Mike Nichols è stato uno dei registi storici della New Hollywood, lui che negli Stati Uniti si era rifugiato insieme alla famiglia per sfuggire alle leggi razziali della sua Germania. Nella sua carriera ha regalato pellicole entrate prepotentemente nell’immaginario collettivo, da Comma 22 a Silkwood, da Cartoline dall’Inferno a A Proposito di Henry, senza dimenticare Il Laureato, un capolavoro che cambiò il cinema e non solo, che Nichols diresse ad appena 36 anni.
Il regista nativo di Berlino fu stroncato da un infarto nel novembre del 2014, nella sua New York. Da qualche anno, ormai, si era concentrato unicamente sulla regia teatrale, dopo che nel 2007 aveva presentato il suo ultimo film, La Guerra di Charlie Wilson, recentemente ripubblicato in DVD e blu-ray da CG Entertainment.
La Guerra di Charlie Wilson: la storia vera di come negli anni ’80 la CIA sostenne (anche) i jihadisti
I tre secoli scarsi di storia degli Stati Uniti sono una fonte inesauribile di narrazioni epiche, un po’ per loro stessa costituzione, un po’ per la retorica così patriottica e coinvolgente degli americani stessi, maestri nel tratteggiare personaggi unici ed entusiasmanti. Charlie Wilson entra ampiamente tra di essi.
Charlie Wilson fu un deputato democratico texano, in carica dal 1973 al 1996, mente, insieme all’agente dei servizi segreti Gust Avrakotos, della controversa Operazione Cyclone, la decennale (1979-1989) missione segreta della CIA che sgominò l’invasione sovietica in Afghanistan sostenendo militarmente i mujaheddin dello stato mediorientale.
Nel film di Nichols, il deputato texano è impersonato da Tom Hanks, che ne incarna perfettamente vizi e virtù. Charlie è un uomo affascinante e gioviale, pacato e impeccabile, a cui piace circondarsi di bottiglie di whisky e belle ragazze, pur amandone una sola, la sensuale e ricchissima Joanne Herring (Julia Roberts). Il suo ruolo politico è marginale, ma la sua intelligenza, le sue conoscenze e l’influenza che riesce ad esercitare lo rendono un personaggio particolarmente potente, capace di ottenere finanziamenti per l’Operazione Cyclone fino a un totale di 1 miliardo di dollari, una delle cifre più alte mai spese dalla CIA. A sostenerlo in questa missione c’è l’agente Gust (Philip Seymour Hoffman), uomo cinico e anticonformista, istintivo ma anche capace di profonde riflessioni. Saranno loro due ad orchestrare un gigantesco circolo di collaborazioni politiche per respingere le truppe sovietiche dal’Afghanistan, istaurando accordi militari ed economici senza precedenti con Egitto, Israele, Arabia Saudita e Pakistan.
La Guerra di Charlie Wilson e la fantastica accoppiata Nichols – Sorkin
A curare la sceneggiatura c’è Aaron Sorkin, autore di altissimo livello, premio Oscar per The Social Network e celebre anche per Codice d’Onore, L’Arte di Vincere e il più recente Il Processo ai Chicago 7, nonché per le serie West Wing e The Newsroom. La Guerra di Charlie Wilson non smentisce le doti di Sorkin: il film è un susseguirsi di dialoghi brillanti e affilati, con le battute che non vedono l’ora di uscire fuori dalla bocca degli attori e tengono il pubblico immerso nella vicenda, anche quando le dinamiche e il lessico si fanno più tecnici, più specifici, più complessi. Anche perché, La Guerra di Charlie Wilson, pur muovendosi tra cupi giochi di potere e polverose battaglie tra le montagne afgane, è un film solare, frizzante, radioso. Per la maggior parte del tempo, Nichols e Sorkin bombardano lo schermo con la narrazione di una guerra patinata, dolorosa ma distante, dove ogni piccolo conflitto drammaturgico viene risolto dalla sorridente disinvoltura di Wilson.
Un messaggio amaro dietro la retorica americana dell’interventismo militare
Il grosso boccone amaro, il messaggio critico e mesto del film, viene spinto dritto tra i denti dello spettatore solo negli ultimi minuti, quando la richiesta di Wilson di un milioni di dollari per ricostruire le scuole afgane disintegrate dalle bombe viene derisa e ignorata dal Congresso. “We always go in with the right ideals, we change the world and then we leave, but the ball keeps on bouncing” è l’affermazione disillusa che Nichols e Sorkin fanno dire a Tom Hanks, capace da sola di demolire tutta la facciata lucida e innocente degli Stati Uniti dell’ora e mezza precedente.
La grandezza di un regista come Nichols, però, non è solo in questo piccolo ma decisivo cambio di rotta finale, ma trasuda per tutto il corso del film. La Guerra di Charlie Wilson vanta una pulizia registica impressionante, nonché un’umiltà figlia d’altri tempi: la macchina da presa sa sempre cosa fare, accetta di sacrificarsi in nome della recitazione ma sa ritagliarsi anche qualche piccolo grande momento di gloria, quei sussulti che distinguono un ottimo regista da un bravo regista.
Tom Hanks, Philip Seymour Hoffman, Julia Roberts e Amy Adams: l’incredibile cast del film
A coronare l’opera un cast stellare: Tom Hanks si muove tra gli uffici governativi, le jacuzzi colme di whisky e gli accampamenti diroccati dei rifugiati come fosse nel salotto di casa sua, conservando sempre lo smalto invidiabile del suo personaggio; Julia Roberts porta sullo schermo uno stuzzicante connubio tra sensualità e potere, racchiusa nelle suoi Martini cocktail e nei suoi tubini neri; il compianto Philip Seymour Hoffman è, come sempre, capace di calarsi nei panni di qualunque personaggio facendo credere di non aver mai interpretato altro ruolo prima. Tra i personaggi secondari, spiccano Amy Adams, nel ruolo della fidata segretaria di Charlie, Christopher Denham, nei panni dello sbarbato esperto di armamenti della CIA, e Om Puri, che impersona il Presidente del Pakistan.
La Guerra di Charlie Wilson è un manuale di maestria cinematografica d’altri tempi, solido e preciso in ogni suo aspetto, dalla regia alla sceneggiatura passando per la recitazione, oltre a schiarire un avvenimento fino ad allora torbido in maniera intelligente e coinvolgente.