Leonardo Di Costanzo, miglior regista emergente ai David del 2012 per l’ottimo L’Intervallo, lo avevamo visto l’ultima volta alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes, dove nel 2017 aveva confermato il suo talento con L’Intrusa. Il regista ischitano, che proprio alla Mostra del Cinema aveva portato il suo debutto in Orizzonti, è tornato poi al Lido fuori concorso per presentare al Festival di Venezia 2021 il suo nuovo film Ariaferma, ora disponibile in DVD e Blu-ray CG Entertainment / Vision / Rai Cinema. Senza dubbio il suo migliore, tanto che ci sarebbe piaciuto trovarlo nella competizione principale.
Con Ariaferma l’autore torna ad esplorare quelle zone grigie della moralità e della legalità che tanto bene ha già saputo ritrarre, pur senza ripetersi. La vicenda si svolge nell’istituto penitenziario di Mortana – un carcere sardo che nella realtà non esiste, ma che è stato portato in scena proprio come comune denominatore di molte galere studiate dal regista e co-sceneggiatore per il film.
LA TRAMA DI ARIAFERMA, IL FILM DI LEONARDO DI COSTANZO CON TONI SERVILLO E SILVIO ORLANDO
Il carcere di Mortana è in fase di chiusura. Ma cosa succede quando quell’aria sospesa che precede un trasloco riguarda la casa ostile e obbligata che per tanti anni ha fagocitato la vita di un’ampia comunità di detenuti? Mentre i suoi ‘ospiti’ vengono trasferiti in altre strutture, delle beghe burocratiche costringono a fermare le operazioni di ricollocamento e così una dozzina di carcerati e una manciata di agenti si ritrovano sospesi in un limbo improvviso.
La gestione di quel che rimane del carcere è sempre più difficoltosa; si chiude un occhio sulla violazione dei diritti dei prigionieri e le tensioni salgono finché la situazione non sembrerà incontrollabile. Un primo gesto fuori dagli schemi da parte del secondino (ispettore, per la precisione) col volto di Toni Servillo eviterà però la rivolta. Mentre il suo rapporto col detenuto interpretato da Silvio Orlando li porterà a trascendere i rispettivi ruoli, un improbabile e sempre più azzardato abbattimento dei muri sembrerà colmare delle distanze che però resteranno pur sempre misurate da una parete di sbarre.
ARIAFERMA E I DUE MONDI (FORSE) INCONCILIABILI DI ‘GUARDIE E LADRI’
Una meravigliosa canzone di Fabrizio De Andrè composta con Giuseppe Bentivoglio, che chiudeva un concept album altrettanto straordinario, recitava così: «Di respirare la stessa aria di un secondino non mi va / perciò ho deciso di rinunciare alla mia ora di libertà / se c’è qualcosa da spartire tra un prigioniero e il suo piantone / che non sia l’aria di quel cortile, voglio soltanto che sia prigione» (Nella Mia Ora di Libertà, da Storia di un Impiegato).
Questi versi ispirati ben condensano in una manciata di parole l’inconciliabilità di due mondi che occupano lo stesso spazio ma difficilmente si incontrano. Il monopolio statale di una violenza normata e codificata contro la punizione per chi si è arrogato indebitamente il diritto di una violenza privata. Ruoli opposti che dividono uomini che spesso hanno in realtà molto in comune: un interstizio esistenziale in cui Di Costanzo, con Ariaferma, si insinua con sapienza e delicatezza.
ARIAFERMA RECLAMA UN SUO POSTO NEL CINEMA DI IMPEGNO SOCIALE
Profondo ma tambureggiante, duro ma gentile, Ariaferma non vuole essere un dramma carcerario, quanto piuttosto un’amara riflessione sui paradossi dello spazio detentivo; un film di frontiera sul confine che separa due popolazioni atavicamente ostili – e i loro tentativi di avvicinamento. La storia del cinema e ancor più della televisione ha denunciato più volte e con grande efficacia la pochezza rieducativa di un umiliante luogo di punizione, ma Di Costanzo si inserisce in questo discorso arricchendolo di poesia e di ‘visione’.
Ariaferma infatti porta avanti questa ipotesi di ripensamento dei ruoli con grande efficacia narrativa e con una raffinata ibridazione di generi. Tra momenti di tensione vibrante e allentamenti carichi di emozioni trattenute, la pellicola riesce ad essere tanto appassionante quanto toccante, e soprattutto mai banale.
TONI SERVILLO E SILVIO ORLANDO BRILLANO IN UN’OPERA DI ASSOLUTO VALORE
Silvio Orlando e Toni Servillo, capaci di rara maestria attoriale, nel trovarsi per la prima volta a condividere la scena danno vita a un duetto che supera la somma delle parti. Due consumati maestri che da soli basterebbero a reggere la più esile delle sceneggiature, ma che in questo caso trovano in Di Costanzo un demiurgo di altissima levatura, capace di dare forma a un disegno artistico particolarmente ispirato.
Fulcro di un metraggio senza cali è una scena in particolare; una scena straordinaria che difficilmente dimenticheremo: una cena fuori da ogni regola e di solido impianto teatrale. Un momento che segna l’acme emozionale e simbolico della storia e che è gestito con superba eleganza registica fino a una risoluzione tanto potente che sarebbe stata eccellente anche come chiusura del film; ma che intelligentemente diventa un punto e a capo prima di limare a dovere il terzo atto.
Se ne fanno pochi di film belli come Ariaferma in Italia ultimamente, purtroppo, e in un panorama affollato come quello delle storie carcerarie questa piccola grande produzione nostrana non fatica a emerge e reclamare una propria identità. La regia, le interpretazioni, lo script siglato a sei mani con Bruno Oliviero e Valia Santella e l’intero comparto tecnico concorrono a un’armonia di eccellenze che non possiamo che celebrare. Il valore di un uomo sta nel costruire ponti ove altri ergono muri, e in tal senso l’ultima opera di Leonardo Di Costanzo è di grande ispirazione.