Con due candidature agli Oscar e sette candidature ai Golden Globe (vinto nel 2013 con Zero Dark Thirty) ottenute negli ultimi dieci anni, Jessica Chastain è una delle attrici più attive nel panorama hollywoodiano odierno. Lo status conquistato all’interno dello star system le ha permesso, a più riprese, non solo di poter rifiutare ruoli non graditi (come, ad esempio, quello di Christine Palmer in Doctor Strange) ma anche di produrre in prima persona progetti a lei più congeniali: è il caso de Gli Occhi di Tammy Faye, biopic diretto da Michael Showalter (The Big Sick) che ha aperto l’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma ed è stato distribuito nelle sale italiane dal 3 febbraio 2022.
GLI OCCHI DI TAMMY FAYE, LA STORIA VERA DI UNA COPPIA DI FAMOSI TELEPREDICATORI AMERICANI
La pellicola fa luce sulla vita di Tammy Faye (Jessica Chastain), una famosa telepredicatrice evangelica che, assieme al marito Jim Bakker (Andrew Garfield), creò tra gli anni Settanta e Ottanta un impero mediatico senza precedenti nell’ambito dei network cristiani statunitensi. Gli Occhi di Tammy Faye ci mostra il percorso umano della coppia, dagli inizi fino alla rovinosa caduta.
GLI OCCHI DI TAMMY FAYE È IL CLASSICO BIOPIC CHE PUNTA A RAGGIUNGERE UN VASTO PUBBLICO GENERALISTA
Michael Showalter, regista e sceneggiatore che si divide tra cinema e televisione, con Gli Occhi di Tammy Faye realizza un biopic di stampo classico in cui la regia è principalmente al servizio degli attori. Nonostante il film non abbia particolari picchi artistici, può comunque contare su un comparto tecnico di ottimo livello: dalle scenografie ai costumi, fino ad arrivare al trucco (oggetto però di controversia, dato che la Chastain ha dichiarato come il make-up le abbia danneggiato in maniera seria la pelle), tutto è curato fino ai minimi dettagli.
Per quanto riguarda la narrazione, la trama segue un canovaccio estremamente convenzionale mostrandoci la vita di un personaggio molto famoso in America che, in un ambiente maschilista e ultraconservatore, ha provato a scuotere le coscienze su diversi temi legati alla tutela dei diritti civili. La vera attrazione de Gli Occhi di Tammy Faye sono ovviamente gli attori: Jessica Chastain e Andrew Garfield sono la forza trainante della pellicola, supportati da comprimari d’eccezione (come Vincent D’Onofrio, nei panni del reverendo Jerry Falwell).
PUR IMPECCABILE NELLA FORMA, GLI OCCHI DI TAMMY FAYE È UN FILM TUTT’ALTRO CHE INDIMENTICABILE
Se nella forma Gli Occhi di Tammy Faye è quasi inattaccabile, dal punto di vista invece del contenuto l’opera di Showalter non è in grado di offrire allo spettatore spunti di reale interesse. Come per molti biopic che puntano a vincere nella stagione dei premi, il film è stato concepito per arrivare ad un pubblico più ampio possibile e, per questo motivo, la sceneggiatura è calibrata in modo tale da evitare polemiche o controversie spinose agli occhi dell’opinione pubblica americana e non.
La conseguenza di questa scelta però è un appiattimento generale nel racconto e nella messa in scena, tale da rendere il lungometraggio innocuo e artisticamente poco rilevante. Anche la scrittura della protagonista è condizionata dalla mancanza di coraggio: la Tammy Faye di Jessica Chastain, che nelle intenzioni dovrebbe essere un simbolo di emancipazione, in realtà è un personaggio monocorde e poco sfaccettato (a differenza di quello di Garfield, ambiguo e probabilmente per questo più interessante).
Nonostante l’apprezzamento da parte dei giurati dell’Academy, Gli Occhi di Tammy Faye è un film tutt’altro che indimenticabile, dal taglio quasi televisivo – del resto il regista ha una solida esperienza costruita prevalentemente sul piccolo schermo. Non prendersi rischi è una scelta che non sempre paga e, in questo caso, le possibilità che la pellicola finisca ben presto nel dimenticatoio sono alte.