Mercoledì – Wednesday, serie TV Netflix sulle avventure della figlia dell’iconica Famiglia Addams, è stata presentata come un prodotto di Tim Burton ma, a ben vedere, è molto più figlia degli showrunner Alfred Gough e Miles Miller (tandem dietro Smalville e The Shannara Chronicles).
Burton figura tra i produttori esecutivi e firma la regia di quattro degli otto episodi della prima stagione. Nonostante la valorizzazione di alcuni interessanti spunti tematici affini al regista e qualche citazione delle ambientazioni gotiche per cui è noto, prevale una confusa trasversalità che ricalca fin troppi dei cliché tipici dei teen mistery soprannaturali che si affollano da anni sulla piattaforma streaming.
WEDNESDAY, LA SERIE NETFLIX SU MERCOLEDÌ ADDAMS HA SOLO UN’INFARINATURA DI TIM BURTON
Rimangono comunque tracce della cornice autoriale del regista soprattutto grazie all’idea di focalizzare lo show non sugli Addams tutti ma esclusivamente sulla title character – personaggio tormentato tipicamente burtoniano. Familiare anche la cifra sonora di Danny Elfman, che è al fianco del regista di Burbank sin dai tempi di Pee-wee’s Big Adventure (1985) e torna anche stavolta, ma quasi solo per il tema principale. Il grosso del commento sonoro è poi firmato da Chris Bacon, che adatta anche molti brani celebri in chiave orchestrale.
In Mercoledì – Wednesday la protagonista ha il volto della carismatica ma un po’ legnosa Jenna Ortega (vista nella seconda stagione di You e più recentemente in X – A Sexy Horror Story). Ad affiancarla guest star del calibro Catherine Zeta-Jones (Prima Ti Sposo Poi Ti Rovino) e Luis Guzmán (Carlito’s Way) nel ruolo dei coniugi Addams; ma anche Gwendoline Christie (Il Trono di Spade; The Sandman) nei panni della direttrice della Nevermore Academy. Christina Ricci (Matrix 4 – Resurrections), che interpretava Wednesday Addams negli instalment cinematografici diretti da Barry Sonnenfeld negli anni ’90, torna qui a lavorare con Burton dopo Il Mistero di Sleepy Hollow.
LA TRAMA DI MERCOLEDÌ – WEDNESDAY: NON LA ‘SOLITA’ FAMIGLIA ADDAMS
La serie TV Netflix Mercoledì – Wednesday inizia con la solitaria e problematica protagonista che viene trasferita nell’ennesima scuola; stavolta non una normale high school ma un’accademia per ‘reietti’ (vampiri, lupi mannari, sirene, gorgoni) nella quale avevano studiato anche quei genitori dai quali tanto vorrebbe differenziarsi. La giovane però non dovrà solo affrontare il difficile inserimento nel nuovo ambiente, giacché dovrà anche fare i conti con il passato della sua famiglia, con la storia pregressa dell’istituto e con una misteriosa creatura che miete vittime tra gli studenti.
LA FAMIGLIA ADDAMS E QUELLE FOLLI VIGNETTE DEGLI ANNI ’30
La storia de La Famiglia Addams parte nel 1938, quando il cartoonist Charles Addams crea la stramba e mortifera famiglia per delle vignette sul New Yorker. Le pagine del celebre magazine ospiteranno centocinquanta illustrazioni nell’arco di cinquant’anni, ma quel medium sarà solo l’inizio di un franchise di straordinario successo.
L’intuizione di questo nucleo familiare che ha una sua armonia pur essendo l’esatto opposto della perfetta famiglia americana riesce a radicarsi così saldamente nell’immaginario collettivo da guadagnarsi una prima versione televisiva nel 1964. Due stagioni, prodotte dalla ABC e dirette da David Levy. Seguiranno altre iterazioni, principalmente in forma animata.
Per il debutto sul grande schermo bisognerà però aspettare i lungometraggi live action gli anni ’90, mentre recentemente si contano due film d’animazione in CGI realizzati da i Cinesite/Nitrogen studios per MGM e con un ragguardevole cast vocale.
