«Dicono che ogni poliziotto abbia due casi. Quello che ti forgia e ti fa meritare il distintivo e quello che ti distrugge. A volte, sono lo stesso caso» – detective Nina Meyer
Un ragazzo di circa diciotto anni (il Liam James di The Killing) si presenta, spaesato e confuso, alla stazione di polizia di Red Pines, una cittadina immaginaria nello stato del Maine. Gli basta dire di chiamarsi Adam Warren per catalizzare su di sé tutta l’attenzione del detective Nina Meyer. Adam, infatti, è scomparso da dieci anni e il ragazzo, dopo essere riuscito a scappare dal proprio carceriere, rientra in famiglia.
Una famiglia, quella dei Warren, che negli ultimi dieci anni ha tentato di rinascere dalle ceneri di quella tragedia.
L’incipit è molto simile a quello della miniserie britannica Thirteen (ne abbiamo parlato qui), ma i due show prendono presto strade differenti. The Family, prodotto da ABC e da ieri in onda su Fox Italia, si concentra sulla difficile ragnatela, a volte falsa e omertosa, delle relazioni familiari. Dopo aver affrontato (e forse accettato) un lutto del genere, cosa accade ai Warren quando Adam, il figlio più piccolo, bussa alla loro porta?
Il ritorno del ragazzo sconvolge le esistenze di tutti i membri della famiglia: il padre (Rupert Graves, l’ispettore Lestrade di Sherlock), scrittore improvvisato, esorcizza (o sfrutta?) la tragedia vissuta per vendere romanzi; la madre (Joan Allen, che ha acquisito esperienza drammaturgica in rapimenti con l’interpretazione in Room), dopo essere finita su tutti i giornali per la scomparsa del figlio, ci è rimasta, entrando in politica e candidandosi per diventare governatore; la sorella (Alison Pill, The Newsroom e In Treatment) si dedica anima e corpo alla campagna elettorale e il fratello (Zach Gilford, il Matt Saracen di Friday Night Lights), apparentemente, non sa fare altro che chiedere denaro alla madre e trasformarlo in whiskey.
E poi c’è Nina Meyer (l’abbiamo vista in Boardwalk Empire), la detective che con il caso di Adam Warren, dieci anni prima, aveva inaugurato (brillantemente) la propria carriera. Salvo poi scoprire di aver sbagliato tutto.
Già dal primo episodio è chiaro che le cose non saranno semplici.
Auspicabilmente, con il progredire del racconto, sarà permesso anche a noi spettatori di entrare nelle dinamiche menzognere dei Warren e di chi li circonda.
Ben scritto il personaggio di Hank (Andrew McCarthy), il vicino di casa dei Warren, un uomo su cui ricadono continuamente i nostri sospetti: ora lo crediamo vittima, ora carnefice; ora disturbato, ora incompreso; assassino o salvatore.
C’è da dire che Jenna Bans, l’ideatrice della serie e sceneggiatrice di questa prima puntata, sa bene come raccontare i vicini di casa, vista la sua esperienza nella crew di Desperate Housewives (è anche una fidata collaboratrice di Shonda Rhimes in Grey’s Anatomy e Scandal).
La regia del pilot è affidata a Paul McGuigan (che ha diretto, ad esempio, alcuni episodi di Sherlock e Scandal, oltre al film del 2006 Slevin – patto criminale) e si vede che sa il fatto suo: i flashback si intrecciano bene con il racconto del presente, spiegando senza esagerare la backstory. Alcuni dettagli sono sottolineati per poi tornare e rivelarsi per ciò che sono: prove per smascherare menzogne travestite da buone intenzioni.
In definitiva, la prima puntata di The Family non delude: ci sono segreti, amore, rimpianti, egoismo, errori, e c’è il terribile fantasma dell’abuso che aleggia nell’aria senza essere rappresentato esplicitamente. Si è scelto di trattare un argomento spaventoso con quella dose di non-detto che rende il racconto adatto a una televisione generalista, ma non per questo meno drammatico.
Alla fine dei primi 50 minuti avremo qualche risposta, ma soprattutto delle domande: chi è il mostro? Dove si nasconde? Davvero Adam non aveva mai avuto prima la possibilità di scappare? È ‘solo’ tornato, o c’è qualcos’altro sotto? Ma soprattutto, è davvero tornato?