerà in futuro le sue doti.