La vera sorpresa agli Oscar 2021 è stata senza dubbio l’affermazione di The Father – Nulla È Come Sembra: l’esordio alla regia del francese Florian Zeller, enfant prodige della drammaturgia d’oltralpe, si è portato a casa due Academy Awards alla vigilia per nulla scontati, come l’Oscar alla Miglior Sceneggiatura Non Originale e soprattutto quello al Miglior Attore Protagonista – per il quale tutti puntavano a un premio postumo assegnato al Chadwick Boseman di Ma Rainey’s Black Bottom. Eppure vale la pena ricordare che, anche quando venne presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival nel gennaio del 2020, The Father prese in contropiede pubblico e critica, capovolgendo una serie di presentimenti e aspettative di partenza.
THE FATHER – NULLA È COME SEMBRA, DA DRAMMA TEATRALE A ‘FILM SPAVENTOSO’
La pellicola si presentava infatti come un dramma sulla demenza senile tratto da una pièce teatrale del 2012 dello stesso Zeller (Le Père), che peraltro aveva già avuto un adattamento per il grande schermo nel 2015 con Florida di Philippe Le Guay. Questa copertina tra il melò e la dramedy però in realtà si rivelò già allora un vero e proprio depistaggio, tanto che un giornalista del Guardian, Benjamin Lee, dopo averlo visto finì per paragonare The Father – Nulla È Come Sembra all’immaginario inquietante dei midnight movies: «al Sundance negli anni precedenti ci sono stati Saw, Hereditary, Get Out, The Babadook e The Blair Witch Project, ma quest’anno il film più spaventoso non parla di un assassino sadico o di un culto malvagio. Non è nemmeno un film di paura in senso tradizionale. È un film sull’orrore agghiacciante di convivere con la demenza e mi perseguiterà per settimane». Ecco, forse la forza peculiare e devastante di The Father sta proprio qui: nella sua capacità di portarci altrove da dove pensavamo di trovarci.
THE FATHER – NULLA È COME SEMBRA E IL DRAMMA DELLA DEMENZA SENILE
Eppure, all’inizio, non ci sembra di essere altrove. Anzi, ci troviamo dentro a un dramma apparentemente semplice imperniato su una dinamica apparentemente familiare. Anne (la Olivia Colman de La Favorita) sta perdendo la pazienza con suo padre di 80 anni, Anthony (Anthony Hopkins), la cui lucidità mentale sta lentamente svanendo a causa della demenza senile da cui è affetto. Anthony si rifiuta di permettere a una badante di prendersi cura di lui ma la figlia, che si sta trasferendo a Parigi, deve in ogni caso trovare qualcuno capace di seguirlo. Giorno dopo giorno il protagonista perde la percezione della realtà e ogni cosa di familiare inizia a mutare in qualcosa di estraneo, finché non fatica a riconoscere anche la stessa Anne, che gli appare diversa, sconosciuta. Questo percorso lo porterà a dubitare della sua stessa mente, dei suoi cari e di tutto ciò che ha intorno.
ANTHONY HOPKINS IN UN DRAMMA IN CUI L’IO DIVENTA UN LABIRINTO CANGIANTE
Detta così, la storia alla base di The Father – Nulla È Come Sembra ci pare quasi scontata, ma, come spesso si dice, il diavolo sta nei dettagli. Nessuna di queste informazioni che, almeno da lontano, sembrano chiare e inappellabili viene in realtà presentata in modo esplicito, anzi. I frammenti narrativi che ci arrivano (e che arrivano ad Anthony) vagano, si confondono e si sovrappongono, finendo per generare non una realtà chiara e chiarificatrice ma anzi una serie di realtà diverse, sfumate e contraddittorie dentro le quali il protagonista (e noi insieme a lui) rimane imprigionato. Ecco dove sta il diavolo: nella capacità superba di Zeller di passare da una scena all’altra attraverso schemi e dialoghi circolari per enfatizzare l’orribile ripetizione di una vita senza continuità (e senza identità).
