Lo Chiamavano Trinità, film del 1970 scritto e diretto da E. B. Clucher (all’anagrafe Enzo Barboni), è una delle pellicole più celebri del duo formato da Bud Spencer e Terence Hill. Il lavoro di Barboni è considerato il capostipite del sottogenere del fagioli western, derivazione semi-parodistica dello spaghetti western e – complice anche l’inconfondibile melodia del tema principale composto da Franco Micalizzi – ha lasciato un segno nel cinema italiano e in quello internazionale. Grazie a Mustang e CG Entertainment, il meritevole restauro della versione integrale operato dalla Cineteca di Bologna è ora disponibile in una nuova versione home video Blu-ray + DVD.
Trinità (Terence Hill) è un abile pistolero, gentile ma notevolmente pigro, che arriva in una piccola città di cui suo fratello (Bud Spencer) è inaspettatamente sceriffo. I due si troveranno a sostenere una lotta contro il terribile maggiore Harriman (Farley Granger), intenzionato a sottrarre il territorio a un’innocua comunità di mormoni.
COS’ERA DI PRECISO LO “SPAGHETTI WESTERN”?
È impossibile parlare di Lo chiamavano Trinità senza paragonarlo al genere in cui si innesta e di cui è al contempo semi-parodia: lo “spaghetti western”. Tale appellativo di origine statunitense si riferisce al western all’italiana: famiglia cui è ascrivibile l’importante filone produttivo partito in Italia verso la metà degli anni ’60 (ma comprendente anche film girati in Spagna e in altri paesi del Mediterraneo) e che ha influenzato considerevolmente la filmografia mondiale, dell’epoca e successiva.
Quando si parla di spaghetti western la mente corre rapidamente alla Trilogia del Dollaro: cioè il ciclo narrativo sul personaggio dell’Uomo Senza Nome cui diede vita lo straordinario sodalizio tra Sergio Leone, Clint Eastwood ed Ennio Morricone. Un paradigma con cui – nonostante la povertà di mezzi economici che caratterizzò il fenomeno – sarebbe diventato impossibile non misurarsi, ma anche la vetta più alta di una corrente cui contribuirono molti di quelli che oggi sono rivalutati come maestri del cinema italiano di genere: da Corbucci a Castellari, da Fulci a Bava.
IL WESTERN SPIEGATO AI BAMBINI: BARBONI LO RIPENSA TRA BUDDY MOVIE E COMMEDIA PER FAMIGLIE
Da questa arteria del cinema western nasce Enzo Barboni (a lungo direttore della fotografia per Sergio Corbucci). Il regista con Lo chiamavano Trinità consegna al cinema italiano il lavoro più celebre di un prolifico sottogenere che rilegge ironicamente i capolavori degli anni precedenti, e a cui seguirà il sequel …continuavano a chiamarlo Trinità (1971). Sarà però proprio nell’arco di quello stesso decennio che il western all’italiana e le sue derivazioni subiranno un lento e inesorabile declino, con un progressivo affievolimento quantitativo e qualitativo. Il regista in compenso continuerà con successo negli anni ’80 a dirigere altri celebri film del duo Spencer-Hill.
Barboni arriva al suo secondo lungometraggio Lo chiamavano Trinità dopo il mediocre debutto con Ciakmull – L’uomo della vendetta, girato appena un semestre prima. Se col suo esordio aveva cercato con modesto successo di riproporre un canovaccio ben noto, qui invece osa, trasformando di fatto il western in una commedia per famiglie, ma anche segnando per sempre il buddy movie di genere.
IL FAGIOLI WESTER E IL LUNGHISSIMO RAPPORTO TRA WESTERN E COMMEDIA
Lo chiamavano Trinità, nella sua grottesca e ironica rappresentazione del western, stravolge le aspettative di un pubblico abituato allo sguardo di ghiaccio di icone come Eastwood o Franco Nero (Django, 1966) e adotta una serie di scelte innovative in riferimento al casting, alla scrittura dell’elemento comico e alle location. Nulla che il cinema italiano non avesse già abbondantemente fatto: varianti comiche del genere western sono infatti abbondantemente attestate in Italia già da circa un ventennio prima della nascita dello spaghetti western stesso (si pensi a Il Fanciullo del West di Ferroni, 1942) e da esse Barboni recupera l’idea di girare il film non nei set spagnoli resi celebri da Leone ma in Lazio e Abruzzo.
