Che se ne senta o no la necessità, è ormai una moda inarrestabile quella di sfornare continui sequel di film che hanno avuto un discreto successo al botteghino. Questo è il caso di Now you see me 2, che riporta sugli schermi il cast del primo film più alcune curiose new entry. A preoccupare semmai, diciamolo chiaro, era il regista: Jon M. Chu non rientra certo tra gli autori più apprezzati di Hollywood, colpa dei suoi flop e delle sue pellicole che non hanno tanto il difetto di non essere “impegnate”, quanto quello di essere superflue. Stiamo parlando di titoli come G. I. Joe- La Vendetta, Step Up 2 e Step Up 3D, i film-documentari su Justin Bieber. D’altro canto, il regista del primo film era Louis Leterrier, conosciuto per The Transporter, Danny the Dog, L’Incredibile Hulk e il più recente Grimsby- Attenti a quell’altro. Apparentemente più adatto per un film del genere, in grado di fondere la spettacolarità dell’arte dell’illusionismo a quella dell’azione cinematografica, di Leterrier in realtà non se ne sente la mancanza. Un po’ perché il background di Chu sembra averlo aiutato moltissimo nel seguire le abili mosse degli attori che si muovono sul set come fossero ballerini acrobati in grado di sfidare ogni legge della fisica, e un po’ perché questo è un film che sicuramente richiede al regista di valorizzare più la vista che l’udito, più lo stupore che il racconto. È per questo che il film allora si presenta già diviso in due: la prima parte si sofferma a ribadire alcuni concetti base che permettano anche a chi non ha visto il primo capitolo di capire perfettamente di cosa si sta parlando. La seconda parte invece, meno narrativa e più d’azione, si concentra sul vero fulcro della storia: Daniel Atlas (Jesse Eisenberg), Merritt McKinney (Woody Harrelson), Jack Wilder (Dave Franco) e la nuova arrivata Lula (Lizzy Caplan) sono i quattro cavalieri che, in perfetto stile Robin Hood, tolgono ai ricchi per dare ai poveri. Tornano sul palco –sempre ben sorvegliati e protetti da Dylan Rhodes (Mark Ruffalo) – per smascherare gli esercizi illegali e immorali del magnate della tecnologia Walter Mabry (Daniel Radcliffe), deciso a sua volta a distruggerli. Incontrando, quindi, vecchi (Thaddeus Bradley interpretato da Morgan Freeman e Arthur Tressler che porta il volto di Michael Caine) e nuovi nemici, sarà loro compito mettere in scena il più incredibili degli spettacoli per risolvere i loro guai e mantenere intatta la loro reputazione.
Nonostante la prima parte del film possa risultare ripetitiva, questa ha il grande merito di creare nuove vie per far progredire una storia che risultava invece già ben definita alla fine del primo capitolo. In questo modo i personaggi, che si rivelavano nel primo delle vere e proprie maschere, in sé concluse e senza grandi sfaccettature, sono stati resuscitati sotto una nuova luce. In particolare, la nuova arrivata Lula tiene ben alta la bandiera del genere comico. Non particolarmente approfondita rispetto agli altri, salta subito all’attenzione proponendo quella formula che sta andando di moda in questi ultimi anni a Hollywood: quella di unire generi apparentemente opposti come il thriller e la commedia. A questi generi si aggiunge anche quello d’azione, già presente nel primo, ma che qui scalza leggermente i numerosi giochi di prestigio che prima tenevano in pugno lo spettatore. Ma il cinema non è già di per sé un’illusione? Da qui la necessità di rendere la magia il pretesto e non il personaggio, evitando così di cadere nel grande rischio di credere nella totale incredulità e nella disgregazione della sospensione della realtà.
Non possiamo a questo punto ricordare la curiosa presenza di Daniel Radcliffe: l’attore che ha interpretato il maghetto più famoso di tutta la storia del cinema e della letteratura, si ritrova catapultato in un film i cui protagonisti sono proprio dei maghi! Ma questa volta non è il valoroso Grifondoro, ma un villain, uno psicopatico, smanioso di potere e di vendetta. Radcliffe si mostra sempre ben volenteroso, ma senza rancore, di scrollarsi di dosso la parte che lo rese famoso, e ci riesce sempre. Ironico e tremendo è tutto ciò che Harry Potter non è mai stato.
Così anche il personaggio di Mark Ruffalo torna rivitalizzato e fresco: laddove la sua caratterizzazione era già stata ben sviluppata nel primo capitolo, qui se ne distrugge ogni premessa per farne uscire nuova linfa in grado di catapultarlo nel podio dei personaggi chiave del film.
I difetti del film certamente non mancano: i buchi nella sceneggiatura sono ben evidenti e purtroppo ci ritroviamo – nonostante si tratti di un film, di un’illusione cioè, che racconta a sua volta un’illusione – ogni tanto a chiederci cosa sia successo, come sia possibile quella cosa, come si possa spiegare quest’altra. In ogni caso sono domande che forse lasciano il tempo che trovano in un contesto del genere: il film si propone di divertire senza avere alcuna pretesa autoriale o d’impegno. Anche se sono presenti temi importanti come il rapporto padre-figlio, è ovvio che l’intento del regista è quello di lasciarci a bocca aperta, grazie non tanto alle magie dei Quattro Cavalieri, quanto alle magie che solo la macchina del cinema è in grado di regalare.
Now You See Me 2: divertimento con poco prestigio
Di Elena Pisa
Un caper movie con un cast di tutto rispetto ma senza grandi pretese, che riesce a discostarsi dal primo episodio.