Sia che raffiguri il matrimonio in difficoltà di Anne con suo marito Paul (interpretato alternativamente da Mark Gatiss e Rufus Sewell) o il rapporto ambivalente di Anthony con la sua nuova custode Laura (Imogen Poots), il regista non ci offre mai e in nessun modo un’interpretazione o una risoluzione definitiva di quello che stiamo vedendo, costringendoci a mettere insieme personaggi, frasi e ambienti come i pezzi di una sorta di “puzzle cerebrale”. Insomma, se per tematiche The Father – Nulla È Come Sembra può essere avvicinato a un film come Supernova, per messa in scena e impianto narrativo è più simile all’odissea interiore e intima di Sto Pensando di Finirla Qui – I’m Thinking of Ending Things. Al netto del surrealismo di Kaufman, entrambi i film ci comunicano ambienti e concetti che si deformano e raccontano personaggi prigionieri di una natura fluida in cui niente è più certo, nemmeno i “porti sicuri” della propria famiglia o della propria identità.
THE FATHER E LE IMPRESSIONANTI SCENOGRAFIE MUTEVOLI
Per arrivare ad un risultato così disorientate Zeller fa un uso all’ennesima potenza della macchina cinematografica. La fluidità delle inquadrature di Ben Smithard si unisce all’abile montaggio di Yorgos Lamprinos restituendo un immaginario di crescente distacco tra la realtà percepita e la realtà davvero vissuta. Anche la scenografia gioca un ruolo chiave: la trasformazione improvvisa della location, con l’appartamento di Anthony (splendidamente progettato da Peter Francis) che muta continuamente nei mobili e nei dettagli è un modo per evidenziare l’alienazione del protagonista e la sua incapacità di riconoscere persino i luoghi più familiari, quelli che contraddistinguono la vita di una persona. Ecco allora che in quella casa ogni porta che si apre è un passaggio mentale mancato, un reset dei ricordi e delle memorie, come un infinito loop di realtà inedite eppure già inconsapevolmente vissute. Zeller allarga gli orizzonti spaziali e temporali di questo unico luogo (o non luogo) e lo fa diventare un’estensione mostruosa e labirintica di un’identità che sta perdendo pezzi. Anche per questo The Father – Nulla È Come Sembra va considerato come uno degli adattamenti dal teatro al grande schermo più impressionante degli ultimi tempi.
ANTHONY HOPKINS FORSE ALLA MIGLIORE INTERPRETAZIONE DELLA SUA CARRIERA
Ovviamente questa esperienza visiva non sarebbe stata così brutale senza le devastanti interpretazioni di Anthony Hopkins e Olivia Colman. In particolare il lavoro di Hopkins è sbalorditivo e straziante, capace di coprire un’intera gamma di emozioni e sensazioni: furia, indignazione, euforia, turbamento, alienazione, disperazione. Ma anche qua il diavolo sta nei dettagli e, come sanno fare solo i grandi attori, Hopkins raggiunge vette ineguagliabili in quei momenti più silenziosamente sconvolgenti del film, quando per trasmettere l’angoscia e lo spaesamento del proprio io che viene frantumato dalla malattia basta uno sguardo, un lampo degli occhi che sfuggono, che si sottraggono o che vagano senza meta. A un certo punto, senza accorgercene, il personaggio di Anthony finisce per essere, ai nostri occhi, Hopkins stesso. E forse non abbiamo tutti i torti, perché quando Zeller scrisse la pièce teatrale decise di chiamare il protagonista Anthony proprio perché lo immaginò interpretato da Sir. Hopkins: cosa che otto anni dopo, sul grande schermo, è accaduta veramente.
Tutte queste eccellenze di scrittura, di regia e di interpretazione rendono The Father – Nulla È Come Sembra uno di quel film con una forza cinematografica fuori dal comune, riuscendo come pochissime opere in circolazione a contaminare l’immaginario classico del ‘dramma da camera’ con innovazioni nella messa in scena e con la ridefinizione del punto di vista dello spettatore e della percezione di quello che sta vedendo. L’esperienza visiva e sensoriale generata da questo ritratto spietato e struggente è tale che molti vorranno comprensibilmente evitare di farne parte, perché il tema è carne viva per chi ha conosciuto il dramma della demenza senile fra i propri cari. Ma per coloro che invece sono pronti a sopportarlo, il film di Zeller rimarrà una delle visioni di sempre più preziose e più difficili da dimenticare.
The Father – Nulla È Come Sembra viene distribuito al cinema da Bim il 20 maggio in lingua originale e il 27 maggio in versione doppiata.