Death of a Virgin and Sin of the Not Living (2021) è il dramma di debutto dell’argentino-libanese George Peter Barbari. Presento alla 71. Berlinale nella sezione Panorama, è un film multilineare che propone una narrazione altalenante fra forme del dialogo interno ed esterno. Il protagonista (Etienne Assal), insieme ad alcuni amici, è pronto ad affrontare un rito di passaggio. La direzione è quella di una casa di prostitute dove i quattro ragazzi possono, finalmente, perdere la loro verginità.
DEATH OF A VIRGIN AND THE SIN OF NOT LIVING E IL FLUSSO DI COSCIENZA INCONTROLLATO
Destrutturando il maschilismo insito nello scopo che muove la storia, Barbari aspira a riabilitare il valore della sensibilità partendo dall’introspezione. Vuole farlo utilizzando un incontrollato stream of consciousness woolfiano e puntando sulla narrazione interna ai personaggi. Le inquadrature realisticamente mosse si concretizzano in una scelta fotografica che quasi perseguita i protagonisti. In Death of a Virgin and Sin of the Not Living, l’occhio della regia si sposta fra i personaggi principali e secondari, ne fa emergere gli incontrollati pensieri interni riguardo vita e morte, riportando alla mente la traccia e l’incipit del recentissimo Sto Pensando di Finirla Qui (Kaufman, 2020). È il crollo definitivo della difesa e della forza proiettata all’esterno, a fronte della fragilità interna.
BARBARI E LO SCRIPT INCENTRATO SUL CONTRASTO FRA STRUTTURE DIALOGICHE
Death of a Virgin and Sin of the Not Living accompagna quei pensieri non solo come rievocazione del passato, ma anche come anticipazione del futuro. Così, lo script è affidato poco ai dialoghi e molto ai monologhi. Barbari intreccia le storie, le esperienze traumatiche, tentando di inserirle in un processo di riassorbimento cosciente. I monologhi, innescati da un senso di recupero di Sè si avviano anche verso una proiezione futura. Lo scopo è quello di offrire un’esperienza di contrasto, partendo proprio dalla sceneggiatura. Il dialogo superficiale dei ragazzi protagonisti offre la giusta contrapposizione per dare rilievo alla sofferenza interna.
DEATH OF A VIRGIN AND THE SIN OF NOT LIVING, UNA MUSICALITÁ CHE RAFFORZA I MONOLOGHI POETICI
In questa alternanza, quando il focus narrativo segue l’interiorità del personaggio, l’epifania sonora spezza l’assenza della musica durante i dialoghi. Questa combinazione fra un sonoro sospeso e un dialogo silenzioso producono un andamento poetico, dai toni malinconici, proprio come lo stile delle poesie di Gibran, autore proposto nell’intro. In quel suono ovattato, riflesso della solitudine della coscienza, Barbari incentra il valore della sua storia, anzi delle sue storie. Death of a Virgin and Sin of the Not Living lavora su tematiche dal forte impatto emotivo, riscattando il pensiero come dialogo interiore. In un movimento commovente fra storie che scavano e che si proiettano in un futuro già scritto, Barbari svela, così, un’umanità fragile e reale.
BARBARI OSA E SCAVA IN UN’UMANITÁ PROFONDA
Death of a Virgin and Sin of the Not Living diventa un’esperienza meditativa, che riporta lo spettatore verso se stesso. Un’opera che non usa l’immagine, ma la struttura dialogica per allontanare dalla superficie e condurre lo sguardo verso acque profonde. Barbari prende l’umanità, quella sofferta, e le offre uno spazio di espressione commovente, malinconico, semplicemente vero. Le parole dei personaggi diventano piccoli componimenti poetici che alimentano il carico emotivo della narrazione.
DEATH OF A VIRGIN PARTE DA GIBRAN E VI RITORNA IN UN VORTICE DI POESIA E SENSIBILITÁ
Il film di Barbari lavora su una sana malinconia, arricchita da sfondi poetici: una composizione omogenea di mare e tramonti. In questa dimensione meditativa, il pensiero connota un certo modo di essere dell’umano. Quando il protagonista arriva dalla giovane prostituta, lo scopo vile e primordiale viene abilmente decostruito. Ma Barbari aveva già ingegnosamente gettato le basi durante il corso della narrazione. Di fronte alla voluttà primitiva dell’istinto, come guida che regola il viaggio dei ragazzi, si avverte un decadimento finale verso un bisogno di vicinanza, tenerezza e cura. Quel tipo di riflessione, di silenzioso e poetico dialogo, trova un radicamento tutto umano, incanalando le forze inconsce. Death of a Virgin and Sin of the Not Living è un manifesto sugli uomini di pensiero, sugli esistenzialisti malinconici e sui poeti. È specchio di quella umanità che non rinuncia a essere ciò che è, nelle profondità di una sensibilità spesso sopita.
immagine di copertina © Bee on Set Productions