Robert Kirkman, ideatore di The Walking Dead e di Outcast, non è certamente a corto di idee o di denaro. Quindi ci chiediamo chi (o cosa) lo abbia spinto a scrivere Fear The Walking Dead (AMC, trasmessa in Italia da MTV e Paramount Channel), spin off della serie madre e che, al momento, è in pausa estiva.
Il gruppo di sopravvissuti, capitanato a fasi alterne da Madison (Kim Dickens, House of Cards), Trevis (Cliff Curtis, Missing) o Victor (Colman Domingo, Selma – La strada per la libertà), è arrivato in Messico. Abbiamo riso sotto ai baffi quando i personaggi si preoccupavano di trovare il denaro per passare il confine: com’è possibile che nessuno abbia detto loro che c’è già The Walking Dead, e non saranno questi trucchetti a tenerci sulle spine?
Ma facciamo un passo indietro. Fear The Walking Dead nasce dal desiderio, nobile, di raccontare cosa sia accaduto nel breve periodo in cui Rick Grimes (Andrew Lincoln, indimenticabile in Love Actually), protagonista di The Walking Dead, è stato in coma. Il panico, gli adii, il governo impazzito, il napalm, l’esercito. Tutto sbolognato in qualche puntata della prima stagione per finire su un ben più noioso yacht, in mezzo all’oceano. E per di più senza personaggi carismatici come Rick, Daryl o Glenn, ad esempio.
Se Rick è il leader perfetto per combattere i non-morti (poeticamente pensiamo che lui per primo, scampato al coma, abbia esperienza della non-morte), in Fear The Walking Dead ciò che si percepisce, anche a livello di scrittura, è una gran confusione.
The Walking Dead è arrivata alla sesta stagione, e se pensiamo ancora che sia una serie sugli zombie dobbiamo ricrederci: ogni comunità che incrociamo seguendo Rick Grimes rappresenta ciò che il nostro gruppo sarebbe stato se avesse avuto un leader diverso. Si tratta di politica, di evoluzione delle regole, di ricostruzione della società in un momento in cui tutto viene azzerato. Detto questo ci domandiamo: di cosa parla, invece, Fear The Walking Dead?
Forse gli autori ci stanno mostrando quello che i singoli componenti del gruppo di Atlanta hanno perduto nella loro fuga inziale, ma le dinamiche che vediamo messe in scena sono già viste, raccontate male, e con personaggi a cui non siamo davvero affezionati. Alzi la mano chi è in pena per la sorte di Christopher, chi crede nella leadership di Madison, chi è interessato a che fine farà Alicia. La presenza di soli adolescenti e genitori-di-adolescenti (e il conflitto tra di loro) la rende di fatto una serie young adult: le fasce di età rappresentate sullo schermo sono le stesse di The O.C., per intenderci.
Fear The Walking Dead aveva promesso di darci quello che mancava nella serie originale ma, Kirkman, dobbiamo dirti che di zombie al mare e personaggi mediocri non sentivamo la mancanza. Con sulle spalle 80 ore di The Walking Dead, noi spettatori sappiamo già come si sopravvive. Non ci sorprende più che i vaganti si uccidano puntando al cervello; non ci sorprende che Nick si cosparga di budella di non-morti per camminare in mezzo a loro; non ci sorprende che il cattolico di turno tenga i propri cari trasformati in cantina; non ci sorprende che i vivi siano più pericolosi dei morti.
Il cliffanger per la pausa estiva si aggrappa alla scissione del gruppo, un gruppo a cui di stare insieme non importa un granché fin dall’inizio.
La delusione per Fear The Walking Dead è ancora maggiore se si apprezza la serie madre; abbiamo letto e ascoltato pesanti critiche, spesso ragionevoli, circa la ripetitività dei guai in cui Rick&Co vanno a cacciarsi, e purtroppo lo spin off non ne esce rinnovato, anzi.
In tutto ciò non vogliamo dire che gli spin off non possano mettere delle novità sul piatto, la stessa AMC l’ha dimostrato in passato. Si pensi a Better Call Saul (su Netlflix per noi italiani), una serie uscita da una costola di Breaking Bad e che, pur non essendo al suo stesso livello, ha il proprio spessore e la dignità di poter vivere di vita propria.
In conclusione, per ora Fear The Walking Dead ci sembra solo una minestra riscaldata, il racconto di un’apocalisse zombie sull’oceano, con tutti i difetti della serie madre e nemmeno uno dei motivi per cui, invece, The Walking Dead è seguita (negli Stati Uniti) da almeno dieci milioni in più di spettatori.
Fear The Walking Dead: noia in chiave young adult
La prima metà della seconda stagione ripercorre in chiave più blanda quanto abbiamo già visto nella serie originale. Un'opportunità persa.