Durante la visione di SanPa: Luci e Tenebre di San Patrignano, la discussa serie-documentario Netflix sulla comunità fondata da Vincenzo Muccioli per aiutare gli ex drogati a uscire dalla dipendenza e ritrovare un posto in società, non può non riecheggiare nella mente il detto bernardiniano che vuole la strada dell’inferno lastricata di buone intenzioni. Controversa storia di un piccolo impero del volontariato macchiato da abusi, SanPa: Sins of the Savior (cioè SanPa: I Peccati del Salvatore, questo il titolo internazionale) riapre un caso mediatico che tra gli anni ’80 e ’90 ha polarizzato l’opinione pubblica italiana creando tifoserie contrapposte e incendiarie polemiche – le quali, a giudicare dalle reazioni seguite al debutto del titolo sulla piattaforma streaming di Los Gatos, ancora non si sono estinte.
SANPA: LA SERIE NETFLIX SULLA COMUNITÀ DI SAN PATRIGNANO RACCONTA L’INCREDIBILE STORIA VERA DI VINCENZO MUCCIOLI
La serie TV di genere documentario creata da Gianluca Neri mostra il percorso, umano e non, del riminese Vincenzo Muccioli, un imprenditore che alla fine degli anni Settanta fondò quello che sarebbe diventato il centro di recupero per drogati più grande d’Europa: la Comunità di San Patrignano.
Muccioli, figura carismatica dotata di indubbio pragmatismo ma al contempo affascinata da suggestioni esoteriche, ebbe l’intuizione di reagire a un’emergenza sociale di dimensioni sempre più incontenibili con una sorta di grande ‘famiglia allargata’ della quale era ‘padre-padrone’. La serie racconta come tra accoglienza amorevole, lavoro manuale, controllo totale, coercizione fisica ed episodi di violenza, lui e i suoi collaboratori offrissero un aiuto alle famiglie distrutte dalla nuova piaga della droga; con Muccioli unico personaggio di spicco nel contrastare gli effetti indiretti di una criminalità organizzata che inondava le strade di eroina a bassissimo costo e a supplire a uno Stato che ignorava il boom della tossicodipendenza.
VINCENZO MUCCIOLI, SALVATORE DI MIGLIAIA DI GIOVANI, MA MACCHIATO DA PESANTISSIME ACCUSE
Nel corso dei suoi cinque episodi di circa un’ora ciascuno, SanPa ci presenta degli anni ’80 molto diversi da quelli patinati di cui ha abusato l’ondata vintage degli ultimi anni, e mette in scena nel dettaglio – dalla vertiginosa ascesa alla rovinosa caduta – la parabola di Muccioli. Il ritratto che viene restituito non manca di riconoscere il pionierismo di chi ebbe la lungimiranza meritoria di intervenire in modo incisivo su una questione allora ignorata e non compresa dalla politica, ma al contempo denuncia come l’uomo, con l’aumentare del proprio potere e notorietà, sembrò perdere il controllo della sua creatura e del proprio ego, rimanendo coinvolto in vicende giudiziarie per portare alla luce gli insospettabili illeciti apparentemente commessi dietro la segretezza di quelle porte chiuse.
NETFLIX, CON SANPA, DIMOSTRA CHE ANCHE L’ITALIA PUÒ CONFEZIONARE UNA GRANDE SERIE-DOCUMENTARIO DI RESPIRO INTERNAZIONALE
Come spiegano il co-sceneggiatore Carlo Giuseppe Gabardini e la regista Cosima Spender nel video che trovate qui sotto, la lavorazione di SanPa è durata più di due anni, tra ricerca, riprese e montaggio. Uno sforzo mirabile che dimostra come sia possibile realizzare anche in Italia un prodotto che non ha nulla da invidiare a pluripremiati titoli statunitensi come Making A Murderer o a Tiger King, con i quali ha in comune quel taglio tipico delle docuserie Netflix: una costruzione appassionante che garantisce, di puntata in puntata, un continuo crescendo di rivelazioni e colpi di scena.
A colpire lo spettatore non è solo la qualità delle interviste ai protagonisti, alcune di grandissimo impatto emotivo, ma anche l’impressionante quantità di filmati ed immagini di repertorio portati alla luce dallo straordinario lavoro preparatorio, capace di creare un quadro quantomai sfaccettato della vicenda. Uno dei meriti di SanPa è infatti proprio quello di restituire un ritratto il più possibile imparziale di un fenomeno complesso, misurandolo col contesto storico, e di raccontare senza preconcetti un personaggio estremamente divisivo come Muccioli.