L’EREDITÀ DEI FILM SUGLI ADDAMS DEGLI ANNI ’90: BLACK COMEDY SADICHE E ROMANTICHE
Nei due film di Sonnenfeld, black comedy fortemente caratterizzate dallo humor nero del materiale originale e da una visione romantica del macabro à la Edgar Alla Poe, troviamo un cast di estremo rilievo. Il Doc di Ritorno al Futuro, Cristopher Lloyd, nel ruolo di Fester Addams; Anjelica Huston (Oscar per L’Onore dei Prizzi del 1985, al fianco di Jack Nicholson) come Morticia; l’ottimo Raúl Juliá del pluripremiato Il Bacio della Donna Ragno (sempre del 1985) nei panni di Gomez e la storica attrice teatrale Judith Malina, tra i fondatori del teatro sperimentale americano con la compagnia The Living Theatre, in quelli di nonna.
Christina Ricci, che all’epoca aveva 10 anni ma era già acclamata per il debutto sul grande schermo di un anno prima con Sirene, interpretava Mercoledì (Wednesday, in originale) e veniva lanciata definitivamente nel panorama hollywoodiano con la sua interpretazione naturalmente magnetica, inquietante e di grande carattere. Una mistura che non dispiacque affatto a Burton; un carisma cupo che risuonò immediatamente col suo immaginario.
L’importanza dello sguardo di Mercoledì Addams, dai film di Sonnenfeld alla serie TV Wednesday di Netflix
Il regista, non appena ne ebbe l’occasione, la chiamò ormai adolescente per il suo Il Mistero di Sleepy Hollow. «Se Peter Lorre e Bette Davis avessero avuto una figlia, questa avrebbe la faccia di Christina. Lei ha in sé qualcosa di misterioso, la guardi e non capisci quello che sta succedendo. Sembra un’attrice del cinema muto», dichiarò a Mark Salisbury nel libro intervista Burton on Burton. Ed è proprio sullo sguardo di Mercoledì che il cineasta si concentrerà anche in Wednesday di Netflix, chiedendo a Jenna Ortega di non battere mai le palpebre durante i suoi take.
Tornando alla Mercoledì di Christina Ricci, non c’è però da stupirsi che l’autore di Burbank avesse guardato con attenzione il film di Sonnenfeld: in fin dei conti avrebbe dovuto dirigerlo lui.
TIM BURTON E L’OCCASIONE INSPERATA DI MERCOLEDÌ – WEDNESDAY
Il rapporto di Burton con gli Addams, infatti, è di gran lunga precedente alla Mercoledì – Wednesday di Netflix. Prima che subentrassero problemi di calendario con la riprese di Batman Returns, era proprio Burton ad essere stato scelto per dirigere il primo lungometraggio live action sulla lugubre famiglia. E un ventennio dopo, nel 2010, il cineasta provò ancora una volta a lavorare a quella ironica combriccola di freak, venendo scelto dalla Universal come regista e sceneggiatore di un film in stop motion ispirato direttamente alle vignette del New Yorker.
La produzione però procedeva particolarmente a rilento e in quegli anni la Universal stava assistendo all’incredibile successo del franchise in CGI di Cattivissimo Me. Dubbiosi sul potenziale commerciale della tecnica del passo uno, gli studios provarono a convincere il filmmaker a passare all’animazione digitale. L’insanabile conflitto creativo bloccò però la produzione, finché nel 2013 non scaddero i diritti e del progetto non se ne fece più nulla.
Tim Burton e 30 anni di problemi con la Famiglia Addams
Quando, circa un lustro dopo, Gough e Miller proposero a Burton il pitch della loro serie TV Mercoledì – Wednesday, l’interesse fu immediato: era chiaro che dopo trent’anni di tentativi andati a vuoto, il maestro del cinema gotico forse non avrebbe avuto altre occasioni per dedicarsi al materiale di Charles Addams. Eppure quei personaggi orgogliosamente reietti e ironicamente cupi corrispondevano completamente alla poetica di Tim Burton.
