CODA – I Segni del Cuore, vincitore dell’Oscar 2022 per il miglior film e di altre due statuette di peso (attore non protagonista e script), fin da subito è stato percepito dal mercato come un cavallo vincente per la stagione dei premi. Amazon ed Apple, dopo l’anteprima al Sundance Film Festival 2021, hanno infatti fatto a gara per acquisirne i diritti, con la piattaforma streaming di Tim Cook che alla fine ha chiuso un contratto da ben 25 milioni di dollari: la cifra più alta mai pagata al mercato virtuale della kermesse dello Utah (superando così i 22,5 milioni pagati da Hulu/Neon nel 2020 per Palm Springs).
Non è difficile capire che il team di Cupertino abbia deciso strapagare il lungometraggio perché aveva capito come potesse riempire molte delle ‘caselle’ richieste dagli attuali standard dell’Academy. Nel 2019 il CEO Apple aveva infatti deliberatamente dichiarato che AppleTV+ avrebbe puntato direttamente all’Academy Award e, nonostante lo scetticismo iniziale verso una piattaforma che per quantità dell’offerta non sembrava poter competere con Netflix né tantomeno con Prime, ecco che tre anni dopo è proprio la Mela Morsicata a fare la storia con la prima statuetta per il miglior film mai assegnata a un web service.
CODA – I SEGNI DEL CUORE, LA FAMIGLIA BÉLIER E IL GRANDE ASSENTE: AL DI LÀ DEL SILENZIO
CODA – I Segni del Cuore è un buon film, certo, ma a parte il merito di trattare con naturalezza e rinnovata sensibilità il tema della disabilità sensoriale, non è certo perfetto né tantomeno innovativo. La pellicola della regista e sceneggiatrice Sian Heder, che incomprensibilmente si porta a casa anche il riconoscimento per la miglior sceneggiatura non originale, è infatti il remake di una commedia agrodolce francese del 2014, La Famiglia Bélier. L’opera d’Oltralpe però, pur mantenendo toni più leggeri e un focus narrativo più ristretto, è a sua volta a dir poco debitrice non dichiarata (ai limiti del lecito) dell’eccellente pellicola tedesca del 1996 Al di Là del Silenzio – che ventisei anni fa era ben più innovativa di quanto non lo sia Coda adesso e che fu addirittura candidata all’Oscar per il miglior film straniero. Peccato che Caroline Link e Beth Serlin, sceneggiatori di un originale meno nazional-popolare ma il cui soggetto si riverbera direttamente anche in CODA, non appaiano nemmeno tra i crediti per la storia e che a loro la Heder ovviamente non dedichi nemmeno una minima menzione nella conferenza stampa del backstage degli Oscar – figuriamoci sul palco.
Per il cinema del Vecchio Continente, dunque, CODA – I Segni del Cuore non è nulla di nuovo: è una commedia drammatica dalle sfumature coming of age su una figlia di persone sorde che deve affrontare cambiamenti importanti nel momento in cui si emancipa mettendo la passione per la musica al centro della propria vita. Nell’adattamento a stelle e strisce l’ambientazione passa dalla rurale campagna francese al paesaggio marittimo del Massachusset e gli attori protagonisti Troy Kotsur, Marlee Matlin e Daniel Durant sono realmente persone sorde, al contrario dei francesi, che hanno imparato la lingua dei segni sul set, lavorando con il corpo e la gestualità.
CODA – I SEGNI DEL CUORE, UN FILM SENZA PICCHI E RASSICURANTE CHE FATICA A ENTRARE NEL PROFONDO
Il film di Sian Heder si scosta poco dal predecessore d’Oltralpe, con un lavoro di adattamento che si è focalizzato, in particolare, sulle canzoni interpretate dalla protagonista Ruby Rossi (Emilia Jones): classici pop e successi di cantautrici come Joni Mitchell. Ruby è un’adolescente che vive a Gloucester, sulle coste del Massachusetts, dove frequenta la scuola superiore. Bullizzata dai compagni, che la deridono per la sordità dei membri della sua famiglia, Ruby non è una studentessa modello ma ha una grande passione per il canto, che scoprirà con l’aiuto del maestro di musica Bernardo Villalobos (Eugenio Derbez). Durante le audizioni per il coro scolastico, la protagonista si troverà di fronte a un mondo nuovo, dove scoprirà che la famiglia è importante, ma allo stesso modo lo è anche l’autodeterminazione.
CODA – I Segni del Cuore affronta, con i toni della commedia drammatica, la vita, l’amore della famiglia e l’uscita dal nido di Ruby, ma anche le doppie incomprensioni della protagonista, che in un nucleo particolarmente ristretto a causa dell’elemento della sordità, si sente una vera outsider, così come tra i compagni di scuola, dove soffre la diversità. Il senso del film è legato al discorso del rispetto della propria identità e dell’emancipazione dagli stereotipi, ma ha il difetto, comune al film originale, di non approfondire la personalità dei protagonisti.
EMILIA JONES E UN’INTERPRETAZIONE CHE È IL VERO PUNTO DI FORZA DI CODA – I SEGNI DEL CUORE
Grazie a una voce unica e profonda insieme ad una grande naturalezza sullo schermo, la vera rivelazione di questo premiatissimo film è la protagonista Emilia Jones. Vista sul grande schermo nell’horror di Pascal Laugier Ghostland – La Casa delle Bambole (2018) e recentemente nella serie Netflix Locke & Key, Jones aggiunge interesse ad una trama che si lascia guardare, ma senza grandi picchi emozionali, che arrivano invece dalla voce della protagonista, la quale interpreta con grande intensità il duetto con il compagno di studi Miles (Ferdia Walsh-Peelo) sul brano di Marvin Gaye You’re All I Need to Get By. Il film rimane ancorato al livello della commedia di formazione, che emoziona senza esagerare, fa riflettere senza approfondire e tocca soltanto di passaggio tematiche come la discriminazione sociale, la difficoltà di un lavoro poco stabile e l’istruzione.
CODA – I SEGNI DEL CUORE MERITAVA DAVVERO 3 OSCAR?
Coprotagonista eccellente è Troy Kotsur, vincitore del premio Oscar 2022 come miglior attore non protagonista. Fondatore del Deaf West Theatre, è il secondo attore non udente a vincere un Academy Award, mentre la prima fu proprio Marlee Matlin nel 1987 per Figli di un Dio Minore. Kotsur, attore decisamente meno blasonato di qualche suo contendente, regala comunque un’interpretazione intensa che, insieme a quella della protagonista, mette in scena le emozioni che al contrario mancherebbero nello script. Dei bravi attori non bastano però e CODA – I Segni del Cuore non solo non apporta nulla di nuovo alla Settima Arte, ma non riesce nemmeno mai a decollare né ad andare oltre al buon lavoro dei suoi interpreti. Rimane un prodotto per famiglie piacevole, di buoni sentimenti e con un bel messaggio di fondo. Un po’ poco per meritare il riconoscimento fin troppo entusiastico riservatogli dall’Academy.
Dopo un’iniziale distribuzione in streaming, alla luce del successo agli Oscar CODA – I Segni del Cuore ha avuto anche una distribuzione in sala dal 31 marzo 2022 grazie a Eagle Pictures.