Quando si parla di grandi registi del passato, si fa troppe poche volte il nome di Elio Petri. Premio Oscar nel 1971 con Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto, l’autore romano ha realizzato alcuni dei capolavori dell’era d’oro del nostro cinema: da Todo Modo a La Decima Vittima, passando per La Classe Operaia Va In Paradiso, la filmografia di Petri rappresenta un unicum nella scena italiana e non (fino alla sua prematura morte, avvenuta nel 1982 all’età di 53 anni). Tra le sue opere meno famose, ma non meno importanti, spicca Un Tranquillo Posto di Campagna, pellicola del 1968 vincitrice dell’Orso d’Argento al Festival di Berlino e finalmente disponibile in blu-ray grazie a CG Entertainment.
UN TRANQUILLO POSTO DI CAMPAGNA È LA STORIA DI UN ARTISTA CHE, PER RITROVARE LA VENA CREATIVA, SCAPPA DALLA CITTÀ
Un Tranquillo Posto di Campagna racconta la storia di Leonardo Ferri (Franco Nero), un pittore di successo che, per cercare di ritrovare la sua vena artistica, convince l’agente e amante Flavia (Vanessa Redgrave) ad affittare una antica villa in Veneto per concentrarsi sul suo lavoro. Ad un certo punto l’uomo si accorge di un ritratto di una giovane donna, scoprendo che si tratta di una contessa dalla storia personale misteriosa; Leonardo diventa sempre più ossessionato dalla vicenda della ragazza ma strani eventi cominciano a verificarsi.
CON UN TRANQUILLO POSTO DI CAMPAGNA ELIO PETRI REALIZZA UNO DEI FILM PIÙ SPERIMENTALI DELLA SUA CARRIERA
Dopo il successo di critica di A Ciascuno Il Suo, capitolo importante per la carriera del cineasta, alla fine degli anni Sessanta Petri realizza uno dei suoi lavori più sperimentali. La prima qualità che si nota in Un Tranquillo Posto di Campagna è la capacità di contenere al suo interno generi diversissimi: dal giallo all’horror, passando per il dramma surrealista, il lungometraggio sorprende fin dall’inizio lo spettatore, privandolo di ogni punto di riferimento.
La regia di Petri poi si adatta perfettamente ai molteplici toni del film, capace di essere visionaria ma al tempo stesso solida ed essenziale per la storia che sta raccontando. Considerando anche il periodo in cui uscì, Un Tranquillo Posto di Campagna si permette di osare con soluzioni quasi provocatorie per il mercato italiano. Un grande contributo per accentuare l’atmosfera viene inoltre dato dalla colonna sonora di Ennio Morricone (perfetta nell’accompagnare la folle parabola dei protagonisti) e dalle opere di Jim Dine (sono suoi tutti i lavori che nella finzione vengono realizzati da Leonardo Ferri).
VANESSA REDGRAVE E FRANCO NERO SONO DUE DEI GRANDI PUNTI DI FORZA DI UN TRANQUILLO POSTO DI CAMPAGNA
Elio Petri in Un Tranquillo Posto di Campagna tratta con occhio lucido la spinosa tematica del ruolo dell’artista nella contemporaneità, figura messa in costante pressione dalla necessità di trovare un equilibrio tra la difesa dell’indipendenza della sua creatività e l’esigenza di dover guadagnare.
Il personaggio di Ferri si trova in una condizione di crisi quasi cronica, sviluppando un atteggiamento insolente ed infantile; tuttavia anche chi lo circonda non sempre è in grado di dargli una mano (in primis l’enigmatica Flavia). La ricerca del profitto a tutti i costi, a scapito della salute fisica e mentale, è un problema che attanaglia non solo il mondo dell’arte ma la società stessa e il regista di Todo Modo, con la sua straordinaria lungimiranza, coglie questo aspetto particolare con precisione chirurgica.
Nonostante la seconda parte del film sia più canonica e lineare, Un Tranquillo Posto di Campagna mantiene un alone di mistero sullo sfondo estremamente affascinante, merito anche del grande lavoro del cast: il premio Oscar Vanessa Redgrave e soprattutto Franco Nero – il vero mattatore della pellicola – donano ai personaggi profondità ed ambiguità, riproducendo in scena la particolare affinità che in quel periodo li legava anche fuori dal set.
Pur non essendo uno dei migliori film della carriera di Petri, Un Tranquillo Posto di Campagna, per il suo stile che ricorda la Nouvelle Vague (il lungometraggio è una produzione italo-francese) e per la bravura del regista nel mettere a fuoco alcuni mali del nostro presente, rappresenta una tappa obbligatoria per ogni appassionato di cinema che si rispetti.