Luca, in uscita in streaming il 18 Giugno 2021 su Disney+ senza VIP Pass e quindi senza costi extra per gli abbonati, è il 24° lungometraggio dei Pixar Animation Studios – dal 2006 di proprietà della The Walt Disney Company.
LUCA: IL NUOVO FILM PIXAR AMBIENTATO IN ITALIA
Sin da quando era un reparto della Lucasfilm che si occupava di avveniristici cortometraggi, la Pixar ci ha abituati a una prolifica produzione con grandi standard qualitativi e che ci ha regalato alcune delle più preziose perla dell’animazione contemporanea, caratterizzate da una ri-costruzione multi-tematica, da una sempre maggiore ricercatezza grafica e dall’intenzione di celebrare la ricchezza dell’interculturalità attraverso uno sguardo pluri-prospettico. Da Oceania (2016) a Coco (2017) l’esplorazione di varie realtà antropologiche è poi diventata una costante e Luca non si sottrae a questa sensibilità.
«LA VESPA È LIBERTÀ»: CON LUCA DEBUTTA ALLA REGIA ENRICO CASAROSA PER UNA STORIA TUTTA ITALIANA
È un nome italiano quello che guida la regia del nuovo film: Enrico Casarosa. Genovese di nascita – la Liguria è infatti l’ambientazione di Luca– e già storyboard artist per la Pixar, Casarosa debutta qui con il suo primo lungometraggio che porta con sé un’irriverenza artistica e concettuale tutta italiana. Quel meccanismo culturale che poggia sull’autoironia riesce infatti a trasformare lo stereotipo in una risorsa etica che dà origine all’individualità. Casarosa, dal 2002 in avanti, aveva già collaborato ad altri classici: da Cars (2006) e Ratatouille (2007), passando per Gli Incredibili 2 (2018) e arrivando fino a Soul (2020). In questo percorso aveva ottenuto una candidatura agli Oscar nel 2012 per la direzione del miglior cortometraggio La Luna (2011). Seguendo un concept a dir poco italianissimo, Casarosa fonde in Luca stili, plot, idee e suggestioni artistiche che spaziano da Calvino a Miyazaki e Fellini e che, omaggiandoli, si condensano splendidamente.
LUCA: DALLE ISPIRAZIONI MIYAZAKIANE ALLE COSTIERE LIGURI
In Luca il collegamento con lo Studio Ghibli è a doppio filo, perché anche Mike Jones – qui sceneggiatore insieme a Jesse Andrews – aveva lavorato all’adattamento in inglese di Si alza il vento (2013) e a La storia della principessa splendente (2013). Da questo retroterra artistico emerge Luca. Una insieme differenziato di stili, per arrivare a un’uniformità tematica ed estetica che restituisce il senso e il valore di una cultura. Semplice, immediata e leggera come il titolo, la storia è quella di Luca (Jacob Tremblay nella versione originale), mostro marino che vive della costiera ligure. Insieme al suo nuovo amico Alberto (Jack Dylan Grazer) decidono di salire in superficie, tra gli abitanti del paesino di Portorosso assumendo le sembianze umane. Questa idea, di fatto, nasce da un’ incarnazione delle leggende su draghi e mostri marini della riviera ligure – un folklore popolare da cui Casarosa attinge avidamente.
«FATTI MANDARE DALLA MAMMA»: IL FILM DI CASAROSA CHE RIABILITA IL VALORE DELLO STEREOTIPO
In Luca sono la cura del soggetto, la sua collocazione storico-geografica e la decisione di rappresentare una piccola realtà che rendono il film un affresco interessante, tingendolo di realismo – considerando anche i dialoghi misti con una prevalenza di cadenze ed espressioni italofone. Elementi che rendono il lavoro di Casarosa un prodotto genuinamente italiano e positivamente stereotipato, dalle canzoni (Un bacio a mezzanotte, Il gatto e la volpe, Fatti mandare dalla mamma), ai nomi dei personaggi. Contro ogni ipertrofia critica che mira a destrutturare scelte di regia “politicamente scorrette”; contro una spinta sempre più larga verso le derive di un fondamentalismo che mina le basi dell’arte filmica e della realtà che essa vuole rappresentare, in Luca lo stereotipo diventa essenza produttiva. Il giovane protagonista ha bisogno dell’uniformità culturale, di tradizione e valori in cui vivere per sentirsi veramente accettato nella sua diversità, così come il suo amico Alberto.
