Anatomia di una Caduta è il film vincitore della Palma d’oro a Cannes 2023 e dell’Oscar 2024 per la migliore sceneggiatura originale. Diretto da Justine Triet è stato presentato alla 18 Festa del Cinema di Roma, nella sezione Best Of e distribuito al cinema in Italia dal 26 ottobre da Teodora Film. Anatomia di una caduta non è incasellabile in un unico genere cinematografico e, grazie a uno script caleidoscopico, parte dalla premessa del titolo per esplorare il corpo e l’anima dei protagonisti Sandra (Sandra Hüller) e Samuel (Samuel Theis), coppia di scrittori sulla soglia del collasso emotivo e professionale.
LA TRAMA DI ANATOMIA DI UNA CADUTA: UNA MORTE SOSPETTA PER UNA STORIA CHE VA AL DI LÀ DELL’INDAGINE
La trama di Anatomia di una caduta ruota intorno alle figure di Sandra Voyter e del marito Samuel Maleski, due scrittori che vivono isolati in una remota zona delle Alpi francesi, insieme al figlio ipovedente Daniel. La scena iniziale vede la protagonista costretta a interrompere un’intervista a causa della musica a volume altissimo riprodotta dal marito, che si trova al piano superiore della casa. Quando il figlio, nel frattempo recatosi a fare una passeggiata, rientra nei pressi dell’abitazione trova il padre disteso sulla neve. L’uomo ha il cranio fracassato e in casa c’era soltanto la moglie Sandra.
Si apre così lo scenario di Anatomia di una caduta, che parte dalle uniche certezze del fatto compiuto per poi scandagliare, fino all’ultimo secondo del film, le possibilità che hanno portato alla morte del protagonista maschile. Una caduta che lo spettatore dovrà immaginare, perché a creare la tensione che regge lo script del film sarà l’atmosfera che si crea intorno alla relazione tra i coniugi e le persone a loro vicine, nel presente, nel passato e sulle pagine dei libri di successo della protagonista – in parte autobiografici.
La storia si concentra inizialmente sul presente; sul qui e ora di Sandra, che deve studiare una strategia per difendersi dall’accusa di omicidio, per poi andare a ritroso e ricostruire il passato. Justine Trier rappresenta la descrizione di una morte, ma soprattutto il crollo di una coppia e delle certezze costruite nel corso del tempo, che appaiono come un castello di carta che si disfa al minimo alito di vento. Soltanto Sandra potrà disporre del suo destino, abbandonando le sue barriere e raccontando la verità che si nasconde dietro una coppia, apparentemente solida.
ANATOMIA DI UNA CADUTA IBRIDA CON ELEGANZA VARIE SFUMATURE DI THRILLING
Justine Triet, che ha scritto la sceneggiatura insieme al marito Arthur Harari, intesse un intreccio narrativo che va oltre il concetto di thriller e utilizza molteplici piani narrativi per sezionare i protagonisti della sua storia. La regista si avvale del linguaggio del procedural e ancor più di quello del courtroom drama, mediandoli con una tecnica registica più vicina a quella del noir, con inquadrature che insistono sui primissimi piani dei protagonisti di questa storia, anche questi mutevoli, in base all’andamento del processo.
Triet oltre al punto di vista forense, si avvale anche del linguaggio giornalistico, inquadra taccuini e appunti, apre il film con un’intervista e non manca di filmare un ipotetico processo mediatico all’imputata. La regista lavora principalmente su due piani, che si identificano con il dualismo tra il linguaggio formale e imparziale della legge e quello conviviale e familiare che la protagonista utilizza con il suo avvocato, Vincent (Swann Arlaud) e con il figlio Daniel (Milo Machado Graner). A questi si aggiunge un terzo piano narrativo, che possiamo ritrovare nelle incursioni della giuria sulle pagine dei romanzi di Sandra.
Abbandonare la standardizzazione, a favore di qualcosa di non ben definibile in un unico genere, contribuisce a far virare Anatomia di una caduta ad un livello superiore, aggiungendo la chiave della metanarrazione come espediente per arrivare alla conclusione del processo ed alla catarsi dei protagonisti.
IN ANATOMIA DI UNA CADUTA SANDRA HÜLLER REGALA UN’INTERPRETAZIONE MAIUSCOLA
Come le sfaccettature di un prisma, la realtà descritta da Justine Triet non è univoca né facilmente identificabile. È insita nelle interpretazioni umane, legate a doppio filo al sentimento e alla ragione. Su questa duplicità continua e costante si basa l’interpretazione della protagonista Sandra Hüller, attrice tedesca che ha collaborato con la regista nel suo film precedente Sybil – Labirinti di donna (2019) e che fin qui era nota al pubblico internazionale soprattutto per Vi Presento Toni Erdman.
In Anatomia di una caduta Sandra è l’unica rappresentante della coppia che ha la facoltà di parlare: il marito Samuel non compare quasi mai in scena e il racconto si basa quasi interamente sulle sue percezioni e ricordi, di cui parla principalmente con l’avvocato e amico Vincent. Come per la storia, anche la caratterizzazione del personaggio di Sandra è poliedrica e ambigua e Hüller ha la grande capacità di rendere correttamente le emozioni che portano lo spettatore ad avvicinarsi o allontanarsi dal punto di vista della protagonista. Una sinergia virtuosa di elementi, dalla scrittura alle interpretazioni, fino alla resa registica fanno sì che Anatomia di una caduta sia tra i thriller d’autore più riusciti degli ultimi anni.