Ti Mangio il Cuore, film di Pippo Mezzapesa presentato nella sezione Orizzonti della 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è una storia d’amore, di sangue e di vendetta all’interno di un microcosmo formato da due famiglie rivali che si contendono la supremazia criminale sul promontorio del Gargano. La sceneggiatura è tratta dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giuliano Foschini in cui si racconta la vicenda reale della prima pentita di mafia del Gargano.
La trama di Ti Mangio il Cuore
I Malatesta e i Camporeale sono i due nuclei che si affrontano in una faida senza fine e senza esclusione di colpi per il controllo del territorio. La loro storia sanguinaria è segnata dall’uccisione del “patriarca” dei Malatesta, Michele (Tommaso Ragno), che in precedenza si era vendicato dell’eccidio della sua famiglia avvenuto nel 1960. Passano gli anni e si arriva all’attualità dove i clan hanno stabilito una tregua, favorita dalla mediazione di una terza famiglia, i Montanari, a cui capo c’è Vincenzo (Michele Placido).
Ma l’omicidio di Michele, a cui per sfregio hanno sfigurato il volto, brucia ancora nel nucleo dei Malatesta e sotto la cenere covano sempre vecchi rancori e sete di vendetta. Non è così però per Andrea (Francesco Patanè), il figlio prediletto di Michele. Sarebbe lui il “predestinato” come nuovo capo clan, ma il ragazzo è tranquillo, non sembra attratto dalla vita criminale né tantomeno a proseguire la faida con lo storico gruppo rivale. Andrea è molto attaccato alla famiglia, alla madre Teresa (Lidia Vitale) e alla sorellina Immacolata (Letizia Pia Cartolaro). Tutti continuano a vivere nella fattoria di campagna, allevando animali e coltivando la terra ma la tregua si rivelerà ben presto molto fragile.
Andrea infatti, più che alla vendetta, sembra interessato a Marilena Camporeale (Elodie), la moglie di Santo Camporeale, boss latitante a capo della famiglia avversaria. Tra i due nasce una forte passione e sarà questa la scintilla che scatenerà nuove ondate di violenze e che si rivelerà ben presto decisiva per il destino e il futuro di tutti.
Ti Mangio il Cuore sovrappone una storia d’amore al sangue e alla vendetta
I due amanti con il passare del tempo consolidano il loro rapporto che pian piano diventa un vero e proprio progetto di vita, tanto che Marilena va a vivere con Andrea nella fattoria dei Malatesta. Ma la presenza giornaliera della donna, che tutti gli altri vedono ancora come la moglie di chi ha ucciso Michele e decimato la sua famiglia, è troppo ingombrante; soprattutto per Teresa, che, rimasta vedova, tiene ora le redini del suo gruppo familiare. Marilena non viene accettata, è spesso emarginata e contemporaneamente iniziano da parte di Teresa pesanti pressioni su Andrea, al quale si inietta goccia dopo goccia e con modi spesso piuttosto crudi e feroci, il germe della vendetta. Da questo momento la vita del ragazzo cambierà e con essa anche il rapporto con la sua amante. Una rapida discesa nell’inferno dell’odio, dell’intolleranza, del rancore e della violenza che cambierà il corso della sua vita, di quella di Marilena e delle famiglie Malatesta, Camporeale e Montanari.
Ti Mangio il Cuore ha i suoi pregi, ma uno script lacunoso affossa l’insieme
Ti Mangio il Cuore nel suo genere è un film estremo: amore estremo e ferocia estrema. Caratteristiche che vengono quasi sempre supportate da quasi due ore di girato in bianco e nero dove, grazie alla fotografia di Michele D’Attanasio, il contrasto dell’immagine va di pari passo con il contrasto dei sentimenti e della violenza della storia. Da questo punto di vista il film funziona. La scenografia è ben costruita, la regia si concede anche piccole “digressioni” originali su un argomento che, come è naturale, si avvale di coordinate geografiche, di costume e di “riti” ben definiti e conosciuti in letteratura e nella cinematografia.
Le immagini sono pulite e in linea con la drammaturgia del testo filmico. Peccato che sceneggiatura firmata dallo stesso Mezzapesa insieme a Davide Serino e Antonella Gaeta non si riveli all’altezza e non supporti quanto invece funziona. I buchi di scrittura sono diversi, alcuni passaggi del racconto sono proprio assenti, altri liquidati in maniera forse troppo frettolosa e non in linea con la meticolosità della regia e dell’allestimento delle scene di Daniele Frabetti.
Elodie, piacevole sorpresa in un cast con qualche grande talento
Ti Mangio il Cuore è uno di quei film che avrebbe potuto tranquillamente durare dieci minuti in più per non saltare a piedi pari alcune fasi del racconto, cosa che lo avrebbe completato soprattutto grazie al regista pugliese che ha dimostrato la rara capacità di tenere il suo film, le sue atmosfere (che in alcune fasi rimandano a Mozzarella Stories, il lungometraggio del 2011 di Edoardo De Angelis che probabilmente avrebbe meritato più visibilità da parte del grande pubblico) e i suoi personaggi sempre nella giusta tensione.
L’interpretazione di Elodie, al suo debutto come attrice, è certamente un esame superato più che sufficientemente. Elodie sembra trovarsi perfettamente a suo agio nel cinema. Il “phyisique du role” sicuramente aiuta ma la (anche) cantante ha il “sacro fuoco” dentro e di sicuro continuerà la sua esperienza anche nel cinema. Capitolo a parte per Lidia Vitale che interpreta Teresa Malatesta. Basti dire che l’attrice è il pilastro della sua famiglia nel film e il pilastro del cast. Anche Michele Placido, da par suo, riesce a farsi notare nonostante un ruolo importante anche se non esattamente di primo piano. Il sempre eccellente Teho Teardo è l’autore delle musiche molto efficaci e appropriate, con Elodie nei titoli di coda che canta insieme a Joan Thiele il brano della colonna sonora dal titolo Proiettili.