LA DIALETTICA IDENTITARIA E LA VALORIZZAZIONE DELLA DIVERSITÀ IN LUCA
L’impressione superficiale, epidermica è l’operatore narrativo su cui Luca fonda il tema della mutua comprensione identitaria. La stereotipizzazione vuole un passaggio di lotta fra mondi per favorire accettazione, riconoscimento, crescita reciproca. Luca e Alberto hanno bisogno dei costumi consolidati e radicati per essere riconosciuti nella loro diversità, accolti e inclusi. Allo stesso modo, i balzani abitanti del paesino di Portorosso hanno bisogno dei due ragazzi per imparare a muoversi oltre l’apparenza. Uno scambio che in Luca si offre teneramente e con un’evidenza che solo una buona operazione registica avrebbe potuto rendere. Tutto questo passa da quelle metamorfosi corporee utili a rivelare l’alterità oltre la superficie. L’idea su cui si regge Luca è l’oscillazione fra il dentro e il fuori, fra il sotto e il sopra, fra la terra e le profondità del mare. Lo fa per sottolineare quella possibile mostruosità che l’altro rappresenta, a primo impatto, per l’identità.
CASAROSA, LA PIXAR E ANCORA IL PERTURBANTE
Questa inclinazione al perturbante – già vista in Toy Story (1995) e ripresa in Coco– qui trova una sua ulteriore rappresentazione nel mostro marino, combinato con linee antropomorfe. Le trasformazioni che lasciano scoperto il pericoloso confine fra il noto e l’ignoto, si rendono nei momenti in cui i ragazzi diventano accidentalmente per metà umano e per metà pesce. Queste non servono a terrorizzare, ma costituiscono un primo invito all’accettazione. Un tale sotto-testo, più profondo e strutturale, si ricongiunge con quella linea narrativa dello scontro fra stereotipo e diversità che si mostra in superficie. L’intento etico di Luca, così, si basa sul presupposto estetico del perturbante come paura del primo incontro, spingendo verso la verità del riconoscimento. Il sé fluido, la convivenza nella diversità sono temi che ben rimandano a Miyazaki – oltre che il nome della cittadina “Portorosso”, immaginaria unione tra Porto Venere e Monterosso il cui suono pare però anche un omaggio a Porco Rosso (1994).
LUCA: EVADERE DAL PROPRIO MONDO, SENZA NASCONDERE SE STESSI
Le de-antropomorfizzazioni e le linee di confine fra identità e culture sono una scelta di immagine che aiuta a smussare quelle differenze che danno spesso adito a lombrosiane forme di discriminazione. Allo stesso modo, il tentativo di nascondere se stessi rimane solo una riduzione apparente della complessità; infatti, basta poco prima che l’individualità emerga con dirompenza – nel caso di Luca anche una simbolica goccia d’acqua trasforma i ragazzi in mostri marini. Accanto a questo, emerge quel desiderio di evasione dal proprio mondo con la raccolta di suppellettili umani che rinvia a un classico come La Sirenetta (1989), mentre il tema delle eterotopie, dei mondi nei mondi, e delle metamorfosi rinvia ancora a Miyazaki e al suo Ponyo sulla scogliera (2008).
DISNEY E FRAMMENTI ERACLITEI: COME RICONOSCERSI
Ancora una volta, l’estetica Pixar produce concetti, forme, visioni. Oltre il mare increspato della diversità si cela il vero. Questo, però, passa dalla percezione dell’interezza che accoglie insieme la dialettica fra l’io e il tu (Luca), fra l’uomo e il mostro (Monsters & Co., 2001), fra il vivo e il morto (Coco), fra l’animato e l’inanimato (Toy Story 4,2019), fra il micro e il macro (A Bug’s Life, 1998), fra l’animale e l’uomo (Ratatouille, 2007), fra il naturale e l’artificiale (WALL-E, 2008), fra subconscio e conscio (Inside Out, 2015). Tutti membri di un’equazione destinati a divenire il loro opposto, seguendo la legge del cambiamento; questa si configura come mutamento di prospettiva che Disney e Pixar hanno imparato bene a indagare e proporre nella forma del conflitto – non di poco conto è infatti il senso di colpa di Luca nei confronti della propria famiglia, quando realizza il desiderio di evasione.
«SILENZIO, BRUNO!»: IL DONO DI UNA FELICITÀ INCOSCIENTE E LA SPENSIERATEZZA IN LUCA
Luca è dunque incarnazione di un’oscillazione necessaria, che restituisce la frontiera dello scambio, della mutabilità delle essenze. Perché, in fondo, oltre quell’impatto violento che procede dall’io al tu, tutto si condensa nell’arco di costruzione del Sé. Ai fini di questa ricerca identitaria, l’altro/esterno rimane una proiezione della difformità che ognuno porta dentro di sé. In Luca, tutto questo succede sul placido sfondo romantico e malinconico di un racconto d’infanzia e su quel sistema di amicizie che determinano l’orientamento dell’io – è infatti Alberto che invita Luca a superare i limiti del proprio mondo, affermando se stesso; quelle amicizie aiutano a gettarsi caparbiamente dalla scogliera delle certezze o a emergere dalla profondità per risperare libertà. Luca, al di là delle solide tematiche,aspira a essere un inno alla spensieratezza. È un recupero sereno dell’infanzia; è il dono, universale e individuale insieme, di una felicità incosciente.