Wilma Labate, regista e sceneggiatrice romana con una generosa filmografia che si muove tra la finzione e il cinema del reale, l’abbiamo lasciata l’ultima volta a Venezia 75, quando presentò nella sezione Sconfini l’apprezzabilissimo documentario Arrivederci Saigon. Ora la Labate, tornata dietro la macchina da presa per un lavoro di finzione, presenta nuovamente alla Mostra del Cinema 2021 la sua ultima opera: La Ragazza Ha Volato.
LA RAGAZZA HA VOLATO: WILMA LABATE DIRIGE UNA STORIA DEI FRATELLI D’INNOCENZO
La Ragazza Ha Volato nasce da un soggetto di Damiano e Fabio D’Innocenzo, tra i più interessanti protagonisti del cinema degli ultimi anni, in rapidissima ascesa dopo l’esordio di La Terra dell’Abbastanza e il folgorante Favolacce – premiato alla Berlinale. È proprio insieme ai fratelli capitolini che la Labate condivide i crediti della sceneggiatura, per un lavoro che stavolta al Lido trova spazio nella sezione Orizzonti Extra nonché nella Sala Web del 78. Festival di Venezia.
Se in particolare il nome dei D’Innocenzo rischia di allertare l’entusiasmo del vostro animo cinefilo, fareste meglio a porre un immediato freno alle più felici aspettative. Questo perché purtroppo La Ragazza Ha Volato, pur volendo toccare un tema sul cui l’attualità si misura con consapevolezza sempre maggiore, non riesce a garantire alcuno spessore alla sua storia e, complice una regia che sembra errare senza meta negli interstizi della vicenda principale, arriva al termine della sua ora e mezza di metraggio senza aver arricchito in alcun modo lo spettatore.
Il coinvolgimento dei D’Innocenzo potrebbe a tratti essere addirittura fuorviante, perché se è vero che sul copione ci sono i loro nomi, va detto che questa storia risale a molto prima del loro brillantissimo esordio, e dal risultato è evidente. Il loro preziosissimo genio non era ancora fiorito, e la Labate non ha saputo arricchire in alcun modo quelle pagine acerbe – anzi.
LA TRAMA DI LA RAGAZZA HA VOLATO: UNA STORIA DI ORRORI SILENZIOSI CHE TI SCIVOLANO SOTTO PELLE
La sinossi ufficiale di La Ragazza Ha Volato è tanto vaga quanto insignificante, e se ne guarda bene dal fare riferimento al punto principale del plot, quasi a voler sfruttare un qualche effetto sorpresa. Il problema però è che, oltre a quello specifico accadimento, non vi è quasi nient’altro nella pellicola; tanto che da qui in poi non ci faremo problema di esplicitarlo – se volete evitare spoiler, siete avvisati.
La Ragazza Ha Volato è infatti la storia di una diciassettenne che deve fare i conti con le conseguenze di uno stupro, in una Trieste di periferia priva del benché minimo tratto distintivo – come del resto lo è tutto il film. Una Trieste che è un non luogo, quinta nella quale si consuma la tacita accettazione della violenza, un’attitudine a sussumere l’abuso senza opporvisi. La giovane e brava Alma Noce è Nadia, ragazzina introversa che si lascia scorrere addosso la vita anche nei suoi orrori, e che vive in un contesto di ostile passività. Ostile passività che sembra anche essere il peggior difetto del film stesso.
LA RAGAZZA HA VOLATO È UN FILM TEDIOSO E PRIVO DEL BENCHÉ MINIMO CARATTERE
Se infatti molte opere cinematografiche sono riuscite in passato a trarre la propria forza proprio da narrazioni vaporose, osservazioni acritiche ed erratiche del contesto o personaggi laconici e dialoghi apparentemente insignificanti, è evidente che Wilma Labate da questa materia non riesce proprio a plasmare il proprio meglio. Tra film che dicono tra le righe e film che hanno poco da dire c’è una sottile ma macroscopica differenza, e La Ragazza Ha Volato – che si colloca molto più saldamente nella seconda categoria – in tutto il suo svolgimento fallisce nel creare la benché minima empatia o interesse verso i suoi personaggi.
Una visione registica per nulla definita e una mancanza di carattere a dir poco colpevole affossano infatti irrimediabilmente quelle parche ambizioni che pur si intravedevano in filigrana. Un montaggio grossolano e un audio assolutamente inintelligibile danno poi il colpo di grazia anche a livello tecnico.
Le intenzioni dietro il soggetto sono chiare, ma di quell’apatico gelo esistenziale che poteva vibrare tra una scena e l’altra rimane solo l’ingombrante assenza. La banalità dell’orrore quotidiano sparisce nella banalità in senso assoluto. Inconcludente, noioso e anonimo, La Ragazza Ha Volato è purtroppo un passo falso nella filmografia della Labate, che però siamo certi saprà tornare a misurarsi con storie più affini al suo talento.