Dopo la prima mondiale nella scorsa Berlinale, viene presentato al Trieste Film Festival 2021, in anteprima italiana nella nuova sezione non competitiva “Fuori dagli Sche(r)mi”, Numbers (Nomery), la nuova e visionaria fatica del regista ucraino Oleg Sentsov in collaborazione con Akhtem Seitablaiev.
OLEG SENTSOV, OPPOSITORE DEL REGIME RUSSO, DIRIGE NUMBERS (NOMERY) DURANTE LA PRIGIONIA POLITICA
Sentsov in collaborazione con Seitablaiev sì, perché la prima cosa che bisognerebbe dire affrontando un film come questo è che gran parte del lavoro di regia si è svolto durante la prigionia di Sentsov. Infatti, il celebre regista ucraino è stato arrestato nel 2014 con l’accusa di complotto per atti terroristici. Nel 2015, Sentsov, è stato poi processato per terrorismo in Russia; la notizia sollevò un grande polverone mediatico, stimolato ancor più dalle proteste internazionali e da una lettera aperta firmata, tra gli altri, anche da Pedro Almodóvar, Ken Loach, Béla Tarr e Wim Wenders. Il caso Sentsov si è poi chiuso nel 2019 con la scarcerazione del regista nell’ambito di uno scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Tutto questo, però, non ha fermato la lotta artistica del regista che è riuscito a produrre uno dei film più belli dello scorso anno anche durante la prigionia.
NUMBERS: UNA DISTOPIA TEATRALE DI UOMINI-NUMERI
Il film, tutto ambientato sul palcoscenico di un teatro, racconta di una società distopica composta da 10 persone-numero (dove i maschi sono numeri dispari e le femmine invece pari) la cui vita in comunità, monotona e ripetitiva, è governata dalla presenza divina del Grande Zero, la cui visione è concessa solamente allo spettatore al di là dello schermo. In questa bolla in cui le cifre dalle forme umane sono rinchiuse, capita però un errore e una nascita improvvisa potrebbe portare alla luce un nuovo mondo, forse in grado di sovvertire le regole.
IL SIGNIFICATO DI UNA REGIA EPISTOLARE
Le vicende di Numbers nascono in realtà da uno spettacolo teatrale concepito ben prima dell’arresto di Sentsov e da una sceneggiatura già scritta che venne salvata dai suoi parenti poco dopo l’inattesa incarcerazione. Fu proprio il produttore polacco Darius Jabłoński a proporre al regista di dirigere il film da dietro le sbarre. Così Oleg Sentsov comunicò col resto della troupe, e col regista sul set Akhtem Seitablaiev, tramite una fitta corrispondenza epistolare tutte le sue scelte di regia: dal casting, al set design, fino a mandare precise indicazioni sullo stile di recitazione che avrebbe voluto vedere inscenato dagli attori.
SIMBOLI E IRONIA PER UNA LUCIDA DENUNCIA POLITICA
Numbers è una metafora che funziona egregiamente, a tratti iper-comica di una società malata in cui le persone (i numeri) si incontrano e scontrano come elementi chimici all’interno di una provetta; la messa in scena di un mondo distopico, che rappresenta l’astrazione di una società totalitarista, vista attraverso gli occhi del regista, si trasforma in un’amarissima critica sociale rivolta alla Russia. Sentsov dona quindi al pubblico un’opera che si presta ad essere da un lato manifesto di un sistema corrotto e disfunzionale, e dall’altro denuncia un vissuto di ingiustizie perpetrate direttamente ai danni della società, dell’artista e dell’arte in senso più ampio.