Memory Box, dramma franco-libanese diretto da Joana Hadjithomas e Khalil Joreige presentato alla 71. Berlinale, è il primo film libanese ad aver partecipato nel concorso principale del prestigioso festival in quarant’anni. Il soggetto, oltre e focalizzarsi sui traumi della guerra in Libano, utilizza come materiale per la sceneggiatura la corrispondenza della Hasjithomas fra il 1982 e il 1988.
DI COSA PARLA MEMORY BOX? LA TRAMA DEL FILM
Alex (Paloma Vauthier) è una ragazza che vive a Montreal con sua madre Maia (Rim Turki) e la nonna Teta. Quando un misterioso pacco arriva dal Libano, Alex decide di aprirlo contro il volere di Maia. Da qui, l’inizio di un confronto tra i misteri del passato materno e il presente di Alex, passando dagli orrori della guerra civile.
LA TECNICA DELLE DUE REGISTE SERVE A RACCONTARE PASSATO E PRESENTE
Sul fatto che Memory Box sia un film sulla memoria non ci sono dubbi. Un primo appunto, però, è da fare sotto il profilo tecnico. Le dure registe, infatti, alternano filmati in 8 e 16 mm, con sequenze in stop motion ottenute attraverso l’accostamento delle vecchie foto di Maia.
Da questa combinazione tecnico-concettuale fra passato e presente, Memory Box inquadra la memoria attraverso i supporti esterni. La scatola dei quaderni e delle vecchie foto contrasta con il velocissimo immagazzinamento che avviene tramite smartphone.
MEMORY BOX INCROCIA GLI ANNI ’80 CON IL PRESENTE
Tra i ricordi degli anni ‘80, audio e videocassette, vecchie foto sbiadite e l’attualità del ricordo sempre presente, lo script traccia un doppio binario temporale partendo dal trauma della guerra come elemento di congiunzione. Passato e presente, madri e figlie, bellezza e guerra, piacere e dolore. Memory Box, con un procedimento a incrocio, così, non solo inneggia il passato ma mette in guardia sui suoi potenziali pericoli. La rievocazione del dolore, infatti, è sempre alle porte.
MEMORY BOX: UN FILM NOSTALGICO CHE DIFENDE LA MEMORIA
Memory Box non mira a far rivivere solo i ricordi di un’epoca, di una madre e del rapporto con un’amica ormai lontana, quanto a stabilire connessioni e parallelismi con il presente. L’eccessiva quantificazione di ricordi di cui ogni giorno arricchiamo il nostro smartphone destituisce il valore emotivo del ricordo stesso. L’eccesso di memoria è l’assenza di memoria: questo è forse uno dei punti forti su cui gioca Memory Box lavorando su un tema delicatissimo.
LA MEMORIA: DAI QUADERNI ALLO SMARTPHONE
In Memory Box il contrasto fra surrogati della memoria del passato e quelli del presente è immediato. Ci sono sequenze di momenti sospesi nel tempo, di parole scritte, audiocassette conservate gelosamente. Poi ci sono anche le sequenze sugli scatti virtuali (le foto che Alex invia alla sua amica tramite smartphone).
Lo smartphone non dimentica nulla, a differenza della misteriosa scatola di carta che non contiene tutto, ma solo alcuni residui mnestici (nel bene e nel male). La tecnologica, come iper-memoria, non concede l’oblio perché non sa scartare, selezionare un ricordo rispetto a un altro e dunque non conferisce qualità o valore emotivo.
MEMORY BOX: LA MEMORIA COME TEMPO E COME SPAZIO
Memory Box, per questa sua riabilitazione della memoria qualitativa – sia essa trauma (guerra) o bellezza (vecchi amicizie) – è di fatto un’operazione nostalgica. Non smielata ma sentita. Non eccessiva ma poetica. Non caricaturale ma vera.
Le dure registe mirano a recuperare il passato e la sua custodia come uno luogo fisico. La memoria, dunque, non è solo tempo ma è anche spazio. È un’esperienza sensoriale, senza cui non è possibile alcuna rievocazione che abbia peso e significato.
MEMORY BOX: IL PENSIERO NARRATIVO E LA MEMORIA, TRA INFERNO E BELLEZZA
Memory Box, mirando a una ricerca qualitativa, è un film dalle idee abbastanza chiare. Non risparmia di redarguire sulla tecnica come possibilità di perdita e dimenticanza. Anche il dolore della guerra è elemento costitutivo dell’identità su cui vecchie e nuove generazioni vanno a confrontarsi.
I ricordi sono fotogrammi, non sequenze. Queste ultime le costruiamo noi, intessendo i singoli eventi. Siamo noi che diamo ordine e significato, che stabiliamo continuità di senso seguendo la nostra disposizione al pensiero narrativo. Memory Box non pretende di stimolare grandi interpretazioni, ma ama ricordarci che, a volte, una storia è semplicemente così come la vediamo e, soprattutto, come la ricordiamo.
Memory Box è stato distribuito al cinema il 14 aprile 2014 da Movies Inspired.