SANPA: LE LUCI E LE TENEBRE DI SAN PATRIGNANO SONO LA SPIEGAZIONE DI UN GRANDE RACCONTO FATTO DI CONTRASTI
La storia di Vincenzo Muccioli e della Comunità di San Patrignano raccontata da SanPa va ben oltre la semplice descrizione dell’accaduto: la serie Netflix infatti prende spunto dalla cronaca dell’epoca per sollevare interrogativi di spessore, e mette inoltre a nudo un sistema istituzionale spesso incapace di risolvere autonomamente i problemi cronici del Paese.
Più volte nel suo svolgimento la docuserie porta lo spettatore a chiedersi quanto male si sia disposti a tollerare perché venga fatto del bene, e nell’alternarsi di luci e ombre attorno all’ingombrante figura di Muccioli invita a un giudizio tutt’altro che affrettato e semplicistico. La vera forza del titolo infatti risiede nel riconoscere un’opera di aiuto senza precedenti ai tossicodipendenti e nel denunciare abusi e crimini commessi a vario titolo tra le mura di San Patrignano, il tutto però mantenendo un alternarsi di forti contrasti che mai confluiscono in una banale zona grigia.
IL FENOMENO VINCENZO MUCCIOLI: L’AIUTO AI TOSSICODIPENDENTI E IL SIGNIFICATO PER IL SISTEMA-ITALIA
Vincenzo Muccioli non è solo il fulcro di tutta la vicenda, ma la vera anima di quella comunità che SanPa racconta così bene. La personalità del fondatore, uomo dalla fisicità imponente e lo sguardo mesmerico, si sovrappone perfettamente all’archetipo di uomo forte e solo al comando che da sempre affascina pericolosamente gli Italiani – un osservatore d’eccezione come l’editorialista de L’Espresso Gigi Riva lo ha recentemente definito come «il profeta del populismo». Grazie anche all’autorevolezza conferitagli da un’influenza mediatica e da un consenso nell’opinione pubblica con pochi precedenti, col passare degli anni Muccioli divenne sempre più prigioniero del suo regno in continua espansione, (forse) perdendone progressivamente il controllo e finendo per avere una fiducia sempre più mal riposta in metodi sempre più criticabili. Un percorso raccontato anche soffermandosi con esperienza sulla metamorfosi fisica del fondatore della comunità, dal valore simbolico e cinematografico potentissimo.
Ma come è stata possibile una parabola del genere? Qui entra in gioco il sistema Italia: ciò che SanPa mostra è un meccanismo diventato prassi nel nostro paese, per il quale in una situazione emergenziale si tende ad affidarsi a coloro che offrono la formula più semplice senza però porsi troppe domande (anzi, chiudendo talvolta un occhio) su come raggiungono i loro obiettivi.
SANPA E QUELLE POLEMICHE CHE DOPO DECENNI ANCORA POLARIZZANO L’OPINIONE PUBBLICA
SanPa, a distanza di 25 anni dalla morte del patron riminese, ha riaperto una pagina emblematica della storia italiana, e dopo il rilascio della docuserie si sono subito scatenate le polemiche. La comunità di San Patrignano, che pur è presente anche direttamente con numerosi contributi nella serie Netflix, ha emanato una dura nota per prendere completamente le distanze da un racconto che viene definito come colpevolmente fazioso. Forse si aspettavano di ritrovarsi davanti a un lunghissimo ibrido tra spot e agiografia, che ignorasse autorevoli testimonianze in chiaroscuro come quella dello scrittore e filosofo Fabio Cantelli Anibaldi o anche, semplicemente, i numerosi atti processuali.
Non è nemmeno mancata la difesa – più o meno – a spada tratta dell’esperienza di Muccioli, da parte di chi gli era particolarmente vicino già in vita (Letizia Moratti e Red Ronnie su tutti) ma anche dei campioni del sovranismo populista nostrano (Giorgia Meloni e Matteo Salvini). Tra i nomi noti, anche però chi ha riconosciuto lo sforzo di obiettività del lavoro di Cosima Spender e soci (Piero Villaggio, figlio di Paolo, ha avuto modo di sottolineare come la serie sia «abbastanza veritiera»).
NETFLIX FA CENTRO CON UNA DOCUSERIE STRAORDINARIA
Non avremo mai la panoramica completa di tutto ciò che San Patrignano ha rappresentato, anche perché è stata probabilmente un’esperienza molto diversa a seconda di chi l’abbia vissuta, ma SanPa ci dimostra che un lavoro di ricerca e divulgazione di eccezionale livello può ancora appassionare il pubblico.
Il successo della docuserie ci dice anche altro: Netflix si sta ritagliando sempre più un ruolo di primo piano nello scenario televisivo italiano. Se con le prime produzioni fiction nostrane ha puntato in modo spesso goffo a un target prevalentemente generalista e piuttosto giovanile, con SanPa si è cercato di alzare l’asticella per arrivare anche ad un pubblico più adulto. Considerando il clamore suscitato, l’operazione è perfettamente riuscita.