TIM BURTON IN MERCOLEDÌ – WEDNESDAY RACCONTA I SUOI ANNI AL LICEO
«Nel 1976 andai al ballo del mio liceo. Era lo stesso anno in cui uscì Carrie – Lo Sguardo di Satana al cinema e io, quella sera, mi sentivo come una versione maschile di Carrie. Quella sensazione di dover stare lì per forza ma di non sentirsi parte di quello che ti succedeva intorno… Quei sentimenti non ti lasciano, per quanto tu possa volerlo. Mercoledì ha il mio stesso sguardo sul mondo», ha recentemente dichiarato il cineasta al magazine americano Empire.
Per capire il personaggio sviluppato in Mercoledì – Wednesday bisogna considerare proprio la forte incidenza della biografia di Burton nei suoi film. Nato e cresciuto nella cittadina di Burbank, in California, il regista ha sempre vissuto nelle condizioni di emarginazione. Schivo, chiuso nel proprio mondo e nei propri pensieri, poco verbale, Burton traspone questa solitudine nei suoi personaggi più iconici. Edward (Mani di Forbice), Bruce Wayne e i suoi antagonisti Catwoman e Oswald Cobblepot, Jack Skeleton, Ichabod Crane…
La ricetta del freak burtoniano
Tutte le figure più celebri del cinema burtoniano hanno in comune la difficoltà a entrare e contatto con il mondo; ne sono respinte, partono da una posizione di fragilità ma fanno dell’accettazione della propria diversità un momento di riscatto. Una costante nella poetica di un artista che grazie a questi freak dall’animo spezzato e oscuro diventerà un punto di riferimento della settima arte.
Un visionario con un linguaggio espressionista e cupo che per quasi un ventennio sarà capace di toccare il cuore del pubblico, almeno finché a cavallo tra gli anni ’90 e ’00 la magia non inizierà progressivamente ad esaurirsi. Quel che ne resterà sarà un ex beniamino del pubblico caduto quasi nel dimenticatoio, la cui condizione di rinnovato isolamento si riverbera proprio nel personaggio di Mercoledì – Wednesday.
IN MERCOLEDÌ – WEDNESDAY IL VALORE DELLA LIBERTÀ SUPERA CERTI CLICHÉ NETFLIX
Mercoledì – Wednesday è una serie dallo stile poco uniforme, in cui il racconto della devianza è indebolito da una certa normalizzazione tipica dei prodotti teen di Netflix. Lo show non brilla certo per originalità, ripercorrendo i cliché di qualsiasi mistery liceale con annessa bullizzazione e arricchendolo dell’ormai immancabile componente soprannaturale. L’arco narrativo della protagonista però dà carattere alla serie. Mercoledì infatti non solo sa tenere a bada i bulli, ma è respingente, consapevole della sua distanza psico-emotiva dal resto del mondo e disinteressata a integrarsi. Non ha il sadismo ironico tipico del personaggio per come lo conoscevamo e anzi è descritta in modo più serioso, come una ragazza chiusa a ogni contatto umano e a ogni emozione; non depressa eppure disinteressata a godersi la vita. Discorso che vale quasi fino al finale di stagione, in cui la suddetta normalizzazione finisce ovviamente per avere la meglio più o meno su tutti i fronti.
La spiegazione del significato di Mercoledì – Wednesday per Tim Burton
Lo stile di Burton riesce quindi a emergere soprattutto nei temi, anche se annacquato da scenografie e costumi che richiamano solo pallidamente il linguaggio visivo espressionista tipico dell’autore. Il macabro archetipico e i grafismi esasperati cedono il posto a un più convenzionale stile dark academia (strizzando l’occhio ai social network, TikTok in primis) ma il cineasta sa valorizzare nella sostanza il lavoro degli sceneggiatori, rendendo il title character più raffinato di quanto non possa inizialmente sembrare.
Mercoledì / Wednesday, outsider granitica nella sua chiusura al mondo, sembra riuscire a trovare piena libertà solo davanti al proprio violoncello – la qual cosa crea un parallelismo interessante con il rapporto tra Burton e il cinema. Inoltre, anche in una ‘scuola per mostri’ come la Nevermore Academy, rimane comunque un’emarginata fra gli emarginati. Un approccio interessante dal punto di vista narrativo e tematico, che sottolinea un concetto importante per Burton: chi si sente solo e incompreso lo è sempre, anche in un contesto ‘anormale’.
