Il cieco che non voleva vedere Titanic (Sokea Mies, Joka Ei Halunnut Nahda Titanicia), film finlandese di Nikki Teemu, è stato presentato in Orizzonti Extra a Venezia 78 e arriva nelle sale italiane e in streaming su iwonderfull.it il 14 settembre 2021. Con una presenza attoriale minima e sfumata (o meglio sfocata) il lungometraggio è una storia di fantasia ma con un importante dato reale che ne amplifica l’impatto: l’attore protagonista Petri Poikolainen è realmente ipovedente e affetto da SLA.
DI COSA PARLA IL CIECO CHE NON VOLEVA VEDERE TITANIC? LA TRAMA DEL FILM
Jaakko (Petri Poikolainen) è ipovedente e ridotto sulla sedia a rotelle a causa della SLA. Ha una grande passione per il cinema, privilegiando James Cameron e John Carpenter. A solleticarlo c’è Sirpa (Marjaana Maijala), donna che ha conosciuto virtualmente e che, dialogando con lui, tenta di convincerlo a vedere Titanic. Jaako si trova coinvolto in una situazione pericolosa quando decide di uscire di casa per raggiungere la donna.
IL FILM FINLANDESE SULLA DISABILITÁ
Il cieco che non voleva vedere Titanic assume come oggetto dello script la disabilità. Da questo la scelta fotografica mirata. Inquadrature circoscritte in cui il campo visivo si stringe solo sul volto del protagonista. Il resto, tutto intorno, è continuamente sfocato. Grazie a Nikki Teemu siamo vicini e lontani allo stesso tempo dalla condizione del protagonista. Percepiamo come lui, ne viviamo il limite percettivo. Così, Il cieco che non voleva vedere Titanic trasporta lo spettatore in una condizione di cecità, in una sorta di soggettiva che per essere restituita assume come centrale il viso del protagonista. Tutto intorno regna il caos dell’impercettibile. Ad arricchire l’insieme, i titoli di testa e di coda sono presentati in braille, doppiati in finlandese.
IL CIECO CHE NON VOLEVA VEDERE TITANIC: IL FILM SU UN UOMO CHE NON DISTINGUE KURT RUSSELL DA UN HUSKY
Il cieco che non voleva vedere Titanic non si circoscrive al tema della disabilità, ma tenta di superarla, cercando una compensazione. Per questo, il film di Teemu è un inno alla cultura cinefila, di cui esimio rappresentante è il protagonista. L’uomo cieco è l’uomo che guarda i film meno “esposti” visibilmente; quei film d’autore, nascosti, difficili, di nicchia. Per questo, Il cieco che non voleva vedere Titanic basa la propria sceneggiatura su insieme di citazioni del grande e del piccolo schermo: da Alien e Terminator al più recente Ratched.
IL FILM DI TEEMU E LA LOGICA DELLA COMPENSAZIONE
Il cieco che non voleva vedere Titanic riporta a questa logica della compensazione. Il campo visivo limitato non implica una limitazione di quello intellettuale che, al contrario, si estende – qui tramite la cultura cinematografica. Nel frattempo, lo spazio sul mondo delle relazioni concrete si apre solo attraverso il dialogo, le parole, mai con le immagini. Sentiamo voci, percepiamo voci nella continua provocazione mossa nel guardare Titanic (qui emblema irrimediabile del mainstream). Questo fino a che, sotto traccia, la strutturazione meta-cinematografica diventa una difesa dei film d’autore.
IL CIECO CHE NON VOLEVA VEDERE TITANIC IN DIFESA DEI FILM D’AUTORE
Nel film, la dimensione cinefila del protagonista si concretizza nella sua abilità oratoria, anche nel momento di maggiore terrore durante la sua disavventura fuori dalla porta di casa. È così addentro a quel mondo che non ha bisogno della superficialità dei grandi film per poterne parlare, reputandoli scontati, “troppo visti”, banali. Quei film sono destinati al pubblico medio che non possiede la stessa fine percezione intellettuale. Ed è proprio nella filmografia di un regista amato e odiato insieme, James Cameron, che sta il parallelo esistenziale con la vita del protagonista. Tutto di Cameron c’è nella sua esistenza, tranne una romantic story che emblematicamente è rappresentata da Titanic. Questa è la storia che Jaakko cerca di conquistarsi, mettendosi in pericolo ed uscendo di casa per raggiungere Sirpa.
IL FILM DI NIKKI TAMU SOMMINISTRA EMPATIA
Il cieco che non voleva vedere Titanic è un film degno di interesse per molteplici aspetti: per la cura della regia, della fotografia, per la sceneggiatura e per l’interpretazione di Petri Poikolainen. È un’opera che serve allo spettatore e per questo non è semplice da seguire. Le riprese sono spesso faticose da sostenere per lo sguardo, ma la tensione tragica si avverte sensibilmente, anche se spesso nascosta da un tono di autoironia. Così, Nikki Temu propone un’opera che, seppure semplice e minimale, incanta, coinvolge ed è anche un buon esercizio di empatia.