“Ogni generazione è piena di fottuti ragazzi sperduti che hanno bisogno di sentirsi dire che non sono soli, e lo sentono attraverso i dischi che produciamo. Quei ragazzi hanno bisogno di una voce”: il monologo finale del protagonista di Vinyl è la perfetta sintesi del messaggio critico che questo show vuole comunicare ai suoi telespettatori. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, dove non esistono più le “voci di una generazione” e dove la totale mercificazione di un’arte come la musica è ormai da considerarsi un dato di fatto ineluttabile, la nuova serie evento HBO ci regala un meraviglioso ritratto di un decennio (gli anni settanta) anarchico, adrenalinico e trasgressivo, dove la libertà creativa (non solo nella musica) aveva raggiunto delle vette incredibili grazie anche all’appoggio e all’incoraggiamento delle major, che puntavano sì al profitto ma mettevano sempre al primo posto l’arte dando in questo modo spazio all’avanguardia e alla sperimentazione.
Tutte le storylines della prima stagione ruotano attorno al personaggio di Richie Finestra, il produttore discografico newyorchese interpretato da un grande Bobby Cannavale.
Richie è il proprietario di un’etichetta che non versa in buone acque (sia dal punto di vista economico che creativo) ma, nonostante le difficoltà, continua ancora a credere nella sua creatura e, rinunciando a vendere la sua compagnia ai tedeschi della Polygram, decide di puntare su generi che ancora non sono diventati mainstream, come il punk rock e la disco music; la sua dipendenza alla cocaina però rischia di mandargli a monte tutti i suoi progetti: infatti rovinerà il rapporto con la moglie Devon (Olivia Wilde) e con il suo miglior amico nonché socio Zak (Ray Romano), si troverà ad essere co-responsabile dell’omicidio di un dirigente radiofonico e, senza più soldi, si rivolgerà alla mafia italo-americana per ottenere un prestito (con tutto quello che ne comporta).
Era difficile mantenere alta la qualità dopo lo splendido pilot di Martin Scorsese ma gli autori della serie sono riusciti a regalarci una bellissima prima stagione.
Senza soffermarsi troppo sul cast e sulla regia, di eccellente livello, la prima cosa che salta all’occhio è la cura maniacale nel ricreare in maniera perfetta l’atmosfera e le ambientazioni tipiche di quegli anni grazie ad un grande lavoro fatto sulla scenografia e con una fotografia stile Seventies da urlo; l’importanza della soundtrack poi l’avevamo già intuita dal pilot (ne abbiamo parlato anche qui), di fatto il prosieguo della stagione ha confermato come la musica sia un elemento fondamentale dello show e qui il merito va tutto a Mick Jagger (produttore esecutivo della serie) e agli altri music supervisors nell’aver selezionato bellissime canzoni che sono estremamente funzionali per la storia. Sulla sceneggiatura si apre però un discorso a parte perchè non pochi telespettatori sono rimasti interdetti dallo stile narrativo di Vinyl: dato che la serie parla del rock anni Settanta l’aspettativa del pubblico era quella di un prodotto più accessibile e commerciale. Niente di più sbagliato. In questa prima stagione la priorità degli autori è la costruzione psicologica certosina dei personaggi, non il frenetico concatenarsi degli eventi (che sono dosati sapientemente) e qui non si può non notare come The Sopranos e Mad Men abbiano pesantemente influenzato la narrazione della nuova serie HBO.
Tuttavia un gigantesco dubbio aleggia sopra Vinyl: quale strada intraprenderà lo show in futuro?
La domanda non è campata in aria, dato che qualche settimana fa è uscita una news che potrebbe rivoluzionare radicalmente lo show: Terence Winter, showrunner della serie, ha lasciato la produzione di Vinyl per “divergenze creative” con la HBO, rimpiazzato da Scott Z. Burns (Contagion e The Informant!, alla sua prima esperienza in televisione) e da Max Borenstein (showrunner del mediocre adattamento televisivo di Minority Report). Non si comprende bene se sia stato Winter ad andarsene via sbattendo la porta oppure se sia stato allontanato dai vertici del network (teoria più realistica) ma la notizia è di quelle eclatanti perchè a lasciare non è proprio l’ultimo arrivato ma uno degli autori televisivi più importanti dell’ultimo decennio e uomo forte di HBO (Winter è stato uno degli sceneggiatori storici dei Sopranos e showrunner di Boardwalk Empire). Perchè allora privarsi di una personalità del genere? L’ipotesi più plausibile sembra questa: lo show, se consideriamo il suo ingente costo, è stato un grande flop per quanto riguarda gli ascolti live; a fronte di un investimento di 100 milioni di dollari (di cui solo 30 utilizzati per il pilot diretto da Martin Scorsese) gli ascolti medi di Vinyl si attestano sui 600.000 spettatori, il peggior risultato di sempre per una serie drammatica HBO alla sua prima stagione. Visti quindi i risultati i dirigenti del canale via cavo hanno deciso di fare un cambio drastico e qui nasce il fondato sospetto che abbiano optato su screenwriters potenzialmente più orientati a seguire le direttive del network (in poche parole, meno indipendenti).
La HBO sta vivendo un periodo di crisi senza precedenti: la rete che ha dato via alla Golden Age della serialità televisiva (il suo motto, “It’s not TV, It’s HBO”, è ancora un marchio di garanzia) ha cancellato recentemente la dramedy Togetherness (sempre a causa dei bassi ascolti), ha dovuto riportare ai box per la riscrittura di alcuni episodi Westworld, la nuova serie sci-fi di Jonathan Nolan (fratello del più celebre Christopher) ma soprattutto, se escludiamo Game of Thrones, non riesce più a creare un prodotto capace di catalizzare l’attenzione del pubblico (l’ultimo è stato True Detective un paio di anni fa). Ecco perchè, nonostante tutto, i dirigenti puntano ancora molto forte su Vinyl (rinnovato dopo qualche giorno dalla messa in onda del pilot) ma se la loro intenzione è quella di rendere la serie più accessibile e commerciale il rischio è quello di snaturare completamente la sua essenza. E sarebbe un grave errore, perchè Vinyl ha ancora tante cose da dire.
UPDATE: contrariamente al rinnovo già annunciato, nel giugno 2016 HBO ha deciso a sorpresa di chiudere la serie dopo la prima stagione.