Dopo Warcraft – L’inizio (qui la nostra recensione), i videogiochi tornano al cinema, ma questa volta con i toni totalmente diversi di Angry Birds – il film. Considerato il successo della famiglia di app della finlandese Rovio (oltre tre miliardi e mezzo di download dal 2009), una trasposizione cinematografica era inevitabile, e il compito di raccontare le ragioni della rabbia dei popolarissimi volatili spetta agli animatori Clay Kaytis e Fergal Reilly, qui al loro debutto alla regia su uno script di Jon Vitti (I Simpson).
A dare un corpo ai personaggi, nel ruolo di character art director, la nostra connazionale Francesca Natale, prima donna al mondo a ricoprire una tale responsabilità in una produzione così grande e, da quanto ha dichiarato all’anteprima italiana al Cinema Moderno di Roma, assolutamente entusiasta del progetto.
La premessa del film è accattivante: in un’isola tropicale vive una comunità di pennuti che non sanno volare, che hanno come divinità Grande Aquila e che si credono gli unici esseri esistenti. Il loro idolo sembra una leggenda, si narra che si sia manifestato in tempi remoti e, nonostante di lui resti solo la statua, molti confidano nella sua supervisione e giustizia. L’irascibile e incompreso Red, orfano che ogni giorno lotta contro mille avversità, crede in Grande Aquila ma denuncia l’ipocrisia di quella società che parla di pace e rispetto ma lo ha sempre deriso per le sue folte sopracciglia. Il sindaco/giudice lo punisce per aver fatto schiudere un uovo con un corso contro la rabbia, ed è lì che Red incontrerà l’insegnante di autocontrollo Matilda e i suoi amici Bomb e Chuck. All’inizio non correrà buon sangue, ma poi in quanto “diversi” si ritroveranno uniti a lottare contro gli stranieri: i maialini verdi guidati dal ‘temibile’ Leonard. I maiali verdi, grandi inventori che fotografano qualsiasi cosa, conquisteranno la popolazione con regali, marchingegni straordinari e messaggi di fratellanza. Ma come sospetta Red, non sono lì come ospiti bensì come invasori, e spetterà a lui fare giustizia e instaurare un nuovo governo dove è ammesso essere se stessi ed essere arrabbiati.
La trama comica del film spiega la storia dei personaggi del gioco e le motivazioni che li portano ad agire, mettendo in piedi una società non troppo lontana dalla nostra, dove domina l’ipocrisia e dove lo straniero viene visto come un pericolo che vuole portare scompiglio e privarci di qualcosa.
Purtroppo l’andamento è estremamente lento, i primi tre quarti d’ora di film potevano essere riassunti in dieci minuti – già il trailer bastava – e la vera avventura inizia solo dallo svelamento del complotto dei maiali. Le scene meglio riuscite sono quelle di contorno, come il time lapse di Boom sulla montagna alla ricerca di Grande Aquila o i tentativi di entrare nel castello lanciati dalla fionda. Quando i registi hanno voluto seguire più canonicamente le linee di una drammaturgia si è persa originalità e quindi ritmo: forse l’intenzione di spiegare la backstory del videogioco ha portato fuori strada dal puro piacere dello spettatore di divertirsi più che sapere.
Sicuramente adatto ai bambini, che lo troveranno spassoso, Angry Birds – il film piacerà meno agli adulti per via del testo superficiale, reiterante e con poco spazio per l’allegoria, che è l’elemento che avrebbe potuto dare una maggiore profondità alla pellicola rendendola adatta a diversi pubblici e livelli di lettura.
Angry Birds: ora si spiega tutto, troppo.
La trasposizione cinematografica del celebre videogioco Rovio ci spiega la rabbia dei famosi pennuti; ma funziona per tutti?