IL SIGNIFICATO DI UNA MERCOLEDÌ / WEDNESDAY CHE È SOLA MA NON INSICURA
Contro il conformismo di un mondo adolescenziale che si vorrebbe asservito ai trend dei social, Mercoledì – Wednesday, pur sotto la patina teen imposta dalle esigenze commerciali, è una storia di volontaria esclusione. Contrariamente alle convenzioni del genere il personaggio principale, anche se finisce per intraprende un percorso di integrazione, non ha bisogno di nessuno per definire se stesso. È sola ma sicura di sé. Ciò non significa però che non soffra l’impatto che gli altri hanno su di lei, a partire dai genitori.
Sono infatti gli eventi del passato che portano Mercoledì a essere quella che è, e in tal senso non manca un certo scavo psicologico da parte degli sceneggiatori: la ragazza è un prodotto dell’ambiente in cui è cresciuta ed è proprio verso il contesto che è costantemente insofferente. Mercoledì – Wednesday riporta alla mente un’altra affermazione passata del regista: «I ragazzini sono fantastici ma – diciamoci la verità – tutti siamo andati a scuola e, per un ragazzino, non c’è persona più orribile di un altro ragazzino».
I PROBLEMI DI MERCOLEDÌ – WEDNESDAY, PIÙ TELEFILM CHE OPERA D’AUTORE
In Mercoledì – Wednesday la presenza di Tim Burton alla regia è limitata ai primi quattro episodi e, benché il filmmaker non eccella con particolari soluzioni di macchina, il passaggio di testimone a Gandja Monteiro (The Chi) e James Marshall (Shannara) si accompagna a un vistoso calo anche dello script. Incisivo in negativo anche il contributo allo script degli ultimi episodi di autori che hanno sul curriculum titoli come Gossip Girl ed Emily in Paris. La seconda metà della stagione più che concentrarsi sulla protagonista si trasforma infatti in una ‘detective story’ degna di Disney Channel, nella quale si ingigantiscono le distanze tra un vero autore come Burton e due mestieranti come gli showrunner, con un background prevalentemente di telefilm e pellicole di natura televisiva (i due hanno anche prodotto Hannah Montana – il film).
La vocazione dark di Tim Burton e la vocazione generalista di Netflix
Non è un caso che la serie dia il meglio quando si avvicina di più ai temi della morte e della critica al perbenismo, quelli cioè che più risuonano con la visione di Burton. Parlando de La Sposa Cadavere il regista affermava infatti: «Ho avuto un’educazione puritana secondo cui la morte è una cosa tetra e spaventosa. Però tutti dobbiamo morire, e io mi sono sempre sentito più vicino alle culture in cui la morte è considerata un po’ di più come parte della vita». Peccato che in Mercoledì – Wednesday la componente macabra sia appena accennata, penalizzando così il contributo del cineasta ma anche il grandissimo potenziale del materiale di partenza. Del sadismo lugubre tipico della Famiglia Addams qui non c’è quasi traccia.
IL GIUDIZIO FINALE SU MERCOLEDÌ – WEDNESDAY
È per questo che, in fin dei conti, Mercoledì – Wednesday è una serie TV che non ha il coraggio di essere autoriale né di dichiararsi apertamente commerciale. Un ibrido, un prodotto totalmente generico in cui il politicamente corretto stempera la provocazioni sadiche tipiche della Famiglia Addams e la paura di risultare fuori moda frena ogni estetica più propriamente emo-dark. Addirittura il film d’animazione per tutta la famiglia di MGM, che si apriva con Morticia che usava come cipria le ceneri dei genitori, osava di più.
Mercoledì – Wednesday è un prodotto per tutti, tipicamente in stile Netflix, che di Burton usa più la reputazione che il contributo artistico, al solo scopo di attrarre spettatori. È pur vero che Burton sembra molto più a suo agio nell’oscurità (o almeno, qui, nella penombra) che quando deve fare lo shooter come per la Disney in Dumbo. Ragion per cui ci auguriamo che questo suo ritorno seppur parziale al gotico preannunci sviluppi più interessanti per la sua filmografia futura.