Amsterdam segna il ritorno dietro la macchina da presa di David O. Russell dopo ben sette anni d’assenza. Per il regista di The Fighter, American Hustle – L’Apparenza Inganna e Joy, con un budget importante (80 milioni di dollari) e un cast incredibile, si tratta indubbiamente del progetto più ambizioso della carriera. Tuttavia il film, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e in sala dal 27 novembre 2022, è decisamente deludente, e soprattutto Oltreoceano sembrano essersene accorti sia pubblico che critica.
AL CENTRO DELLA TRAMA DI AMSTERDAM UN’AMICIZIA SPECIALE SULLO SFONDO DI UN GIALLO
Amsterdam, ambientato negli anni Trenta, racconta il rapporto speciale di un gruppo di tre amici: il dottor Burt Berendsen (Christian Bale), l’avvocato Harold Woodman (John David Washington) e l’infermiera Valerie Voze (Margot Robbie). I protagonisti, testimoni incolpevoli di un omicidio, si ritrovano ad esserne i sospettati principali. Nel tentativo di scoprire i veri responsabili, si scopriranno coinvolti in un gioco più grande di loro.
L’INCREDIBILE CAST ARTISTICO E TECNICO DI AMSTERDAM, A SERVIZIO DI UN FILM DELUDENTE SU TUTTI I FRONTI
Sulla carta Amsterdam aveva tutti i requisiti per essere un grande successo: un comparto tecnico di livello assoluto (tra cui spicca il direttore della fotografia tre volte premio Oscar Emmanuel Lubezki) e uno dei cast più sensazionali degli ultimi anni (oltre ai tre protagonisti segnaliamo i premi Oscar Rami Malek e Robert De Niro, ma anche Anya Taylor-Joy, Michael Shannon e molti altri), capitanati da un regista esperto capace di lavorare con le star.
Tuttavia il film di David O. Russell, se escludiamo la sua indubbia qualità estetica, è un’opera sterile dal punto di vista del contenuto. Il cineasta, che del lungometraggio è anche sceneggiatore, non riesce a trovare l’equilibrio giusto tra dramma e commedia, e così le gag create non sono mai realmente divertenti e, nei momenti invece in cui la pellicola vorrebbe essere più riflessiva, è la retorica a farla da padrona.
AMSTERDAM E IL PECCATO CAPITALE DI STUDIARE (MEDIOCREMENTE) A TAVOLINO UN ‘PRODOTTO DA OSCAR’
Amsterdam prende spunto da una storia vera ed è strutturato come se fosse un giallo, ma nonostante i numerosi spunti interessanti da sviluppare non è mai appassionante. Traspare infatti come Russell, nel voler fare sfoggio del proprio talento (in alcuni punti molto discutibile) e nel regalare una vetrina al suo stratosferico cast, si dimentichi di raccontare una vicenda di cui possa importare qualcosa allo spettatore.
Gli attori, in linea teorica, dovrebbero essere la maggiore attrazione del film; tuttavia neanche loro riescono ad innalzare il livello di Amsterdam. Nonostante qualche momento memorabile (come, ad esempio, la scena clou con Robert De Niro), tutti gli interpreti tendono a recitare un pò sopra le righe, in un’irritante gara a chi sia il più bravo. Certo, alcune scelte di scrittura e regia non danno loro una mano, la caratterizzazione dei personaggi non è adeguata e alcune soluzioni particolarmente pigre – come l’uso della voce fuoricampo – influiscono sulle loro performance. È però la mancanza di una vera chimica tra loro a rappresentare indubbiamente una delle pecche maggiori della pellicola.
Amsterdam, il flop e il futuro di David O. Russell
Con appena 21 milioni di dollari incassati nel mondo (di cui 17 negli USA), Amsterdam è un fallimento commerciale su tutta la linea. Questo ci può portare ad un paio di conclusioni: oggigiorno la presenza di grandi star in un lungometraggio non è più garanzia di incasso e, più che mai, il ruolo del passaparola (fisico e digitale) è fondamentale per il successo di un film. Questo tipo di flop può mettere in crisi la carriera di un cineasta, e la speranza è che David O. Russell faccia un bagno di umiltà e possa tornare in futuro ai livelli di The Fighter.