Nicolangelo Gelormini, assistente alla regia di Paolo Sorrentino in L’Uomo in Più, debutta alla regia con un lungometraggio che sorprende per originalità narrativa. Interpretato da Valeria Golino e Pina Turco, Fortuna è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma e arriva in sala dal 27 maggio con I Wonder Pictures.
LA TRAMA DI FORTUNA, UN VIAGGIO ONIRICO PER RACCONTARE UNA VICENDA INDICIBILE CHE PORTA ALLA MENTE UNA STORIA VERA
Gelormini e il coautore del film Massimiliano Virgilio, sfuggono agli archetipi della narrazione di cronaca – dai quali prendono liberamente ispirazione – rifugiandosi in un mondo onirico, dove il racconto di una storia crudele viene inglobato in un’unica, turbolenta metafora. Gli autori scelgono infatti di richiamare alcune tesi psicologiche e la dissociazione tra mente e corpo per mettere in scena un racconto talmente straziante che sarebbe stato difficile fare altrimenti, e che riporta alla mente dello spettatore sin dal titolo la storia vera (anche se a detta degli autori Fortuna è una storia di fantasia) di Fortuna Loffredo, bambina di 6 anni violentata e uccisa a Caivano nel 2014 – tanto che componenti della famiglia della piccola, rivedendo comunque nel lungometraggio il dramma vissuto dalla loro cara, hanno annunciato una battaglia legale.
Fortuna racconta la vita di una bambina di 6 anni, Nancy (Cristina Magnotti, vista nella serie L’Amica Geniale), che si ritrova in un limbo dove non esistono certezze. Nancy vive con i suoi amorevoli genitori Rita (Valeria Golino) e Pietro (Libero De Rienzo) in un palazzone di periferia, ma il suo atteggiamento di progressivo mutismo e spersonalizzazione induce la madre a chiedere la consulenza dalla psicologa Gina (Pina Turco), che si rivela fredda e poco attenta alle sue esigenze. Nancy rifiuta il suo nome, pensa di chiamarsi Fortuna e condivide i suoi segreti con gli amici del cuore Annina e Nicola, gli unici a sapere che in realtà è una principessa arrivata da un lontano pianeta e inseguita dalle inquietanti figure di due malvagi giganti.
LA SPIEGAZIONE DI FORTUNA, UN FILM CHE PORTA LO SPETTATORE A VEDERE OLTRE LE TANTE ORRIBILI STORIE DI CRONACA
Gelormini compie un’operazione piuttosto complessa, invertendo la narrazione e lasciando scoprire soltanto nella seconda parte la storia della protagonista. Inizialmente quello di Fortuna è un universo fatto di camerette dai colori tenui, vestiti della domenica e comuni giochi di bambini, dove inventare mondi lontani è soltanto una fantasia. Pian piano si scoprono le carte e il film prende una piega inaspettata, cambiando genere e protagonisti, finché non si arriva al climax.
Il lato onirico della pellicola è sorretto dalla colonna sonora originale dei Golden Rain, che mescola elettronica e sonorità vintage, ma Fortuna è dominato da una componente sonora che richiama stati d’animo e sentimenti della protagonista. Visioni aliene, lampi di sonorità metalliche, schermi che alternano il rumore bianco alla chiassosità delle feste condominiali, tattoo shop che compaiono nella quiete di una prima comunione. Gli autori inseriscono questi indizi per riportare lo spettatore ad una realtà narrativa orribile, dove ai bambini viene negato prima il diritto all’infanzia e poi alla vita.
FORTUNA È UN BUON FILM, MA L’INSISTITO RICORSO ALL’ALLEGORIA RISCHIA DI RISULTARE TROPPO LABIRINTICO
Fortuna è un film ben fatto, forte di una prova attoriale interessante (anche da parte dei più piccoli) e girato con stile e libertà autoriale. Gli elementi architettonici sono esaltati in inquadrature statiche, che trasformano una realtà di estremo degrado in una composizione fotografica. Allo stesso tempo la brutalità dell’uomo è accentuata da una fotografia realistica, accompagnata da distorsioni vocali ed elementi grafici disturbanti. Purtroppo il punto debole del film è l’inserimento di troppi elementi onirici, che in alcuni casi possono essere dedotti soltanto alla fine del film, inducendo un’operazione di ricomposizione che non permette distrazioni.