Barboni però scarica i toni eccessivamente gigioneschi che venivano affidati a veri e propri attori comici quali i Brutos, Ric e Gian, Raimondo Vianello o Ciccio e Franco e opta per una rilettura ironica che mantiene una patina di credibilità e un’attenzione alla confezione tecnica. Esattamente a metà tra spaghetti western e parodia pura, il fagioli western è di fatto un western che non si prende sul serio, in cui i buoni sentimenti hanno la meglio sul nichilismo, i cazzottoni rumorosi sul sangue e la stupidità dei cattivi sulla loro spietatezza.
A proposito di fagioli, leggenda vuole che per prepararsi alla scena di Lo chiamavano Trinità in cui mangia avidamente una gran quantità di legumi Terence Hill abbia digiunato almeno per le 24 ore precedenti.
BUD SPENCER E TERENCE HILL, UN PERFETTO DUO DI ‘DURI BUONI’
Per quanto riguarda il cast, Bud Spencer (Carlo Pedersoli) e Terence Hill (Mario Girotti) non furono la prima scelta. Rispettivamente i ruoli erano stati pensati per George Eastman, pseudonimo di Luigi Montefiori (Il cobra; Fellini Satyricon), e di Peter Martell – nome americanizzato di Pietro Martellanza (Ciakmull – L’uomo della vendetta; Ringo, il cavaliere solitario).
Per Lo chiamavano Trinità, in una prima fase venne anche considerato lo stesso Franco Nero. Tuttavia, quello che fece demordere molti attori (i volti noti al cinema western) fu proprio la stranezza della sceneggiatura. Quello script con cui il film quasi disattende ogni formula del tradizionale western “violento”, pur contenendo tutti i crismi del genere, non ebbe un riscontro positivo fra i grandi nomi del tempo.
La coppia Perdersoli-Girotti aveva collaborato in Dio perdona…io no! (1967) e in I quattro dell’Ave Maria (1969), entrambi diretti da Giuseppe Colizzi. Barboni, con Lo chiamavano Trinità, consacra Bud Spencer e Terence Hill come icone della comicità italiana prima e internazionale poi (il film venne distribuito oltreoceano nel 1971 nella West Coast e poi nel 1972 nella East Coast), legate a doppio filo a un immaginario quasi bambinesco di violenza da cartone animato proposta in contesti che altrimenti sarebbero relativamente seriosi.
UN UOMO CHIAMATO “FISCHIO” E QUENTIN TARANTINO
Anche la colonna sonora – composta da Franco Micalizzi e con il testo “Trinity” cantato dall’italo-australiano Annibale Giannarelli – gioca un ruolo fondamentale. Quello di Lo chiamavano Trinità è un motivo a cui si accompagna un inconfondibile elemento sonoro: il fischio di Alessandro Alessandroni. Quest’ultimo è udibile anche in Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo. Sarà Federico Fellini a soprannominare Alessandroni “Fischio”. La fortuna del tema inconfondibile di Lo chiamavano Trinità si trascina fino alla cinematografia attuale, quando Tarantino decide di riutilizzarlo prima dei titoli di coda in Django Unchained (2012).
LO CHIAMAVANO TRINITÀ, L’ESEMPIO DI COME SI RIVITALIZZA UN GENERE
Lo chiamavano Trinità, al netto del suo successo, è un film frutto di un azzardo riuscito. Questo perché sconvolge piacevolmente gli stilemi del western, riadattandoli sul genere della commedia ma senza scadere apertamente nella caricatura. Un’iniezione di freschezza in un western ormai inflazionato, che dopo i grandi fasti degli anni ’60 stava cominciando a incontrare la stanchezza del pubblico. Ma anche un approccio lungimirante che nel decennio successivo troveremo con grande successo declinato nel genere poliziesco (e non a caso nel corso degli anni ’80 e ’90 Lo chiamavano Trinità diventerà uno dei film con più passaggi televisivi e nel 1992, a 22 anni dalla sua uscita in sala, entrerà addirittura nella top ten delle videocassette più vendute in Italia).