Julio Medem è l’ennesimo grande regista spagnolo che si abbandona a Penelope Cruz. Tutto il film è dedicato a lei e respira con lei, ogni inquadratura in cui è assente diviene vuota e quello spazio sembra impossibile da riempire. La madrilena si conferma, (come se ne avessimo bisogno) una grande attrice, ma ancora di più una grandissima donna di cinema, che torna, dopo Venuto al mondo, a lavorare anche come produttrice del film.
Ma ma – Tutto andrà bene è un tentativo di affrontare il cancro in un modo diverso, tramite la speranza, la leggerezza e la necessità di ricominciare per avere un futuro.
Magda è una giovane madre coraggiosa e risoluta che si trova ad affrontare una delle sfide più difficili quando le viene diagnosticato un tumore al seno. Recentemente abbandonata dal marito, può però contare sull’affetto di Arturo, talent-scout del Real Madrid conosciuto per caso proprio nel giorno in cui le hanno comunicato la sua diagnosi. Il legame tra i due si rafforza sempre più e, proprio quando la salute di lei sembra peggiorare irrimediabilmente, si accende una luce di speranza nella meravigliosa occasione di una nuova maternità.
Il film del regista di Lucia y el sexo non è perfettamente riuscito e a tratti risulta involontariamente risibile o dai toni troppo simili a quelli di una fiction generalista, eppure, considerato nel suo insieme, è un prodotto decisamente interessante. Medem riporta in auge i suoi feticci, dalla classica protagonista femminile a una citazione ad Aspasia, dalla Russia lontana come Room in Rome alla presenza della morte e dell’elaborazione del lutto come in Lucia y el sexo. Nella nuova vita amorosa di Magda e Arturo è proprio il sexo a mancare, dopo diversi mesi lui non la ‘tocca’, la accarezza e la coccola con il candore che un padre riserva ad una figlia indifesa. Come Almodovar ha abbandonato i suoi ‘freak’ girando Julieta, Medem lascia da parte il sesso e il contatto fisico per concentrarsi sull’amore luttuoso, ovvero la complicità di due esseri umani per superare i dolori.
Ad accompagnarli ci pensa la fotografia di Kiko De la Rica, che attraverso gli sfondi bianchi, le stanze vuote e un’illuminazione potente, quasi “smarmellata”, rende il film ancora più candido, come se tutta la vicenda si svolgesse sotto a delle lenzuola bianche illuminate da una torcia.
Tuttavia Ma ma, come vi abbiamo già accennato, sembra perdersi un po’ in certe sequenze oniriche, la cui estetica ricorda il Terrence Malick di Tree of life e dove la telecamera si muove in modo confuso e incerto, un po’ impreciso ed insensato, a volte addirittura inaccettabile e ridicolo (la sequenza del capezzolo docet).
La tanta tragedia ‘gratuita’ nei minuti iniziali, le tante premesse di dramma banali e un meccanismo narrativo di inizio-fine, felicità-tristezza e nascita-morte che trova il suo apologo nel finale, sono gli errori di una pellicola che regala comunque una delle migliori Penelope Cruz che abbiamo mai visto e si dimostra coraggiosa e innovativa nel cercare di raccontare il tema della malattia, oggi di moda, in modo personale e non scontato.
Abbiamo visto Ma Ma – Tutto andrà bene in anteprima al Biografilm Festival e, considerato che la pellicola vuole celebrare la vita, sembra la scelta migliore per l’avvio della kermesse bolognese che si fa carico di celebrare vite da dodici anni. Ma Ma, distribuito da I Wonder Pictures, sarà in sala dal 16 giugno.
Ma Ma: il ritorno di una struggente Penelope Cruz
Il nuovo film del regista di Lucia y el sexo è un racconto fuori dagli schemi sulla malattia e l'amore.